CINXE.COM

Tertulliano, La prescrizione contro gli eretici (traduzione a cura di Gino Mazzoni (1929)

<html lang="it"> <head> <meta name="viewport" content="width=device-width, initial-scale=1.0"> <meta charset="utf-8"> <title>Tertulliano, La prescrizione contro gli eretici (traduzione a cura di Gino Mazzoni (1929)</title> <link REL=stylesheet HREF="../tertullian-style.css" TYPE="text/css"> </head> <body bgcolor="#FFFFFF" text="#000000"> <p align="center"> <CENTER class=editorial><FONT COLOR="#FF0000">&#91;Se trovate un errore in questa pagina, per favore comunicatemelo<br> all'indirizzo: <a HREF="../feedback.php?page=praeit"><u>Roger Pearse</u></a>&#93; </FONT></CENTER> <HR> <h2 align="center"> TERTULLIANO</h2> <h2 align="center">DE PRAESCRIPTIONE HAERETICORUM<br> (La prescrizione contro gli eretici)</h2> <p align="center"> Traduzione a cura di Gino MAZZONI (1929)</p> <hr> <div align="center"> <table border="0" cellpadding="10" cellspacing="10"> <tr> <td nowrap></center> <p align="center">INDICE DELLE OPERE<br> PUBBLICATE NELL'ANNO 1928<br> ----------------------------------------</p> <p align="center"><b>1. TERTULLIANO - APOLOGETICO</b><br> a cura di G. Mazzoni</p> <p align="center"><b>2 ATTI DEI MARTIRI - Vol. I.<br> </b>a cura di V. Corrente</p> <p align="center"><b>3. ERMA - IL PASTORE<br> </b>a cura di R. Marzini</p> <p align="center"><b>4. CLEMENTE A. - IL PEDAGOGO - Lib. II.<br> </b>a cura di E. Neri</p> <p align="center"><b>5. S. CRISOSTOMO - ELOGI DEI MARTIRI - Vol.I.<br> </b>a cura del Sac. G. Del Ton</p> <p align="center"><b>6. S. CRISOSTOMO - ELOGI DEI MARTIRI - Vol.II.<br> </b>a cura del Sac. G. Del Ton</td> </tr> </table> </div> <hr> <p align=left>1. - I &quot;<i>Classici Cristiani" </i>sono divisi in tre serie: Antichi, Medievali, Moderni.</p> <p>2. - La pubblicazione dei &quot;<i>Classici Cristiani</i>" &egrave; bimestrale ; ogni anno cio&egrave; escono sei volumi.</p> <p>3. - Ogni volume &egrave; compilato da fedeli alla causa della Chiesa Cattolica.</p> <p>4. - L'abbonamento ai <i>&quot;Classici Cristiani" </i>&egrave; annuale: ha inizio sempre col mese di gennaio.</p> <p>5. - Il prezzo dell'abbonamento annuo ai <i>&quot;Classici Cristiani</i>" in Italia, e nelle Colonie, &egrave; di L. 36 ; estero L. 45 e deve essere rimesso a EZIO CANTAGALLI, EDITORE - SIENA.</p> <p>6. - L'abbonamento all'opera completa costa L. 500.</p> <p>7. - La quota annuale dell'abbonamento ai <i>&quot;Classici Cristiani</i>&quot;<i> </i>pu&ograve; essere versata anche in rate.</p> <hr> <p align="center">PROPRIET&Agrave; LETTERARIA DELL'EDITORE</p> <p align="center">&nbsp;</p> <p align="center"><span style="text-decoration: overline">TIP. EX-COMBATTENTI - SIENA</span></p> <hr> <p align="center">CLASSICI CRISTIANI<br> <font size="1">ALTO ASSISTENTE: CARD. PIETRO MAFFI</font></p> <p align="center">TERTULLIANO</p> <p align="center"><font size="4">DE PRAESCRIPTIONE HAERETICORUM<br> </font>----</p> <p align="center">a cura di Gino Mazzoni</p> <p align="center">&nbsp;</p> <p align="center"><font size="1">ANNO DOMINI MCMXXIX</font></p> <p align="center">EZIO CANTAGALLI - SIENA</p> <hr> <blockquote> <p align="center">APPROVAZIONE ECCLESIASTICA</p> </blockquote> <p align="center">Nihii obstat quominus imprimatur. Can. Aemilius Giorgi, Cens. Eccles. Senis, die 7 Januarii a. 1929.</p> <p align="center">IMPRIMATUR</p> <p align="center">Senis, ex Curia Arch. die 9 Jan. 1929. C. Barbieri, Vic. Gen.</p> <hr> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <p align="left">In ogni lavoro che il tuo babbo modestamente porta a termine, non pu&ograve; non segnare il tuo nome, piccola Maria Grazia, che sei il suo bene, e il pi&ugrave; grande conforto della sua vita.</p> </blockquote> </blockquote> </blockquote> </blockquote> </blockquote> </blockquote> <hr> <hr> <p align="center">A SUA<br> EMINENZA REVERENDISSIMA IL SIGNOR CARDINALE<br> <font size="4"><b>GAETANO BISLETI</b></font><br> PREFETTO DELLA SACRA CONGREGAZIONE<br> DEI SEMINARI E DELLE UNIVERSIT&Agrave; CATTOLICHE</p> <hr> <hr> <p align="center"><font size="4">TERTULLIANO</font></p> <p align="center"><b><font size="4">DE PRAESCRIPTIONE HAERETICORUM</font></b></p> <hr> <hr> <h3 align="right">PREFAZIONE</h3> <p>&para; La traduzione del <i>De Praescriptione Haereticorum </i>e dell'Esortazione ai Martiri <i>(Ad Martyras) </i>viene fuori a circa un anno di distanza dalla prima opera Tertullianea da me tradotta: l'Apologetico. &Egrave; lo stesso spirito di fede, il medesimo amore che mi hanno indotto a continuare, in tutta modestia, l'opera intrapresa, alla quale ho dato tutta quella diligenza che tale lavoro, non scevro di difficolt&agrave;, richiedeva e quella buona volont&agrave; che m'ha guidato sempre in tutto ci&ograve; che ho impreso a fare. Non so se sar&ograve; riuscito ad assolvere bene il mio compito, ma sono sicuro di aver fatto opera buona e utile, se, anche non perfettamente, ho reso accessibile, in una forma piana e facile un altro capolavoro quasi ignorato dai pi&ograve;, fin'ora, della letteratura Cristiana. La traduzione &egrave; rispondente pi&ugrave; che sia possibile al testo, ma non ho esitanza alcuna ad affermare che da esso mi &egrave; piaciuto talvolta allontanarmi, parafrasando, magari, ogni qual volta si correva rischio, per stare troppo attaccati alla lettera dell'originale, di cadere in qualche oscurit&agrave; d'intelligenza del testo stesso, cosa in qualunque caso da evitarsi: ma specialmente in una collezione che ha sopratutto lo scopo di divulgare i tesori tramandatici da chi ha potuto abbeverarsi alle sorgenti pi&ugrave; pure della fede nostra, di chi ha seguito, ha vissuto della nostra religione, i contrasti, i tormenti, i pericoli, i dolori, di chi in essa e per essa ha sofferto, ha combattuto, <A NAME="pxiv"><SPAN CLASS=pb>|xiv</SPAN></A> ha cantato la luce inestinguibile che ne doveva scaturire, la fermezza, la saldezza della sua dottrina, le lotte terribili, ma vittoriose e magnifiche. L'opera Tertullianea che presento, &egrave; ardita, acuta, e stringente nelle sue argomentazioni: non ha per&ograve; l'impeto e il fremito di passione dell'Apologetico: alla mia modesta fatica di traduttore ho chiesto solo quella intima soddisfazione che pu&ograve; dare la coscienza di un tempo bene speso, e la gioia di avere serenamente, nobilmente lavorato in un ideale di bont&agrave; e di pace.</p> <p align="center">GINO MAZZONI</p> <hr> <h3 align="right">INTRODUZIONE</h3> <p>&para; <i>L'opera presente si riattacca a quel movimento complesso di speculazione filosofica e religiosa che va sotto il nome di Gnosticismo dalla parola </i><font face="SPIonic">gnw~sij</font>, <i>conoscenza: nei primi tempi del Cristianesimo si cerc&ograve; di giungere da ci&ograve; che fosse fede vera e fervente alla conoscenza perfetta di Dio e si pretese di arrivare a questo grado, mediante lo studio delle diverse religioni e col confronto di religioni diverse col Cristianesimo, onde &egrave; stato giustamente affermato che Gnosticismo significa &quot;una corrente strana di pensiero che fra il primo e il terzo secolo del Cristianesimo insidi&ograve; la tradizione evangelica e, attingendo elementi dalle tarie e molteplici manifestazioni della cultura contemporanea, cerc&ograve;,</i> <A NAME="pxvi"><SPAN CLASS=pb>|xvi</SPAN></A> <i>mediante complicate e a prima vista inatectfrabili interpretazioni razionali della predicazione cristiana, di soddisfare cos&igrave; alle tendenze sincretistiche di quel per&igrave;odo storico, come al desiderio di portare il Cristianesimo ad una pi&ugrave; alta ed organica sistemazione teoretica e rituale, finch&eacute; mor&igrave; sopraffatta dalla corrente meno affinata, ma democratica e sana del Cattolicismo,,. Ma questa tendenza gnostico fu di sollevare il Cristianesimo da quello che a loro pareva carattere di troppa semplicit&agrave; e frammentariet&agrave;, per crearne una vera e propria filosofia religiosa ed avvolgerlo, come gli altri sistemi, in una inafferrabile astrusit&agrave; di concetti, invece che sentirlo e comprenderlo nel pieno fulgore della sua luce. Ed ecco nelle loro dottrine riapparire e confondersi le credenze della filosofia pagana; in special modo gli Gnostici attinsero dalle teorie Platoniche, dalle dottrine dei sistemi religiosi dell'Oriente<sub>t</sub> in una strana mescolanza di riti, di cerimonie diversissime. Solo la Redenzione fu conservata come idea cristiana, ma, dice il Moricca &quot;del tutto guasta e contraffatta, e le Sante Scritture divennero un largo campo di arditissime interpretazioni allegoriche...</i> <A NAME="pxvii"><SPAN CLASS=pb>|xvii</SPAN></A>&nbsp;</p> <p>&para; <i>Qual'&egrave; il punto fondamentale della dottrina gnostica? quale il problema di cui essi cercano affannosamente, attraverso ogni maggiore astruseria e complicata costruzione di sistemi, la risoluzione</i>? <i>Il</i> <i>problema dell'esistenza del male nel mondo: com'&egrave; possibile che da un essere perfettissimo, infinito ed indescrivibile che domina su tutto, ma assolutamente trascendente e separato dal mondo,</i> <i>sia scaturito il male</i>? <i>e gi&agrave; Filone, rappresentante della filosofia greco-ebraica, penser&agrave; a potenze interposte fra Dio, nella Sua assoluta trascendenza, e il mondo finito delle cose: queste forze intermediarie si chiameranno nel loro complesso </i>lo&amp;goj <i>e sono esse che hanno dato forma e costituzione al mondo; e in esse non v'&egrave; perfezione assoluta, non mancano elementi d'impurit&agrave;, onde anche l'uomo &egrave;, creato dalle potenze inferiori a Dio, sensibile, materiale, soggetto a morte, capace del bene e del male; mentre l'uomo, poi, ha inoltre un elemento puramente intelligibile, non soggetto quindi a impurit&agrave; alcuna o a corruttibilit&agrave;, che pu&ograve; rimanere chiuso e impedito dall'involucro corporeo, dai quali legami potr&agrave; pur liberarsi e giungere, per mezzo del soccorso divino, a una specie </i><A NAME="pxviii"><SPAN CLASS=pb>|xviii</SPAN></A> <i>di estasi, di rapimento, che gli conceder&agrave; di riposare in Dio </i><font face="SPIonic">e0n mo&amp;nw| qew|~ sth~nai</font>. <i>Da tale dottrina si passa facilmente alla concezione gnostica &quot;baster&agrave; che l'antagonismo fra Dio e la materia sia trasportato nelle stesse personalit&agrave; divine, baster&agrave; intessere nella trama di quelle speculazioni metafisiche la persona di Ges&ugrave; e la Sua opera di redenzione, perch&eacute; si abbia la tesi eretica e l'errore: accanto a Dio</i> <i>infinito e purissimo, principio indeterminato ed astratto, sta la materia nella quale risiede il principio di ogni impurit&agrave; e dalla quale procedono tutte le cose sensibili;</i> <i>il</i> <i>mondo &egrave; l'opera di un Demiurgo e in esso esistono elementi spirituali e materiali, ma quello che nel corpo &egrave; spirito, tende naturalmente ad affrancarsi da ogni vincolo corporeo ed impuro: e a questo s'arriva colla </i>gnw~sij <i>o conoscenza dei mezzi di purificazione, i quali sarebbero rivelati da una dottrina profonda, astrusa, complessa, che si allontana e svisa e tradisce il senso dei Sacri Libri, ai quali talvolta s'appoggia. Lo Gnosticismo, che vede la sua luce col diffondersi del Cristianesimo fuori di Gerusalemme, riconosce come suoi primi centri la Palestina e la Siria e ricorda i nomi di un Simone Mago, di un </i><A NAME="pxix"><SPAN CLASS=pb>|xix</SPAN></A><i> Menandro, Cerinto, Saturnino d'Antiochia, e si estende in Alessandria dove trova uno dei centri pi&ugrave; favorevoli al suo sviluppo, ed ecco i nomi di Basilide, Carpocrate, Valentino, Apelle, Cerdone, Marcione: e le eresie dilagarono, mentre in ogni dove, per merito di vescovi insigni, a Roma, per l'azione di S. Giustino, nella Gallia, di S. Ireneo, tonava la voce ardita contro l'eresia; ma nessuno, come Tertulliano, aveva ancora innalzato il suo grido contro tutti quei procedimenti eretici, che dovevano pur, naturalmente, suscitare il dubbio in anime tepide ed incerte per far poi risplendere la purit&agrave; della fede di un bagliore sempre pi&ugrave; fulgido: egli scese in campo, ardito e sicuro di s&egrave;, armato dell'oratoria pi&ugrave; travolgente, della dialettica pi&ugrave; sottile, dell'ironia magari pi&ugrave; caustica, e scrisse una serie di opere destinate a difendere la sua fede contro le alterazioni tentate da tante altre parti: le opere che risalgono a tale periodo sono: </i>Adversus Iudaeos; De praescriptione Haereticorum, <i>che io penso appartenga al periodo cattolico di Tertulliano, contro chi crede che si debba ascrivere a un primo periodo montanista; </i>Adversus Marcionem; Adversus Hermogenem: <i>risalgono a</i> <i>circa l'anno 200, e quella che presenta interesse maggiore &egrave; il </i>De Praescriptione Haereticorum: <i>la credenza vera, indiscutibilmente, &egrave; la Cristiana, non vi devono esistere sottigliezze di sorta che possano annebbiare il suo splendore: non &egrave; il caso di venire a discussione cogli eretici: qualunque contrasto con essi, potrebbe ingenerare stanchezza o dubbio: essi non possono, n&egrave; debbono in modo alcuno essere ammessi a discutere sulla Sacra Scrittura. Il titolo dell'opera &quot;</i>La prescrizione contro gli eretici" <i>&egrave; di per s&egrave; stesso un cartello di sfida, l'ordine tassativo che essi non potranno pi&ugrave; entrare in discussione su materia di fede: nel diritto Romano vigeva la </i>praescriptio, <i>cio&egrave; chi aveva l'uso da tempo di un possesso, lo poteva considerare come suo legittimamente e respingere senz'altro ogni pretesa da parte di altri. Ora a chi mai appartengono le Sacre Scritture?</i> <i>ai Cristiani: a nessun altro &egrave; aperto questo immenso patrimonio di luce e di verit&agrave;, che gli eretici falsano, annebbiano, confondono, distruggono in quello che &egrave; il fondamento suo pi&ugrave; saldo: essi non hanno diritto alcuno d'intervenire nelle Sacre Scritture e chiamarle in loro aiuto mediante false</i> <A NAME="pxx"><SPAN CLASS=pb>|xx</SPAN></A> <i>interpretazioni: le Scritture sono possesso e-sclusivo dei Cristiani e ogni altro ne deve esser tenuto lontano. Il trattato, che &egrave; costruito con molta solidit&agrave; e forza dialettica, ha quindi efficacia non scarsa e, per quanto non possa mettersi a confronto coir </i>Apologetico, <i>pure possiede parti interessanti, ed &egrave; voce alta e nobile in difesa di quella fede che, attraverso il sangue di tanti Martiri, rifulge di pura luce ed &egrave; amore e conforto grande e dolcissimo per tutti coloro che a lei si volgono e per lei sanno combattere e soffrire.</i></p> <p>&para; <i>Vi sono l'eresie e numerose: perch&egrave; spaventarsi del loro sorgere e del loro progredire?</i> <i>cos&igrave; ha voluto la Provvidenza: come la verit&agrave; potrebbe risplendere di sua luce pi&ugrave; pura, se non diradando le tenebre dell'errore? e non c'&egrave; neppure da meravigliarsi di coloro che s'allontanano da noi per seguire dottrine eretiche: &egrave; una prova a cui gli uomini sono sottoposti; chi sa opporre una resistenza fiera ed ardita, indice di un'anima sicura e ferma, e chi invece cede alle lusinghe di una</i>&nbsp; <A NAME="pxxi"><SPAN CLASS=pb>|xxi</SPAN></A><SPAN CLASS=pb> </SPAN><i>nuova dottrina. L'eresia deve compiere la sua opera: tutto quello che esiste ha una sua forza attiva; anche la febbre agisce sugli organismi con un processo deleterio: ebbene, perch&egrave; meravigliarsi?</i> <i>essa esiste per quello scopo: ed &egrave; lo stesso dell'eresia: questa vuole scuotere i cardini della credenza vera e vuole seminare la discordia nel campo cristiano: il nostro dovere &egrave; quello di sapercene guardare e lottare contro tali false credenze, che insidiano la purit&agrave; delle fede e il</i> <i>cuore nostro di credenti. </i>&para; <i>Sicuro! ci potrebbe esser qualcuno che venisse fuori con questa osservazione: oh, ma un vescovo, un dottore hanno abbracciato una credenza eretica; dunque... &egrave; forse co-desto un segno della verit&agrave; di quella dottrina?</i> <i>Si giudicano gli uomini dalle dottrine, non le dottrine dagli uomini: se uno non &egrave; cristiano, possiamo asserire che costui non &egrave; saggio, fedele, grande: ma se uno dei nostri passa al campo eretico, non possiamo dire che qui sia la verit&agrave;. L'eresia non &egrave; dunque da condannarsi, perch&egrave; allontana qualcuno da noi: anzi: la sua azione &egrave; utilissima al Cristianesimo: per mezzo suo siamo in grado di distinguere chi si possa veramente o no</i> <A NAME="pxxii"><SPAN CLASS=pb>|xxii</SPAN></A> <i>dire cristiano,, perch&egrave;, chi &egrave; tale, rimane fermo e costante fino all'ultimo giorno della sua vita nella fede incrollabile. L'eretico sceglie a suo modo una dottrinai eresia significa appunto </i>scelta (ai3reaij)<i>;</i> <i>ma il Cristiano &egrave; seguace scrupoloso degli Apostoli, che furono coloro che ebbero in eredit&agrave; la verace dottrina del Cristo, perch&egrave; la diffondessero nella sua grande parola alle genti: le dottrine ere-tiche trovano toro sostegno nella filosofia pagana e in tutto quel complesso sistema di sottigliezze, di astruserie, di contradizioni delle antiche dottrine e che convergono tutte a nascondere, a tradire la luce della verit&agrave;: perch&egrave; i Cristiani dovrebbero ricercare ancora, quasi che essi non abbiano gi&agrave; in loro possesso la dottrina purissima ed infallibile: eppure gli eretici, nelle loro continue ricerche di sapere, portano a sostegno queste parole dei Libri Sacri &quot;cercate e troverete,, ma Ges&ugrave; pronunzi&ograve; queste parole, quando, al principio del Suo insegnamento, non si sapeva ancora se Egli fosse realmente il Cristo, ma una volta che abbiamo trovato Lui e fissato il principio invariabile della Sua dottrina, a che ricercare ancora?</i> <i>non &egrave; possibile ricercare ancora, quando si conosce ormai quello</i> <A NAME="pxxiii"><SPAN CLASS=pb>|xxiii</SPAN></A> <i>che &egrave; perfezione e parit&agrave; massima. Volete pure ammettere che la ricerca debba procedere instancabilmente, e, per modo di dire, all'infinito?</i> <i>ebbene, si segua questa linea, ma non si esca dal seno della Chiesa nostra &quot;dove la dottrina cristiana poggia sul fondamento d'una testimonianza autentica e d'una autorit&agrave; legittima, al sicuro dalle fluttuazioni e dai capricci del libero esame; rimaniamo nella nostra Chiesa, che ha il deposito della verit&agrave; e che questa conserva riassunta in un simbolo di fede&quot;. Si cerchi, se si vuole, nel campo cristiano illuminato sempre dalla maggiore fede, che pure pu&ograve; non escludere un certo moderato spirito di curiosit&agrave;, ma rimanga il principio essenziale, e ricordiamo che piuttosto che conoscere ci&ograve; che non dobbiamo, &egrave; meglio ignorare, dal momento che gi&agrave; siamo giunti alla conoscenza di quello</i> <i>che ci &egrave; lecito sapere.</i></p> <p>&para; <i>Cogli eretici noi non possiamo n&egrave; dobbiamo entrare in rapporto alcuno: essi brancolano nel buio, fra l'incertezza, la stranezza delle loro dottrine e non sono stati affatto capaci di fissare alcun principio di fede: e il bello &egrave; che nelle alterazioni e nelle correzioni che apportano alla sacra dottrina, essi hanno il</i> <A NAME="pxxiv"><SPAN CLASS=pb>|xxiv</SPAN></A> <i>coraggio di portare, come sostegno, la testimonianza dei Sacri Libri: oh, ma a loro non &egrave; lecito servirsene per scopi particolari di interpretazione e di falsificazione: nessun diritto possono avere sui Libri Sacri, che sono possesso e vanto unicamente della Chiesa Cattolica. Cristo ha predicato una Sua dottrina e gli Apostoli ne sono siati i depositar&icirc;: sono essi che hanno fondato le prime Chiese e da queste, in una fioritura magnifica, si &egrave; andata formando la grande Famiglia Cristiana: e si dicono Chiese Apostoliche, perch&egrave; dagli Apostoli traggono direttamente la loro origine o ad essi indirettamente si ricongiungono: e sono queste le depositane della dottrina vera, che &egrave; la rivelazione fatta agli Apostoli da Ges&ugrave; Cristo: interroghiamo dunque la vera tradizione ecclesiastica, che riporta la dottrina di Cristo per bocca degli Apostoli e saremo nella verit&agrave;: il resto &egrave; falso: &quot;La nostra credenza &egrave; quella stessa della primitiva Chiesa Apostolica, matrice e sorgente della fede: ecco la testimonianza della verit&agrave;,,. Dicono gli eretici che non &egrave; integra la conoscenza che ebbero gli Apostol&igrave; della dottrina, del Cristo, o se questa pure sia completa, che essi non hanno tramandato ai posteri per intero</i> <A NAME="pxxv"><SPAN CLASS=pb>|xxv</SPAN></A> <i>quanto era a conoscenza loro; ci&ograve; &egrave; falso; l'unit&agrave;, l'armonia assoluta di tutte le comunit&agrave; ecclesiastiche su un medesimo simbolo di fede, dimostra la luce della verit&agrave;: nel campo dell'errore esiste differenza e scisma; la verit&agrave; rifulge sempre nella piena, organicit&agrave; assoluta della sua dottrina: la verit&agrave; evangelica, secondo la dottrina tramandata dagli Apostoli, &egrave; stata poi guastata dalle dottrine eret&igrave;che che sono seguite e su di essa si sono innestate, falsificandola poi e adulterandola in ogni modo. Eppoi, hanno forse l'eresie la pretesa di vantare una tradizione apostolica? di risalire fino ad essa? ebbene, ci dicano il nome dei loro vescovi e provino come il primo di essi si ricongiunga alla luce Apostolica direttamente: siamo noi, non loro, che possiamo far ci&ograve;: Giovanni prepose; ad esempio, come vescovo alla Chiesa di Smirne, Policarpo; e Pietro elev&ograve; al seggio episcopale di Roma, Clemente: gli eretici pu&ograve; essere pur vero che possano vantare precursori che risalgano all'epoca Apostolica, ma furono proprio coloro che cominciarono a spacciare dottrine che gli stessi Apostoli condannarono. Cos&igrave; noi possiamo, lungi da ogni dubbio d'errore, stabilire che l'eresie non </i><A NAME="pxxvi"><SPAN CLASS=pb>|xxvi</SPAN></A><i> possono risalire all'et&agrave; Apostolica, ma sono ad essa posteriori; oppure che, se risalgono fin l&agrave;, esse ebbero dagli Apostoli stessi la loro condanna, per le aberrazioni cui si abbandonavano, nei rispetti della pi&ugrave; perfetta</i> <i>dottrina.</i></p> <p>&para; <i>Dunque, solo la Chiesa ha l'assoluto possesso delle Scritture, alle quali gli eretici non possono in alcun modo ricorrere o</i> <i>attingere.</i></p> <p>&para; <i>Passiamo poi a considerare tutto il modo di vivere e di procedere degli eretici, e scorgeremo facilmente che, mentre fra i Cristiani tutto &egrave; ordine, &egrave; armonia, &egrave; concordia, &egrave; unit&agrave;, dall'altra parte regnano la discordia pi&ugrave; assoluta, la contradizione, il capriccio, il dissenso; tutto nel campo loro &egrave; falsit&agrave; e alterazione d'ogni pi&ugrave; sano, pi&ugrave; puro, pi&ugrave; saldo principio di fede. Manca fra loro ogni disciplina, ogni spirito di organizzazione;</i> <i>ogni regola circa le diverse cariche e attribuzioni. Il punto pi&ugrave; strano degli eretici &egrave; il sistema che costoro seguono nella predicazione, colla quale, invece di perseguire lo scopo di convertire i pagani, cercano di deviare dalla retta via i seguaci della vera fede: &egrave; un'opera negativa, deleteria che essi compiono, </i><A NAME="pxxvii"><SPAN CLASS=pb>|xxvii</SPAN></A> <i>propria, appunto di chi, non adendo nulla di proprio da potere saldamente affermare, tutto poi fa consistere nello scalzare il fondamento della credenza vera.&nbsp;</i></p> <p>&para; <i>Scismi presso gli eretici si pu&ograve; dire che non esistano, perch&egrave; il carattere della loro dottrina &egrave; lo scisma di per s&egrave; stesso, in quanto, nella mancanza assoluta di unit&agrave;, &egrave; un dissenso continuo; ciascuno pensa a capriccio suo, modificando la credenza di colui che ha tramandato quella medesima: tutto dunque &egrave; arbitrio e licenza presso gli eretici, dai quali si deve star lontani e seguire, nella purit&agrave; dell'animo nostro, il pi&ugrave; saldo, severo principio di fede, avendo rocchio a quel momento nel quale, dinanzi alla figura di Cristo giudicante, dovremo dar conto della fede nostra e di come abbiamo saputo serbare nell'anima la fiamma vivificatrice e animatrice d'ogni migliore energia.</i></p> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <blockquote> <p>G. MAZZONI&nbsp;</p> </blockquote> </blockquote> </blockquote> </blockquote> </blockquote> </blockquote> <p>Siena, <i>decembre 1928.</i></p> <p>Ricordo &amp; titolo d'onore, fra i lavori dei quali mi sono servito, riassumendo e riportando in parte: <A NAME="pxxviii"><SPAN CLASS=pb>|xxviii</SPAN></A> &quot;La Storia della Letteratura Cristiana" di U. MORICCA. Torino, Soc. Edit. Int. -&quot;Tertulliano" a cura di F. RAMORINO. Milano, Vita e<i> </i>Pensiero. - ENRICO MEYNIER; &quot;Storia del Cristianesimo dalle origini ai nostri giorni,, Firenze, Casa Editrice Claudiana. - PETTAZZONI: <i>&quot;</i>I Misteri" Bologna, Zanichelli. - MELLI: <i>&quot;</i>La filosofia Greca da Epicuro ai Neoplatonici" Firenze, Sansoni. - WINDELDAND; &quot;Storia della filosofia,, Palermo, Sandron.</p> <hr> <hr> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C1"></A>I.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Non si pu&ograve; negare che le eresie esistano e che abbiano una forza.</p> <p>&para; Lo stato attuale dei nostri tempi fa s&igrave;, che noi dobbiamo ben fermare questo punto: ed &egrave; quello di consigliarvi, di esortarvi a che voi non vi facciate meraviglia alcuna di queste eresie: esse di fatto esistono ed era infatti gi&agrave; stato preannunziato che esse sarebbero sorte (<A HREF="#1"><SUP>1</SUP></A>); eppoi, perch&egrave; meravigliarsi per la ragione che scalzano e infirmano la saldezza di credenza in taluni spiriti? esse sono sorte appunto per questo scopo: perche la fede, col dover sopportare violenza di attacchi, ne acquistasse poi fulgore di conferma e <A NAME="p2"><SPAN CLASS=pb>|2</SPAN></A> sicurezza maggiore (<A HREF="#2"><SUP>2</SUP></A>). Non c'&egrave; dunque ragione ed &egrave; perfettamente inutile e sciocco che la maggior parte dei fedeli si scandalizzino perche l'eresie abbiano preso tanto piede. Quanta azione, potrebbero esse esercitare, se non esistessero? [nessuna]; ma dal momento che vi sono...; quando una data cosa dalla natura ha avuto in sorte un modo qualsiasi di vita, come trova una ragione in essa che giustifichi la sua origine, cos&igrave; acquista quel vigore che la rende attiva e vivace, e non &egrave; pi&ugrave; possibile allora, per lei, la non esistenza.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C2"></A>II.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">In che cosa possa consistere &igrave;a forza delle eresie, e su chi esse possano eventualmente avere la loro influenza</p> <p>&para; Fra tutti gli altri modi per i quali la vita dell'uomo &egrave; tormentata e magari trova la sua fine, non manca, dopo tutto, la febbre: ebbene noi non proviamo doloroso stupore per nessuno di questi due fatti: n&egrave; che essa esista, dal momento che esiste realmente, e neppure che essa conduca l'uomo al disfacimento del suo organismo: &egrave; proprio per questo che essa ha una esistenza. Cos&igrave; &egrave; riguardo <A NAME="p3"><SPAN CLASS=pb>|3</SPAN></A> all'eresie, le quali sono sorte per affievolire e per spengere, magari, calore e fulgore di fede; noi, anzi che meravigliarci e provare un certo senso di sgomento ch&egrave; esse abbiano un tale potere, dovremmo riportare questa nostra impressione di timore, al principio della loro esistenza: finch&egrave; esse siano, &egrave; in loro anche tale potenza; &egrave; proprio in quanto che esse hanno tale potenza, che possono esistere.&nbsp;</p> <p>&para; Ma avviene che dinanzi al fatto della febbre, come ognuno sa, non &egrave; in noi tanto un senso di stupore e di meraviglia, quanto un'impressione di ostilit&agrave;, di repug'nanza, per le cause che la possono produrre e per gli effetti che quella pu&ograve; avere sul nostro corpo, e non possedendo in noi la facolt&agrave; di poterla allontanare, almeno ce ne guardiamo e cerchiamo di evitarla, per quanto &egrave; possibile. Per l'eresie, invece, si nota che, sebbene esse portino la la morte nell'anima e un ardore di un fuoco molto pi&ugrave; vorace [della febbre], pur tuttavia vi sono alcuni che preferiscono d'indugiarsi in un certo senso di ammirazione per la potenza che esse sono capaci di sviluppare, piuttosto che cercare di sfuggirle, per tentare di paralizzare la loro capacit&agrave; penetrativa; e tutto <A NAME="p4"><SPAN CLASS=pb>|4</SPAN></A> ci&ograve; lo fanno, avendo pure la facolt&agrave; di sottrarsi alla loro influenza.&nbsp;</p> <p>&para; Se smetteranno costoro di meravigliarsi tanto per la potenza delle eresie, finir&agrave; che esse verranno a perderla del tutto. Una delle due: o &egrave; il fatto della meraviglia che essi provano, che fa scendere appunto certe persone allo scandalo, o &egrave; il fatto di provare scandalo che quasi provoca in loro un senso di stupore e di acciecamento tale, da far loro credere che, dal momento che le eresie abbiano in s&egrave; tanta potenza e ardire, significhi che esse non possano provenire che da un qualche principio di verit&agrave;. Cosa da meravigliare davvero, che quel che &egrave; male possieda in se stesso una sua propria forza. Se non che le eresie, un forte ascendente hanno su coloro che posseggono scarso ardore d&igrave; fede (<A HREF="#3"><SUP>3</SUP></A>). &Egrave; precisamente quel che succede, la maggior parte delle volte, nei combattimenti dei gladiatori, nelle gare di lotta: taluno vince, non perch&egrave; dotato assolutamente di forza superiore che lo renda veramente invincibile, ma perche il suo competitore &egrave; stato privo di qualunque energia e capacit&agrave; di resistenza: cos&igrave; che anche quello che &egrave; riuscito una volta <A NAME="p5"><SPAN CLASS=pb>|5</SPAN></A> vincitore, se dopo viene messo in gara con chi ha robustezza e gagliardia di membra, anche lui sar&agrave; costretto a ritirarsi in condizioni di inferiorit&agrave;: non succede mica diversamente nel campo della eresia: dalla debolezza e dal tepore religioso di alcuni, prendono esse forza e consistenza, ma perdono poi qualunque vigore e ogni fiamma di vita si spenge in loro, se s'imbattono in chi ha nell'animo ben saldo il principio della fede pi&ugrave; pura.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C3"></A>III.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le eresie non fanno che provare costanza e saldezza, di fede, la quale non pu&ograve;, n&egrave; deve essere abbandonata per alcuni che si allontanano dalla credenza vera cristiana</p> <p>&para; Bastano alcuni individui, che siano rimasti presi dall'eresia, perche, con gran facilit&agrave;, si abbandonino alla rovina di una credenza falsa questi ingenui creduloni. Perch&egrave; quella donna, queir uomo dalla fede cos&igrave; salda, persone dotate di tanta saggezza e che alla Chiesa avevano dato opera di tanto amore e di tanto zelo, passarono dalla parte degli eretici? Chi &egrave; che, ponendosi tale quistione, non risponder&agrave; a s&egrave; stesso che quelli che le eresie hanno <A NAME="p6"><SPAN CLASS=pb>|6</SPAN></A> potuto far deviare dalla retta via, vuoi dire, che non erano da considerarsi veramente ne saggi, n&egrave; stretti da saldezza di fede, n&egrave; dediti con tutto l'animo loro alla Chiesa? Ma &egrave; proprio una cosa da far molta merav&igrave;glia, penso, che da uno, che per il passato sia stato riconosciuto uomo al d&igrave; sopra di ogni dubbio e di fede saldissima, dopo ne venga ad uscir fuori uno diverso? Saul, sopra tutti gli altri eccellente, finisce poi colf essere turbato e sconvolto dal sentimento della gelosia; David, la bont&agrave; del quale era secondo quanto il cuore del Signore desiderava (<A HREF="#4"><SUP>4</SUP></A>), s&igrave; rese colpevole d&igrave; omicidio e di adulterio (<A HREF="#5"><SUP>5</SUP></A>); Salomone ebbe pure da Dio ogni pi&ugrave; grande dono di grazia e d&igrave; sapienza: ebbene: da donne venne spinto all'idolatria (<A HREF="#6"><SUP>6</SUP></A>). Soltanto al Figlio di Dio fu riservato d&igrave; rimanere sempre senza colpa (<A HREF="#7"><SUP>7</SUP></A>). Eppoi... anche se un vescovo, se un diacono, se una vedova, se una fanciulla, se un dottore, se perfino un martire si allontanano, ammettiamo, dalia regola di fede, baster&agrave; forse questo fatto perche l'eresie debbano acquistare carattere di verit&agrave;? Dobbiamo noi dunque riconoscere il valore della fede dalle persone o le persone dalla fede che <A NAME="p7"><SPAN CLASS=pb>|7</SPAN></A> esse professano? Non v' &egrave; nessuno che sia sapiente veramente, nessuno che possa dir di possedere purit&agrave; di fede; nessuno si chiamer&agrave; grande, se non il Cristiano; ma nessuno potr&agrave; chiamarsi cos&igrave;, se non chi abbia perseverato in questo lume di fede fino agli ultimi giorni della sua vita (<A HREF="#8"><SUP>8</SUP></A>). Tu, data la tua natura di uomo, conosci ciascuno, ma soltanto dalla esteriorit&agrave;: credi ci&ograve; che vedi, ma vedi solo dove il tuo occhio giunge; lungi invece penetra lo sguardo del Signore: dicono i Sacri Libri (<A HREF="#9"><SUP>9</SUP></A>): l'uomo guarda nella faccia del suo simile; &egrave; Iddio che penetra e intende l'intimo del cuore umano (<A HREF="#10"><SUP>10</SUP></A>). Ed &egrave; cos&igrave; che il Signore conosce quelli che sono Suoi (<A HREF="#11"><SUP>11</SUP></A>), e sradica la pianta che non ha piantato (<A HREF="#12"><SUP>12</SUP></A>), e ci fa vedere come gli ultimi divengono i primi, e tiene in mano un ventilabro, perch&egrave; vuole che il terreno intorno a Lui sia lindo e puro (<A HREF="#13"><SUP>13</SUP></A>). Prendano pure il volo e se ne vadano lontano, quanto lor piaccia, le pagliuzze di una fede inferma e leggera, appena che esse avranno sentito l'afflato caldo delle tentazioni; tanto pi&ugrave; pulita e sana la massa del frumento s'accumuler&agrave; allora nel granaio del Signore (<A HREF="#14"><SUP>14</SUP></A>). Non &egrave; pur vero che alcuni dei Discepoli dallo <A NAME="p8"><SPAN CLASS=pb>|8</SPAN></A> stesso Signore si allontanarono quasi di Lui stesso turbati? (<A HREF="#15"><SUP>15</SUP></A>). Ma non per questo gli altri pure crederono di doversi staccare dall'orme Sue: quelli che riconobbero che Costui era il Verbo delia vita e che da Dio Egli traeva l'origine Sua, Lo seguirono fedelmente, fino al termine della Sua vita, sebbene il Signore avesse loro offerto il modo di allontanarsi im-punemente da Lui, qualora essi l'avessero voluto (<A HREF="#16"><SUP>16</SUP></A>). Non ha valore alcuno, se un Figello, un Ermogene (<A HREF="#17"><SUP>17</SUP></A>), un Fileto, un Imeneo abbandonarono il loro Apostolo (<A HREF="#18"><SUP>18</SUP></A>): appartenne proprio alla schiera degli Apostoli colui che si rese colpevole di tradimento verso il Signore. Ci meravigliamo noi, se da taluni vengono disertate le Sue Chiese, ma dobbiamo sapere che quello che ci fa veramente, chiaramente Cristiani, &egrave; appunto la capacit&agrave; di perseverare e di soffrire secondo l'esempio che Cristo ci ha lasciato (<A HREF="#19"><SUP>19</SUP></A>). Egli dice: Essi si sono allontanati da noi, ma non furono dei nostri; se alle nostre file avessero veramente appartenuto, costoro sarebbero rimasti fedelmente con noi (<A HREF="#20"><SUP>20</SUP></A>). <A NAME="p9"><SPAN CLASS=pb>|9</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C4"></A>IV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le eresie sono state preannunziate e siamo stati esortati a sapercene guardare</p> <p>&para; Siamo piuttosto ricordevoli delle parole del Signore e delle Lettere Apostoliche, le quali ci hanno pur messo in avviso che l'eresie sarebbero nate, e ci dissero pure che avrebbero dovuto esser sfuggite da noi. E come per noi non costituisce ragione di timore alcuno la loro esistenza, cos&igrave; non dobbiamo affatto stupirci della forza che esse posseggono, a causa della quale siamo stati avvertiti di dovercene guardare. Molti lupi rapaci verranno sotto le spoglie di pecore miti e innocenti, ha detto il Signore (<A HREF="#21"><SUP>21</SUP></A>). E che s'intende mai per l'espressione &quot;<i>sotto le spoglie</i> <i>di pecore</i>" se non la esterna e superficiale professione di fede del nome cristiano? E chi sono &quot;<i>i lupi rapaci</i>" se non i sostenitori di certe interpetrazioni subdole e capziose, che &igrave;ntimamente si nascondono e tentano di disgregare la compattezza della comunit&agrave; cristiana? Chi sono gli pseudo profeti, se non i predicatori di una dottrina non rispondente a verit&agrave; (<A HREF="#22"><SUP>22</SUP></A>)? Chi sono gli <i>pseudo apostoli</i> se <A NAME="p10"><SPAN CLASS=pb>|10</SPAN></A> non coloro che adulterano l'Evangelo? Chi sono gli <i>Anticristi</i> (<A HREF="#23"><SUP>23</SUP></A>) se non gli spiriti ribelli, che cos&igrave; nell' et&agrave; nostra, come in qualsiasi altro tempo, si schierano contro Ges&ugrave;? E le eresie faranno proprio questo: con la falsit&agrave; delle loro dottrine dilanieranno la Chiesa non meno di quanto l'Anticristo la sconvolger&agrave; e la strazier&agrave; colla fierezza delle persecuzioni crudeli (<A HREF="#24"><SUP>24</SUP></A>): ma pure una differenza esiste: la persecuzione almeno sa far sbocciare dal suo seno, dei Martiri; l'eresia crea soltanto degli apostati. Proprio per questo anche l'eresie erano necessarie dunque, perch&egrave; i giusti, i saldi, i costanti venissero in luce, tanto coloro che nel terrore delle persecuzioni hanno saputo tenere fermo e sicuro il loro spirito, quanto quelli che hanno offerto resistenza alle dottrine dell'eresia. E l'Apostolo non vuole che si consideri come gente ormai di fede provata e schietta chi s'&egrave; allontanato dalla retta fede, per seguire l'eresia, come invece i nostri avversar&icirc; vorrebbero, interpetrando a modo loro, falsamente, una espressione di lui: <i>&quot;</i>Portate il vostro esame su ogni cosa e ritenete ci&ograve; che &egrave; buono (<A HREF="#25"><SUP>25</SUP></A>) ". Ma io osservo: e non &egrave; forse possibile ad <A NAME="p11"><SPAN CLASS=pb>|11</SPAN></A> ognuno, che proceda erroneamente in questo esame, abbandonarsi, per sbaglio, proprio alla scelta di quello che &egrave; appunto male?</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C5"></A>V.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le eresie vengono a minare la compattezza e l'unit&agrave; della Chiesa</p> <p>&para; L'Apostolo, poi, ha parole di rimprovero per le discussioni e gli scismi (<A HREF="#26"><SUP>26</SUP></A>), i quali, senza dubbio, son mali; ma nello stesso &agrave;mbito fa rientrare anche le eresie. Il fatto che le unisce a principi cattivi, dimostra all'evidenza che le considera un male e senza dubbio di maggiore entit&agrave;. Dicendo S. Paolo che egli ha sempre creduto alla possibile esistenza di scismi e di dissensi, perch&egrave; sapeva pur che dopo sarebbero necessariamente sorte le eresie, dimostra che di fronte ad un male maggiore aveva facilmente creduto alla realt&agrave; di un male minore; e non tutto ci&ograve; significava, certamente, che egli, rilevando certi mali, avesse voluto affermare che contenessero alcunch&egrave; di buono nei loro principi; ma, colla prospettiva di tentazioni e di attacchi ancor pi&ugrave; gravi, voleva ammonirci come non <A NAME="p12"><SPAN CLASS=pb>|12</SPAN></A> bisognasse meravigliarci di quelle scissioni, che tendevano a far riconoscere le anime ormai salde e costanti in un principio di fede, cio&egrave; coloro che nessuno era riuscito a far deviare dalla retta strada. Se tutto il capitolo mira nel suo spirito a mantenere l'unit&agrave; della credenza cristiana e a rafforzarla, reprimendo e distruggendo le differenze e i contrasti, dal momento che l'eresie tendono, non in minor misura certamente, a spezzare quella che sia l'unit&agrave; della fede, come perfettamente gli scismi e gli altri dissensi nel seno di lei, non vi &egrave; dubbio che l'Apostolo abbraccia in un medesimo concetto di condanna tanto gli scismi e le discordie, come f eresie. E come egli non approvi affatto coloro che si siano piegati verso principi eretici, lo prova ogni sua parola di esortazione pi&ugrave; vivace a che noi li fuggiamo, e l'insegnamento pi&ugrave; reciso a che noi, tutti concordemente, affermiamo e sentiamo unit&agrave; di fede: il che appunto &egrave; ci&ograve; che l'eresia impedisce.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C6"></A>VI.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le eresie sono da fuggire in ogni modo</p> <p>&para; Non &egrave; il caso d'insistere pi&ugrave; lungamente <A NAME="p13"><SPAN CLASS=pb>|13</SPAN></A> su tale argomento; sappiamo infatti che &egrave; lo stesso Paolo che, scrivendo ai Galati, enumera le eresie tra i peccati carnali (<A HREF="#27"><SUP>27</SUP></A>), e suggerisce poi a Tito (<A HREF="#28"><SUP>28</SUP></A>) di allontanare, di considerare come un reietto, chi sia eretico, e ci&ograve; dopo averlo una prima volta avvertito e ammonito, perch&egrave; un uomo che segue l'eresia &egrave; cos&igrave; fuori dalla retta strada, ed &egrave; cos&igrave; profondamente guasto, che egli stesso pronunzia da s&egrave; la sua condanna irrevocabile. Ma in quasi tutto il restante della lettera, parlando dell'opera da compiersi con ogni diligenza, per sfuggire le dottrine false e bugiarde, viene implicitamente a colpire le eresie: la falsit&agrave; delle dottrine non scaturisce infatti direttamente dall'opera loro? Eresie (<A HREF="#29"><SUP>29</SUP></A>), sono chiamate con parola greca che vuoi dire <i>scelta</i>; <i>scelta</i> che taluno fa allorch&egrave; o si volge a dar lor vita, oppure a seguirle. Ed &egrave; appunto per questo che Paolo disse che l'eretico trova la condanna in s&egrave; stesso, perch&egrave; egli stesso s'&egrave; scelto quel principio che poi &egrave; causa della sua condanna. A noi Cristiani non &egrave; concesso affatto, invece, di intromettere, di nostra testa, nessun altro principio ai fondamenti della nostra fede, e neppure seguire o indulgere quello che eventualmente taluno <A NAME="p14"><SPAN CLASS=pb>|14</SPAN></A> potesse, di proprio arbitrio, avere escogitato nella mente sua. Noi invece abbiamo gli Apostoli, che hanno ripetuto le parole del Signore e non si sono permessi affatto d'aggiungere qualcosa di loro arbitrio: essi hanno accolto da Cristo Signore la dottrina Sua e l'hanno bandita fedelmente alle genti (<A HREF="#30"><SUP>30</SUP></A>). Pertanto, se anche un Angelo, che dai Cieli scendesse, divenisse il banditore di un Vangelo diverso, noi chiameremmo tale predicazione <i>anath&egrave;ma </i>(<A HREF="#31"><SUP>31</SUP></A>). Gi&agrave; lo Spirito Santo aveva previsto che presso una vergine Filumene (<A HREF="#32"><SUP>32</SUP></A>) sarebbe disceso un angelo di seduzione, ma che si sarebbe trasformato e apparso come un angelo di luce: A pelle, attratto ed ammaliato dai miracoli e dagli atti meravigliosi di lei, introdusse nel seno della Chiesa una dottrina eretica.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C7"></A>VII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">&Egrave; la filosof&igrave;a che favorisce le credenze eretiche</p> <p>&para; Sono queste le dottrine di uomini e di demoni sorte da quel che sia lo spirito della pretesa sapienza mondana, per le orecchie che non sanno trovar pace e tranquillit&agrave; (<A HREF="#33"><SUP>33</SUP></A>). Il Signore, l'ha chiamata follia tale saggezza, <A NAME="p15"><SPAN CLASS=pb>|15</SPAN></A> e la stoltezza del mondo ha scelto appunto, per confonder quella che sia l'umana filosofia (<A HREF="#34"><SUP>34</SUP></A>). &Egrave; la filosofia stessa, invero, che d&agrave; materia a quella che si chiama mondana saggezza, dal momento che, con molta libert&agrave; e pretesa arroganza, interpetra la natura divina, i suoi disegni e i suoi procedimenti. Diciamolo francamente: le eresie stesse sono quelle che attingono forza e consistenza da tali principi filosofici. &Egrave; dalla filosofia infatti, che Valentino (<A HREF="#35"><SUP>35</SUP></A>) prende la concezione degli Eoni e di una quantit&agrave; di forme, di cui non saprei dire neppure il numero: infinite esse sono; e il concetto di una Trinit&agrave; umana: o non era costui stato discepolo di Platone? E non &egrave; da quella stessa fonte, che scaturisce il dio di Marcione (<A HREF="#36"><SUP>36</SUP></A>), preferibile agli altri? almeno ha un carattere di tranquillit&agrave;; e anche &igrave;a sua dottrina deriva dagli Stoici. Sono stati gli Epicurei (<A HREF="#37"><SUP>37</SUP></A>) quelli che hanno sostenuto il principio che l'anima &egrave; soggetta alla morte, e se tu vuoi negare il principio della resurrezione della carne, tu potrai attingere per questo punto dai dettami di tutti quanti gli antichi filosofi: dove trovi che la materia &egrave; uguagliata colla natura di Dio, quivi potrai <A NAME="p16"><SPAN CLASS=pb>|16</SPAN></A> riconoscere la dottrina di Zenone; ed ecco invece che ti vien fuori Eraclito (<A HREF="#38"><SUP>38</SUP></A>), quando si parli di una divinit&agrave; che abbia in s&egrave; natura ignea; &egrave; la stessa materia, in fondo, che viene trattata, agitata, e da eretici e da filosofi: donde il male e perch&egrave;? donde l'uomo e come egli &egrave; sorto? Ed ecco il problema che ultimamente Valentino s'&egrave; posto: donde Iddio? Deriva dall'<i>Entimesi </i>o dall'<i>Ectroma </i>(<A HREF="#39"><SUP>39</SUP></A>) ?<i> </i>O Aristotele, mal facesti, tu, che hai loro insegnato la dialettica, arte abile ugualmente e a costruire e a distruggere, diversa e sfuggevole nelle sue asserzioni, immoderata, sforzata nelle sue congetture; aspra, difficile nelle sue argomentazioni, che crea con facilit&agrave; contrasti; laboriosa e molesta talvolta a s&egrave; stessa, che tutto pone in discussione sottile, perch&egrave; appunto nulla sfugga all'attento e minuzioso esame di lei! Di qui proprio derivano quei racconti favolosi (<A HREF="#40"><SUP>40</SUP></A>), quelle genealogie interminabili, quelle questioni lunghe ed oziose, quelle discussioni sottili, che s'insinuano negli animi come qualcosa di malefico che ti consuma e ti uccide.</p> <p>L'Apostolo, quando vuole preservarci da quello che &egrave; male, ci avverte appunto di star bene in guardia contro l'opera della filosofia: egli <A NAME="p17"><SPAN CLASS=pb>|17</SPAN></A> la ricorda chiaramente, espressamente: scrive ai Colossesi: Guardatevi, perch&egrave; non vi sia qualcuno che non v'inganni colla filosofia, che, con vane apparenze di verit&agrave;, non vi tragga fuori dalla retta strada, secondo l'umana tradizione e contrariamente alla provvidenza dello Spirito Santo (<A HREF="#41"><SUP>41</SUP></A>). Paolo era stato in Atene (<A HREF="#42"><SUP>42</SUP></A>), e questa specie di umana sapienza l'aveva ben conosciuta colle relazioni che aveva avuto coi filosofi: pretende essa alla verit&agrave;, ma non fa che impedire il raggiungimento di questa, e, divisa com'&egrave; in una quantit&agrave; di sette contrastanti intimamente fra loro, da luogo a credenze varie e contradittorie. Pu&ograve; esserv&igrave; forse qualcosa di comune fra Atene e Gerusalemme? quale relazione potr&agrave; stabilirsi fra la Chiesa e l'accademia (<A HREF="#43"><SUP>43</SUP></A>)? fra gli eretici e i Cristiani? &Egrave; dal portico di Salomone che la nostra dottrina trae l'origine sua (<A HREF="#44"><SUP>44</SUP></A>); fu lui stesso che ci ha insegnato che Iddio si deve cercare nella semplicit&agrave; e nella bont&agrave; del nostro cuore. Se la vedano un po' coloro che hanno messo fuori un Cristianesimo stoico, platonico, dialettico. Che bisogno abbiamo noi di ricerche, dopo Ges&ugrave; Cristo? che cosa dobbiamo richiedere noi, dopo che abbiamo avuto <A NAME="p18"><SPAN CLASS=pb>|18</SPAN></A> il Vangelo? Noi fermamente crediamo, e non sentiamo pi&ugrave; desiderio di credere oltre: perch&egrave; questo soprattutto &egrave; il canone fondamentale delia dottrina nostra: il non esservi altra cosa da credere, al di l&agrave; di ci&ograve; che gi&agrave; noi sinceramente crediamo.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C8"></A>VIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Cercate e troverete, &egrave; stato detto, ma &egrave; pur necessario intendere s&igrave; valore dell' espressione</p> <p>&para; Vengo ora dunque a quel punto, su cui si basano i nostri, per giustificare il loro principio di continua ricerca e che gli eretici cercano d'infiltrare, per indurre negli animi dubbi che possono spingerli alle loro credenze: dicono dunque costoro: &egrave; stato pur scritto &quot;cercate e voi troverete<i>" </i>(Matt. VII. 7); parole del Vangelo queste. Ricordiamo, dunque, quando il Signore pronunzi&ograve; tale frase: io credo, appunto, che ci&ograve; avvenisse agli albori della diffusione della Sua dottrina, quando ancora in tutti era forte il dubbio, se fosse stato Egli veramente il Cristo. Pietro ancora non l'aveva dichiarato &quot;Figlio di Dio (<A HREF="#45"><SUP>45</SUP></A>)" e Giovanni stesso non aveva ancora avuto <A NAME="p19"><SPAN CLASS=pb>|19</SPAN></A> l'assoluta sicurezza su di Lui. E fu giustamente che allora si disse: &quot;<i>Cercate e troverete</i>". Bisognava infatti cercare quello che era ancora sconosciuto: e ci&ograve; s'indirizzava ai Giudei (<A HREF="#46"><SUP>46</SUP></A>): era proprio a loro che si rivolgeva questa parola di rimprovero, a loro, dico, che sapevano bene dove cercare Cristo. Hanno costoro, Egli disse, Mos&egrave; ed Elia (<A HREF="#47"><SUP>47</SUP></A>); cio&egrave; a dire la legge e i profeti, annunziatori del Cristo. Dopo di che, Egli disse altrove apertamente: Esaminate le Sacre Scritture, dalle quali voi attendete la salvezza; sono quelle che parlano di Me: (<A HREF="#48"><SUP>48</SUP></A>) ecco quello che vorr&agrave; dire: cercate e troverete. Ed &egrave; chiaro anche che quel che segue, riguarda i Giudei: Bussate e vi sar&agrave; aperto: prima i Giudei erano stati ligi a Dio, poi, per le loro colpe, allontanati, cominciarono ad esser fuori dalla grazia divina. Ma i gentili non mai furono nella casa di Dio, o almeno lo erano come una goccia che cade in un secchio o un granello di polvere in un' aia (<A HREF="#49"><SUP>49</SUP></A>); ma in ogni modo ne erano sempre fuori. Ma colui che &egrave; stato sempre al di fuori, come far&agrave; a bussare l&agrave; dove non &egrave; mai stato? qual conoscenza potr&agrave; avere di una porta che non ha mai oltrepassato, n&egrave; per entrare, n&egrave; per <A NAME="p20"><SPAN CLASS=pb>|20</SPAN></A> uscire? O forse non avverr&agrave; piuttosto che busser&agrave; colui che sapr&agrave; d'essere stato oltre quella porta e d'esserne stato poi allontanato, ma che pure conosce bene dove deve bussare?</p> <p>&para; Cos&igrave; anche il precetto &quot;domandate e riceverete" conviene bene a coloro che sapevano a chi bisognasse domandare; e avrebbero ricevuto da chi aveva promesso, cio&egrave; dal D&igrave;o di Abramo, d'Isacco, di Giacobbe, che i gentili non conoscevano, pi&ugrave; di quello che non conoscessero le promesse di Lui. Ed era per questo che il Signore parlava al popolo d'Israele: io non sono stato inviato che per le pecorelle smarrite della casa di Israele (<A HREF="#50"><SUP>50</SUP></A>). Egli non gettava ancora ai cani il pane dei Suoi figli (<A HREF="#51"><SUP>51</SUP></A>): Egli ancora non aveva ordinato di camminare, per rintracciare le nazioni tutte; e se pure alla fine comand&ograve; ai Discepoli d'andare a insegnare e a portare il Sacramento del Battesimo ai gentili, dopo che costoro avessero ricevuti in s&egrave; i doni dello Spirito Santo, del Paracleto, che avrebbe dovuto condurl&igrave; al lume di ogni pi&ugrave; fulgida verit&agrave; (<A HREF="#52"><SUP>52</SUP></A>), questo tende in fondo allo stesso suo scopo, sempre: che se gli Apostoli stessi, destinati come maestri alle <A NAME="p21"><SPAN CLASS=pb>|21</SPAN></A> genti, dovevano essi stessi ricevere come loro guida lo Spirito Santo, il Paracleto, tanto pi&ugrave; varr&agrave; l'espressione &quot;cercate e troverete" nel nostro riguardo, in quanto la dottrina doveva arrivare a noi direttamente dagli Apostoli, che a loro volta l'attingevano dallo Spirito Santo. Tutte le parole del Signore sono indirizzate a tutti gli uomini, certamente, e attraverso i Giudei sono arrivate a noi; ma nella loro massima parte, esse, dal momento che sono rivolte ai Giudei personalmente, non rappresentano per noi, a dirla con tutta verit&agrave;, un ammonimento, quanto invece hanno la forza dell'esempio.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C9"></A>IX.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Nulla &egrave; da ricercare, dopo che siamo giunti all'intelligenza della dottrina di Cristo</p> <p>&para; Ma ormai, io, proprio di mia spontanea volont&agrave;, mi allontano e abbandono la posizione su cui mi ero posto dianzi. Ecco: il precetto &quot;cercate e troverete (<A HREF="#53"><SUP>53</SUP></A>) " &egrave; rivolto, cos&igrave;, in generale, a tutti; ammettiamo ci&ograve;: ma anche pensando cos&igrave;, la forza della mia ragione reclama che io proceda a delle <A NAME="p22"><SPAN CLASS=pb>|22</SPAN></A> considerazioni, e studi in me stesso la cosa. Non pu&ograve; esistere parola la quale discenda dalla divinit&agrave;, che manchi di tale carattere di armonia e di coerenza, da doverne cercar solo una difesa formale, senza che non dobbiamo intenderla nel significato pi&ugrave; riposto ed intimo dell'espressione. In primo luogo dunque io pongo come base questo principio: Cristo &egrave; stato Colui che ha stabilito un fondamento sicuro, unico, organico, cui le genti debbono in ogni modo prestar fede; ed &egrave; perci&ograve; doveroso farne ricerca, perch&egrave; ognuno possa, quando questo principio sia stato trovato, prestare ad esso la debita fede. Di questo principio unico, infallibile dunque la ricerca non pu&ograve; avvenire, senza che questa non abbia poi un termine. Bisogna insomma che la ricerca avvenga, finch&egrave; tu non trovi questa luce di verit&agrave;; ma quando tu l'abbia scoperta, devi ad essa credere fermamente: e non si domanda poi che tu faccia di pi&ugrave;, se non di saper custodire, con ogni diligenza, gelosamente, quello che una volta tu sia arrivato a credere. E fissa stabilmente anche questo punto nell'animo tuo: come non si debba affatto prestare ad altro fede, e perci&ograve;, come <A NAME="p23"><SPAN CLASS=pb>|23</SPAN></A> non sia necessario ricercare altro, dopo che tu abbia potuto trovare e fermare la tua fede nei principi che Cristo ha stabilito: &egrave; proprio Lui che non vuole da te altra opera che questa: che tu, appunto, non avanzi nelle tue ricerche al di l&agrave; di quanto Egli ferm&ograve; col Suo insegnamento. Ci sar&agrave; forse qualcuno che possa sollevare dei dubbi sulla dottrina che Cristo ha tramandato? Ebbene, presso di noi sta, oh! Io sappia costui, quasi in sua propria sede, quella somma di dottrine e d'insegnamenti che il Signore ci ha tramandato. Si; presso di noi! Ed &egrave; per questo che io, sicuro della rettitudine del pensier mio, mi faccio avanti pronunziando parole di esortazione per certi Cristiani, perch&egrave; essi non pensino che sia dovere di far ricerca, anche al di l&agrave; di quanto essi gi&agrave; prima pensarono che fosse loro obbligo di fare oggetto di ricerca stessa, e non diano quindi all' espressione &quot;cercate e troverete" una estensione fuori dell'ambito di un criterio logico e giusto. <A NAME="p24"><SPAN CLASS=pb>|24</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C10"></A>X.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La ricerca continua &egrave; la prova di non aver mai trovato quello che pu&ograve; soddisfare l'animo nostro</p> <p>&para; Il procedimento da seguire nella intelligenza di questa espressione, credo che si debba fermare su tre punti: quale sia il soggetto, l'essenza cio&egrave; della ricerca, come primo; eppoi il tempo, e il modo. Dico, dunque, per quel che riguarda il soggetto, che tu esamini e rifletta bene che cosa sia questo qualcosa da ricercare; per il tempo, quale sia il momento pi&ugrave; opportuno per condurre tale ricerca; per il modo, in che cosa, fra quali confini, si debba chiudere questa nostra disamina. Ecco dunque quel che devi ricercare: la dottrina che promulg&ograve; Cristo, tu, s'intende, che la debba ricercare finch&egrave; non l'abbia trovata, e colla mira assoluta di giungere alla conoscenza di quella. E puoi dire d'averla trovata, quando la luce della tua fede si riversa tutta su di lei: se tu non l'avessi trovata, non avresti potuto sentire per lei tanto ardore da prestarle credenza e, d'altra parte, non l'avresti ricercata, se non avessi avuto il desiderio vivissimo di trovarla. Cos&igrave;, se dunque <A NAME="p25"><SPAN CLASS=pb>|25</SPAN></A> cerchi spinto dal desiderio grande di trovare, e se a questo s'aggiunge che tu, trovando, sei portato a credere, col principio della fede hai troncato la via ad ogni prolungamento di ricerca, convienilo, e a ogni possibile ulteriore investigazione. Qual sia dunque il resultato stesso della ricerca &egrave; ben chiaro e stabilito: questo &egrave; il limite, il confine che a te Iddio stesso segn&ograve;: Egli non lascia che si abbia credenza in altro, diverso da quanto Egli fiss&ograve; fermamente; e perci&ograve; non permette neppure che si faccia ricerca d'altro, se non della verace dottrina Sua.</p> <p>&para; Del resto, sono stati tanti quelli che hanno insegnato delle dottrine; e, cos&igrave; stando le cose, dunque, se dobbiamo cercare tanto, per quanto possiamo trovare, noi faremo una ricerca continua, e non arriveremo mai alla vera fede. Quale sar&agrave; il punto d'arresto della nostra ricerca? dove potremo fermarci nella nostra indagine e cominciare da questo punto a credere? il frutto di questo nostro continuo investigare presso chi lo troveremo? Ci fermeremo su Marcione forse? Ma anche Valentino ci far&agrave; ricordare del precetto &quot;cercate e troverete"; sar&agrave; Valentino allora che ci <A NAME="p26"><SPAN CLASS=pb>|26</SPAN></A> fermer&agrave; colla sua dottrina? ma anche Apelle, con una uguale affermazione, eccolo a bussare alla mia mente, e cos&igrave; Ebione, Simone (<A HREF="#54"><SUP>54</SUP></A>), e tutti, uno dopo l'altro, in bell'ordine, non usano davvero di un mezzo diverso, col quale potere infiltrarsi nel mio spirito e cercare di avvicinarmi a loro.</p> <p>&para; Non potr&ograve; trovar pi&ugrave; pace in luogo alcuno, dal momento che, dovunque io volga i miei passi, mi sentir&ograve; ripetere, <i>&quot;cercate e troverete</i>"; quasi che, cos&igrave;, in nessun luogo e non mai pi&ugrave; io potessi raggiungere quello che Cristo ferm&ograve; in questo Suo precetto: che si deve pur ricercare quello cui bisogna tributare poi ardore di fede.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C11"></A>XI.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Si discute sempre sci principio <i>&quot;</i>cercate e troverete"</p> <p>&para; Ed ecco che impunemente si vaga di errore in errore, come ciechi che vadano brancolando, quando non si cada veramente in qualche cosa di colpevole; per quanto anche questo andar vagando, d&igrave; per s&egrave; stesso, abbia gi&agrave; qualche cosa di colpevole. Ma andare errando qua e l&agrave; si pu&ograve; anche fare, nella pi&ugrave; <A NAME="p27"><SPAN CLASS=pb>|27</SPAN></A>&nbsp; completa impunit&agrave;, da chi poi non lascia decisamente niente di sostanziale. Ma se io ho prestato credenza a quello che pur dovevo credere, eppoi di nuovo penso di dovermi dare ad altra ricerca, significa che io ho speranza di poter trovare qualche altra cosa, e ci&ograve; non vi sarebbe ragione di sperarlo mai, se non nel caso che io, che pur pensavo di credere, viceversa, non avessi affatto fermezza e fervore di fede; oppure, che io abbia abbandonato quello che precedentemente credevo. Abbandonando dunque i principi cui prima avevo prestato la mia fede, &egrave; chiaro che io mi rendo colpevole di apostasia. Lo dir&ograve; una volta per tutte: nessuno vi &egrave; che possa far ricerca, se non colui che, o non ebbe mai lume di vera fede, o che, avutala, la perdette. Quella vecchietta ricordata nel Vangelo, delle dieci dramme che aveva, ne perse una, e perci&ograve; la ricercava; ma appena l'ebbe ritrovata, non la cerc&ograve; pi&ugrave;, naturalmente (<A HREF="#55"><SUP>55</SUP></A>). Un tale non aveva pane, e perci&ograve; buss&ograve; alla porta di colui al quale egli era vicino; ma quando la porta gli fu aperta ed egli ebbe il pane, smise di picchiare (<A HREF="#56"><SUP>56</SUP></A>). E una povera donna vedova, che non era stata ammessa all'udienza, preg&ograve; <A NAME="p28"><SPAN CLASS=pb>|28</SPAN></A> ripetutamente il giudice, ch&egrave; la volesse ascoltare; ma non preg&ograve; pi&ugrave;, allorch&egrave; ella ottenne di esser sentita (<A HREF="#57"><SUP>57</SUP></A>). E cosi &egrave; chiaro che c'&egrave; pure un limite anche nel rivolgere le nostre richieste, e nel picchiare alla porta altrui, e nella ricerca alla quale noi ci abbandoniamo. A chi domanda sar&agrave; dato, cos&igrave; la Scrittura; a chi bussa sar&agrave; aperto, e chi cercher&agrave;, trover&agrave;. Chi insiste nel cercar sempre, intenda, dunque, perche non potr&agrave; mai trovare; perch&egrave; cerca appunto l&agrave; dove egli non trover&agrave;; e colui che picchia, veda perch&egrave; la porta non si aprir&agrave; mai di faccia a lui; perch&egrave; picchia proprio l&agrave; dove non vi &egrave; alcuno che possa aprire; ed anche &egrave; lo stesso per colui che domanda sempre: perch&egrave; non sar&agrave; costui dunque ascoltato? perch&egrave; chiede a chi non pu&ograve; dare ascolto.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C12"></A>XII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Non cerchiamo mai oltre quello che pu&ograve; dare la vera luce della Fede</p> <p>&para; Ammettiamo pure che noi dobbiamo fare ricerca ora e sempre...; ma dove dobbiamo volgere le nostre ricerche? ci dobbiamo voltare agli eretici? ma se presso di loro tutto <A NAME="p29"><SPAN CLASS=pb>|29</SPAN></A> &egrave; contrario, almeno lontanissimo, dalla vera nostra credenza! o se a noi &egrave; perfino proibito di avvicinarci a loro! Qual mai servo ci sar&agrave;, che speri di ricevere aiuto e sostentamento da persona estranea, per non dir nemica, al suo padrone? E ci sar&agrave; forse mai un soldato che da sovrani non amici, per non dir nemici, vada a chieder doni o il compenso in denaro che gli spetta? bisogna, per far questo, che costui sia un disertore, un fuggiasco, un ribelle.</p> <p>&para; Era pur nell'interno della sua casa che quella vecchierella cercava la dramma smarrita; l'altro, che aveva bisogno di pane, picchiava alla porta del suo vicino, e quella vedovella chiedeva ad un giudice, fosse stato pur severo, ma che non era nemico. Non c'&egrave; nesssuno che possa essere istruito da ci&ograve; che porta in s&egrave; un germe di distruzione e d&igrave; negazione: nessuno vi &egrave; che possa ricever luce da chi vive avvolto nelle tenebre. Cerchiamo dunque, si, ma nel campo che possiamo dir nostro esclusivamente, dai nostri, e in questioni nostre, e guardiamo che si debba trattare solamente di ci&ograve; che, pur restando <A NAME="p30"><SPAN CLASS=pb>|30</SPAN></A> integra e intatta ogni regola di fede, possa esser posto in discussione.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C13"></A>XIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La Regola di <i>lede</i></p> <p>&para; &Egrave; proprio questa <i>regola di fede, </i>che noi professsiamo come base della difesa nostra: &egrave; essa che ci da la linea nella nostra ferma credenza.</p> <p>&para; Che vi &egrave; un Dio solo, creatore del mondo, ne alcun altro al di fuori di Lui. Questi ha tratto il tutto, esistente nell'Universo, dal nulla per mezzo del Verbo Suo, generato al principio delle cose tutte: Figlio Suo fu chiamato questo Verbo, e nel nome di Dio apparve ai Patriarchi sotto varie figure; in ogni tempo fu ascoltato dai Profeti, e di poi discese per lo spirito e virt&ugrave; di Dio padre, in Maria Vergine, e nel seno di Lei divenne carne e da Essa ebbe vita Ges&ugrave; Cristo. E nuova legge Egli promulg&ograve; alle genti, e formul&ograve; una nuova promessa di un Regno dei Cieli; fece dei miracoli, fu posto in croce, ma nel terzo giorno della Sua morte risorse, e ascese in Cielo, dove sed&egrave; alla destra del Padre Suo; e mand&ograve; in <A NAME="p31"><SPAN CLASS=pb>|31</SPAN></A> terra la potenza dello Spirito Santo, in vece Sua, ch&egrave; fosse la guida di tutti i credenti. Egli poi ritorner&agrave; in pieno fulgore di gloria e di luce per prendersi i Santi e condurseli ai frutti della vita eterna e delle celesti promesse, e per giudicare i profani, pronunciando contro di loro la condanna del fuoco eterno, dopo aver compiuta la restituzione dei corpi agli uni e agli altri.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C14"></A>XIV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La regola d&igrave; fede &egrave; cio che pienamente soddisfa l'anima nostra, senza andar pi&ugrave; oltre cercando.</p> <p>&para; Questa &egrave; stata la regola che Cristo ha stabilito; ed io ve lo prover&ograve;; ed essa non pu&ograve; dar luogo fra noi a controversie o a questioni di sorta, al di fuori di quelle che vengono sollevate dalle eresie, che creano gli eretici,</p> <p>&para; Del resto, se la base della regola di fede rester&agrave; inalterata, potrai anche discutere, esaminare, considerare quanto sar&agrave; di tuo piacimento, se qualche cosa in essa potr&agrave; per te rivestire carattere di ambiguit&agrave; o sembrarti avvolta in un velo di oscuro. &Egrave; vero <A NAME="p32"><SPAN CLASS=pb>|32</SPAN></A> certamente che vi &egrave; qualche dotto, nostro fratello, che ha avuto il dono di conoscere i segreti della pi&ugrave; profonda saggezza; vi &egrave; pur qualcuno, dico, che ha familiarit&agrave; con chi possiede esperienza di simili questioni; e che &egrave; preso, con voi, forse, dal desiderio di ricercare troppo avidamente. Ma, in fondo in fondo, &egrave; meglio ignorare qualche cosa, piuttosto che venire poi a conoscere quello che non s&igrave; deve, dal momento che tu sai gi&agrave; quello che a te &egrave; doveroso sapere. Il Signore ha detto: &egrave; la tua fede quella che ti ha salvato (<A HREF="#58"><SUP>58</SUP></A>), non l'esame delle Scritture, che nella tua abilit&agrave; hai condotto con sottigliezza di spirito critico. In che cosa consiste la fede? nella regola della fede stessa. Essa ha la sua legge, e la salvezza ti viene appunto dall'osservanza scrupolosa di questa: ma l'abilit&agrave; nell'interpretazione della Scrittura, risiede solo in un principio di curiosit&agrave;, e il suo prestigio l'att&igrave;nge solo dal potere acquistare il nome di uomo saggio ed erudito: ma, di fronte alla fede, la ricerca abile e sottile ceda le armi, e la gloria lasci il passo alla salvezza: almeno esse non facciano chiasso e non frappongano ostacoli; se ne stiano in tutta pace. &Egrave; raggiungere il grado pi&ugrave; alto <A NAME="p33"><SPAN CLASS=pb>|33</SPAN></A> di sapienza, il non saper nulla che possa opporsi o contrastare alla regola d&igrave; fede.&nbsp;</p> <p>&para; Ebbene; supponiamo ora che gli eretici non siano i nemici dichiarati della verit&agrave; e che a noi non sia fatto obbligo alcuno di fuggirli; ma che cosa &egrave;, insomma, questa nostra relazione con gente che confessa apertamente di dover ricercare ancora (<A HREF="#59"><SUP>59</SUP></A>)? Se essi sono sinceri nell'affermare che ancora hanno ardore di ricerca, ci&ograve; significa manifestamente che fino ad ora non hanno trovato niente di sicuro, e perci&ograve; anche quelle parti di dottrina che sembrano intanto considerare come inalterabili, non possono, viceversa, convincerci che nell'animo loro non serpeggi il dubbio, perche essi appunto sono sotto l'affanno tormentoso di ricerche nuove. E tu, dunque, che vai cercando, o cristiano, e rivolgi lo sguardo a coloro che pur vanno vagando nella ricerca stessa, tu, con loro, siete avvolti nelle tenebre del dubbio, e, incerti, vi rivolgete a chi sta in maggiore incertezza della vostra, ed &egrave; quindi inevitabile che come ciechi, guidati da ciechi, voi precipitiate nell'abisso (<A HREF="#60"><SUP>60</SUP></A>). Ma essi vogliono trarci in inganno e usano di questo mezzo: noi ricerchiamo ancora, dicono; e <A NAME="p34"><SPAN CLASS=pb>|34</SPAN></A> questo, per far penetrare fra noi i loro scritti, sperando appunto nel nostro intimo turbamento, che potrebbe derivare da questa ansia tormentosa della ricerca; ma dopo, quando hanno fatto tanto di giungere all'animo nostro, ecco che essi tosto si ergono a difensori, a sostenitori di ci&ograve; che prima dicevano formare ancora l'oggetto della loro ricerca. A noi dunque sta di confutarli con tanta energia ed efficacia, cos&igrave; che essi sappiano che noi intendiamo sconfessare, non Cristo, ma costoro. Cercano essi ancora? evidente indizio che nulla essi possiedono di sicuro, e se nulla hanno di ben saldo nel loro spirito, essi non hanno mai creduto, e se non hanno avuto sicurezza e fermezza di fede, a loro non s'addice il nome di Cristiani, Hanno forse essi nel loro spirito una base di fede e tuttavia affermano di dover cercare ancora per sostenerla e difenderla? ebbene, ci&ograve; significa che costoro, prima di procedere alla difesa della credenza loro, la vengono implicitamente a negare, perch&egrave;, finch&egrave; sono dediti a <i>ricercare </i>ancora, riconoscono, confessano di non aver mai fermamente creduto. E chi non pu&ograve; dunque dirsi Cristiano neppure per s&egrave; stesso, quanto potr&agrave; dirsi, a <A NAME="p35"><SPAN CLASS=pb>|35</SPAN></A> maggior ragione, nei riguardi nostri? Di quale verit&agrave; possono parlare coloro che s'avvicinano a lei coll'inganno? possono farsi difensori, sostenitori di una verit&agrave;, essi che intendono trarre questa stessa dalla menzogna? Ma, si dir&agrave;: eppure, anche essi si appoggiano alle Sacre Scritture e da queste pretendono di ricavare ogni argomento di persuasione...; ed &egrave; logico infatti: come evidentemente potrebbero parlare di argomenti di fede, se non si appoggiassero alle Scritture Sacre?</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C15"></A>XV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Bisogna energicamente difendersi contro gii eretici</p> <p>&para; La questione &egrave; proprio nel suo momento culminante: qua noi tendevamo, del resto; e con questa trattazione preliminare volevamo appunto dare soltanto inizio a ci&ograve; che costituisce il corpo dell'argomento nostro, per giungere poi alla lotta decisa su quei punti nei quali i nostri avversar&icirc; sono soliti provocarci. Ecco che essi tirano fuori le Sacre Scritture, e, con questa loro audace sicurezza, l&igrave; per l&igrave;, possono anche riuscire ad impressionare taluni: nell'accanimento della lotta poi, anche <A NAME="p36"><SPAN CLASS=pb>|36</SPAN></A> su chi ha forza di resistenza, producono un senso di stanchezza; riescono a fiaccare i deboli e a portarli con loro; quelli poi che non posseggono uno spirito veramente deciso e sicuro, li lasciano in un'intima perplessit&agrave; e in un dubbio triste e angoscioso. Noi dobbiamo precluder loro questa strada, senza indugio, sopratutto; dobbiamo impedire agli eretici che essi possano scendere a qualunque discussione che riguardi le Sacre Scritture. Se i Libri Sacri costituiscono il fulcro della loro potenza, perch&egrave; essi se ne possano servire, &egrave; necessario prima esaminare e considerare perfettamente a chi spetti il possesso delle Sacre Scritture; e questo, per evitare che di esse possano usufruire coloro ai quali minimamente spettano.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C16"></A>XVI.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le Sacre Scrittore hanno avuto dagli eretici falsa interpretazione</p> <p>&para; Potrebbe sembrare eventualmente che, per una certa debolezza, intrinseca alla causa da me sostenuta o per un certo tal qual desiderio di portare la discussione su un campo <A NAME="p37"><SPAN CLASS=pb>|37</SPAN></A> un po' diverso, io abbia posto questa questione preliminare: ma dal lato mio militano ragioni fermissime e incrollabili e, sopratutte, questa: che la fede nostra presenta il pi&ugrave; assoluto ossequio all'Apostolo Paolo, il quale proibisce decisamente che si facciano discussioni (<A HREF="#61"><SUP>61</SUP></A>), che si presti orecchio a qualunque voce di novit&agrave; potesse giungerci, e che si abbia in certo modo relazione con chi &egrave; macchiato d'eresia, dopo, che noi abbiamo una sola volta cercato di correggerlo (<A HREF="#62"><SUP>62</SUP></A>), e di trarlo dall' errore; non per&ograve; dopo aver sostenuto con lui discussioni intorno alla diversit&agrave; di dottrina. Mi pare che in tal modo ogni principio di disputa sia senz'altro dall'Apostolo condannato, dal momento che ci ha proprio indicato egli stesso, come unica ragione di potere avvicinar gli eretici, quella d&igrave; tentare una volta d&igrave; correggerli: una sola volta dico, ed &egrave; chiaro, perch&egrave;, chi &egrave; eretico, non si pu&ograve; considerare Cristiano. Quindi non &egrave; con lui da adoperarsi il sistema che si pu&ograve;, invece, usare con chi &egrave; Cristiano, di una correzione ripetuta cio&egrave; per due o tre volte e alla presenza di due o tre testimoni (<A HREF="#63"><SUP>63</SUP></A>): con lui non c'&egrave; ragione di discussione: &egrave; solo il dovere di correzione che <A NAME="p38"><SPAN CLASS=pb>|38</SPAN></A> noi, una volta, possiamo tentare con chi &egrave; macchiato di eresia. Ma del resto, e volendo concludere, questa disputa sulle Scritture non credo porti ad utilit&agrave; alcuna, se non quella di confondere e di turbare il cuore e la mente.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C17"></A>XVII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Ancora sulla falsa interpretazione che gli eretici fanno dei Libri Sacri</p> <p>&para; L'eresia non riconosce certe parti delle Sacre Scritture, e quelle che ammette, le travisa secondo quello a cui essa mira, con aggiunte o con sottrazioni: anche se le riconosce dunque in massima, siamo ben lontani dal carattere della assoluta integrit&agrave;, e quando anche le riconosca talvolta nella loro piena organicit&agrave; e compattezza, purtuttavia viene poi a mutarle, dando alle singole espressioni, interpretazioni che fanno deviare dalla verit&agrave;. &Egrave; un'offesa alla verit&agrave; che si compie, sia che il senso venga alterato, sia che l' eretico scriva cosa che non corrisponda al vero: &egrave; pur logico del resto e necessario che gli eretici, nel loro stolto e vano congetturare, non vogliano <A NAME="p39"><SPAN CLASS=pb>|39</SPAN></A> riconoscere m alcun modo giusti, quei punti delle Scritture, dai quali essi verrebbero ad esser convinti di falsa dottrina. Chi segue eresia si basa, certamente, su quei punti, i quali hanno prima tratto, a bella posta, con falsa interpretazione, alle loro dottrine, oppure su quei luoghi che si prestano a questo gioco per il doppio significato che presentano.</p> <p>&para; A che cosa crederai di arrivare, quale vantaggio pensi di ottenere tu che hai una conoscenza e un'esperienza grande dei Libri Sacri, a discutere cogli eretici, dal momento che costoro non vi sar&agrave; parola che non neghino, fra quelle che tu affermi e sostieni? quando la loro difesa si fermer&agrave; proprio su quei punti che tu non approverai? Perderai il fiato e null'altro nella disputa che ingaggerai; non raggiungerai scopo alcuno, se non quello d'inquietarti, nel sentire uscire dalle loro labbra tante bestemmie.&nbsp;&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C18"></A>XVIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">A nulla gioverebbero le discussioni con gli eretici</p> <p>&para; Pensiamo ora a colui, per il quale, <A NAME="p40"><SPAN CLASS=pb>|40</SPAN></A> eventualmente, voi affrontate la d&igrave;sputa sulla questione delle Sacre Scritture: perch&egrave; volete rinsaldare la fede di lui, che oscilla in qualche dubbio? io mi domando: egli si orienter&agrave; verso la luce della verit&agrave; o non piuttosto nuovamente alle credenze eretiche? Egli rimarr&agrave; certamente incoraggiato dal fatto che potr&agrave; accorgersi benissimo che tu non hai avuto vantaggio alcuno sul tuo avversario: e infatti, essendovi stata tra le parti contendenti forse una stessa efficacia di negazioni e di affermazioni, ma certo un resultato alla pari, costui, dal contrasto cui ha assistito, se ne partir&agrave; con nell'anima un'incertezza ancora maggiore, e senza davvero conoscere da qual parte egli debba intendere l'eresia. Eppoi agli argomenti che noi portiamo contro gli eretici, questi possono, naturalmente, opporcene altri per parte loro, perche ne viene per necessit&agrave; che essi sostengano che siamo proprio noi a presentare le Scritture alterate o a dare ad esse false interpretazioni: &egrave; la verit&agrave;, infatti, che essi pretenderebbero di difendere, precisamente come la difendiamo realmente noi. <A NAME="p41"><SPAN CLASS=pb>|41</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C19"></A>XIX.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Senza scendere a discussioni cogli eretici, i Libri Sacri non sono possesso assoluto di noi Cristiani?</p> <p>&para; Non andiamo dunque a ricercare le Sacre Scritture; non dobbiamo noi sostenere discussioni in un campo in cui la vittoria non &egrave; possibile riportarla in tutto il suo splendore, ed essa in ogni modo risentirebbe certamente di un carattere di dubbio e d'incertezza. Del resto per&ograve;, anche se questo studio attento, questo esame condotto sui Libri Sacri, non andasse a finire nella conclusione che ciascuna delle due parti avversarie rimanesse salva sulla sua posizione, prima di tutto, il procedimento normale della questione richiede che si stabilisca definitivamente questo punto: &egrave; proprio ci&ograve; che rappresenta il fulcro di ogni d&igrave;sputa: chi &egrave; il detentore di un principio vero e infallibile di fede? le Scritture a chi appartengono veramente? questa norma di vita, questa disciplina, per la quale e dalla quale sorgono i fedeli in Cristo, da chi c'&egrave; stata data? quali uomini ne sono stati i diffusori? quando e a chi &egrave; stata essa affidata? l&agrave; dunque, dove si dimostreranno essere i possessori e i seguac, <A NAME="p42"><SPAN CLASS=pb>|42</SPAN></A> della disciplina e della pi&ugrave; pura e sincera fede cristiana, ivi si potr&agrave; dire che si riscontri la luce di verit&agrave; delle Sacre Scritture, la comprensione esatta di esse, la retta intelligenza, insomma, di ogni cristiana tradizione.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C20"></A>XX.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Cristo e gli Apostoli: loro missione</p> <p>&para; Chiunque sia Ges&ugrave; Cristo - mi sia permessa, per ora, l'espressione che io uso -, il Signor nostro, Figlio di D&igrave;o, qualunque Esso sia, Dio e uomo, qualunque sia la materia di cui Esso, come uomo, si sia rivestito, Maestro di una fede, qualunque essa voglia essere, e che ci assicur&ograve; una ricompensa, qualunque essa sia per essere, durante il Suo soggiorno sulla terra, Egli manifest&ograve; che cosa fosse, che cosa fosse stato, quale la volont&agrave; del Padre Suo, che Egli seguiva, quali i doveri a cui l'uomo doveva piegarsi e che doveva compiere: e tutto ci&ograve; Costui lo rendeva chiaro ed aperto, parlando o in mezzo al popolo o ai Suoi discepoli, in disparte. Egli ne aveva prescelti dodici e li teneva sempre presso di s&egrave;: non si staccarono mai dal fianco del Maestro: li aveva <A NAME="p43"><SPAN CLASS=pb>|43</SPAN></A> scelti, perch&egrave; fossero maestri alle genti e diffusori della dottrina divina. Uno di essi venne allontanato, ma agli altri undici, nel ritornare al Padre Suo dopo la Resurrezione, comand&ograve; di andare nelle varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (<A HREF="#64"><SUP>64</SUP></A>). E gii Apostoli s&ugrave;bito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati, m&egrave;ssi] in luogo di Giuda, che era stato cacciato, sortirono Mattia come loro dodicesimo compagno (<A HREF="#65"><SUP>65</SUP></A>), secondo quanto anche era stato profetizzato, come si legge nel salmo di David (<A HREF="#66"><SUP>66</SUP></A>). Avendo ricevuto la promessa virt&ugrave; dello Spirito Santo per compiere i dovuti miracoli e diffondere la fede in ogni linguaggio (<A HREF="#67"><SUP>67</SUP></A>), fu dapprima in Giudea che, fermata la grande parola di fede in Ges&ugrave; Cristo, stabilirono quivi le prime radunanze di fedeli, e d&igrave; poi si sparsero in tutto il mondo e bandirono alle genti il Verbo della nuova credenza, della nuova regola di vita. E Chiese sorsero in ogni citt&agrave;; e da queste trassero e accesero la favella vivace e inestingu&igrave;bile della dottrina e della fede in Cristo tutte le altre radunanze di fedeli, ed ogni giorno vi attingono forza nuova per poter divenire vere <A NAME="p44"><SPAN CLASS=pb>|44</SPAN></A> Chiese. Ed ecco che, per questo, esse saranno denominate Apostoliche, come figlie dirette delle Chiese che dagli Apostoli ebbero prima loro origine. Tutto deve portare l'impronta della origine sua, &egrave; necessario. Che cosa rappresentano tante Chiese e cos&igrave; importanti, sia pure, se non sempre, quella prima dagli Apostoli fondata e dalla quale hanno poi tratto loro vita e sviluppo le altre tutte? Tutte sono primitive dunque, Apostoliche tutte e tutte insieme non fanno che confermare il principio della maggiore e possente unit&agrave;: e in esse &egrave; la parola perenne di pace e d'amore; fra gli uomini, da esse si parte il principio della pi&ugrave; assoluta fratellanza umana, dunque; esse parlano il linguaggio della maggiore e pie affettuosa ospitalit&agrave;. E questi, che poi son divenuti veri diritti, non altra regola possono invocare, all'infuori di quella che pu&ograve; derivare da una tradizione unica di uno stesso sacro principio.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C21"></A>XXI.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Fondamente della PRESCRIZIONE contro gli eretici</p> <p>&para; &Egrave; da qui, da ogni considerazione esposta, <A NAME="p45"><SPAN CLASS=pb>|45</SPAN></A> che noi facciamo movere la nostra <i>prescrizione </i>contro gli eretici. &Egrave; pure vero che Ges&ugrave; Cristo inviasse gli Apostoli a predicare la sua dottrina (<A HREF="#68"><SUP>68</SUP></A>). Ebbene: noi non dobbiamo accettare altri, all' infuori di loro, come divulgatori di essa. Chi pu&ograve; conoscere il Padre se non il Figlio Suo e quelli a cui il Figlio lo rivel&ograve; (<A HREF="#69"><SUP>69</SUP></A>)? E sembra che a nessun altro, se non agli Apostoli, il Figlio abbia rivelato i! Padre Suo. Ad essi poi d&egrave;tte l'incarico della predicazione e di divulgare, s'intende, ci&ograve; che era stato loro manifestato. Ci&ograve; che essi, dunque, bandiscono alle genti, &egrave; quello che Cristo rivel&ograve; all'intelligenza loro; ed &egrave; da questo punto anche che noi possiamo alzare il nostro grido di prescrizione, in quanto non deve esser possibile conoscere la verit&agrave; della dottrina di Cristo, se non ricorrendo alle Chiese che gli Apostoli fondarono e dove essi ammaestrarono i fedeli, sia colla voce viva ed ardente, sia rivolgendosi poi con lettere alle genti. Se dunque le cose stanno esattamente cos&igrave; ne risulta che ogni dottrina, la quale si accordi ai principi di quelle Chiese Apostoliche Madri, sorgenti di ogni fede pi&ugrave; pura, si deve riconoscere come veritiera: essa <A NAME="p46"><SPAN CLASS=pb>|46</SPAN></A> contiene in s&egrave;, senza dubbio alcuno, ci&ograve; che le Chiese attinsero dal labbro degli Apostoli, ci&ograve; che a loro volta gii Apostoli colsero dalle labbra di Ges&ugrave;, ci&ograve; che infine Ges&ugrave; attinse da Dio. E si pu&ograve; affermare, senz' altro, falsa ogni dottrina che si schieri contro la verit&agrave; della Chiesa e quindi contro la parola degli Apostoli, di Cristo, di Dio. Quello che ci resta da dimostrare &egrave; questo appunto: che la dottrina nostra, di cui prima abbiamo dato la regola di fede, trae l'origine sua dalla pura tradizione apostolica e che quindi, posto questo riconoscimento, tutte le altre dottrine vengono infirmate come false, in quanto traggono loro sorgente da principi non veri. Noi siamo nel rapporto pi&ugrave; intimo colle Chiese Aposto-liche, perch&egrave; la nostra dottrina non &egrave; in alcun punto diversa dalla loro: questa &egrave; la prova sicura dell'assoluta verit&agrave;.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C22"></A>XXII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La dottrina degli Apostoli in tutta la sua importanza</p> <p>&para; La prova di quanto asseriamo &egrave; cos&igrave; chiara che, appena sia apertamente esposta, non c'&egrave; affatto bisogno di contrastare in qualche modo. <A NAME="p47"><SPAN CLASS=pb>|47</SPAN></A> Ma, come se ormai la prova nostra non risplendesse gi&agrave; nel suo fulgore di verit&agrave;, alla parte avversaria noi vogliamo concedere di mettere fuori gli argomenti loro, dal momento che essi pensano di potere infirmare la nostra prescrizione contro l'eresie. Gli Apostoli non hanno avuto una conoscenza completa di tutta la dottrina del Signore, essi dicono; ecco uno dei loro punti essenziali: ma poi, come scossi intimamente da un accesso di pazzia, cambiano il loro pensiero e, contrariamente a quanto prima avevano sostenuto, affermano che gli Apostoli hanno avuto bens&igrave; la conoscenza completa della dottrina del Signore, ma non hanno comunicato, partecipato agli altri la loro dottrina nella sua integrit&agrave;. Ma, in ambedue i casi, essi gettano biasimo sulla figura di Cristo, il quale avrebbe inviati gli Apostoli o non forniti di una conoscenza assoluta, o avrebbe dato incarico della diffusione della dottrina a spiriti che l'alterarono, forse attraverso la sottigliezza del loro pensiero. Ma chi potr&agrave; mai credere, che sia fornito di un retto discernimento, che non siano stati in possesso dell'integrit&agrave; e della completezza della dottrina, <A NAME="p48"><SPAN CLASS=pb>|48</SPAN></A> quelli che il Signore scelse a maestri, e che li tenne compagni, con Lui sempre, e Lo seguirono e vissero in compagnia Sua fedelmente? E con loro si confidava di ogni segreto, senza fame parte ad altri, dicendo appunto che a loro solamente sarebbe stato concesso di penetrare i misteri, che li popolo invece non avrebbe dovuto e potuto conoscere (<A HREF="#70"><SUP>70</SUP></A>). Qualcosa sar&agrave; dunque rimasta nascosta a Pietro? A Pietro, <i>pietra </i>di quella Chiesa che avrebbe avuto da lui sua consistenza e sua base? Che poteva, ripeto, essere occulto a lui, che aveva avuto le Chiavi del Regno dei Cieli e la facolt&agrave; di legare e d&igrave; sciogliere sulla terra e nei Cieli (<A HREF="#71"><SUP>71</SUP></A>)? E qualcosa avr&agrave; forse potuto rimanere nascosta a Giovanni? egli era il pi&ugrave; caro al Signore suo, fra i Discepoli; egli pot&egrave; posar la sua testa sul cuore del Signore (<A HREF="#72"><SUP>72</SUP></A>); a lui il Signore, di preferenza, indic&ograve; Giuda come quegli che l'avrebbe tradito; Giovanni fu quegli che il Signore indic&ograve; a Maria, come chi avrebbe dovuto tenere presso di Lei (<A HREF="#73"><SUP>73</SUP></A>) in luogo del Figliuol Suo. Che cosa pot&egrave; rimanere occulto a quelli ai quali Egli manifest&ograve; il fulgore della Sua gloria, e Mos&egrave; ed Elia e la voce stessa del Signore, Padre Suo (<A HREF="#74"><SUP>74</SUP></A>), <A NAME="p49"><SPAN CLASS=pb>|49</SPAN></A> la quale scendeva dal Cielo? Non che Ges&ugrave; avesse gli altri Apostoli in minore considerazione, ma perch&egrave; ogni parola deve stare salda sulla testimonianza di tre (<A HREF="#75"><SUP>75</SUP></A>). Allora ignorarono qualche cosa anche quelli ai quali il Signor nostro, dopo che fu resuscitato, volle, nella Sua immensa bont&agrave;, cammin facendo, spiegare tutte le Scritture Sacre (<A HREF="#76"><SUP>76</SUP></A>).&nbsp;</p> <p>&para; Aveva s&igrave;, detto il Signore una volta: ho molte cose ancora da dirvi, ma voi ora non siete in grado di comprenderle (<A HREF="#77"><SUP>77</SUP></A>): ma aveva anche aggiunto: quando discender&agrave; quello Spirito di luce e di verit&agrave;, questo stesso vi aprir&agrave; la conoscenza ad ogni vero. E cos&igrave; dimostr&ograve; chiaramente che non potevano ignorare nulla, coloro ai quali aveva pure assicurato che sarebbero giunti alla conoscenza della verit&agrave; integralmente, per mezzo dello Spirito Santo, sorgente appunto del vero. E la promessa fu mantenuta e gli Atti degli Apostoli sono l&igrave; a provare la discesa dello Spirito Santo (<A HREF="#78"><SUP>78</SUP></A>). Chi non riconosce questa parte delle Sacre Scritture, non pu&ograve; essere dello Spirito Santo, come chi appunto ignora come Esso sia disceso sulla terra, agli Apostoli. E poi, come costoro possono difendere e sostenere in <A NAME="p50"><SPAN CLASS=pb>|50</SPAN></A> qualche modo la Chiesa di Cristo, dal momento che essi non sanno e quando e da quali principi abbia tratto l'origine sua e la sua forza questo organismo? Ma per gli eretici &egrave; preferibile non possedere le prove di quello che essi sostengono, piuttosto che esser costretti, di fronte all'evidenza delle prove, a rinunziare alle falsit&agrave; che essi inventano.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C23"></A>XXIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Accuse degli eretici contro la pretesa ignoranza degli Apostoli</p> <p>&para; Vogliono essi, ad esempio, addurre come argomento di lor difesa la non perfetta conoscenza che gli Apostoli ebbero della dottrina cristiana e per questo, ricordano come Pietro e i seguaci suoi fossero stati rimproverati da Paolo (<A HREF="#79"><SUP>79</SUP></A>). Appunto, essi dicono, perche qualche differenza d'indirizzo si riscontrava fra loro, onde ne traggono che la conoscenza loro poteva avere una completezza maggiore: come dov&egrave; appunto essere il caso di Paolo, allorch&egrave; ebbe parole di rimprovero per chi Paveva preceduto nell'apostolato. Ma in primo luogo io potrei ben rispondere a questa gente, che non riconosce gli Atti degli Apostoli: voi <A NAME="p51"><SPAN CLASS=pb>|51</SPAN></A> dovete dimostrare qual sia codesto Paolo e che cosa sia stato prima di essere Apostolo e in qual modo lo sia divenuto, dal momento che &egrave; chiaro che costoro si servono dell'autorit&agrave; sua, moltissimo, anche in altre questioni. &Egrave; lui stesso che ci dice che da persecutore divenne Apostolo (<A HREF="#80"><SUP>80</SUP></A>), ma questo pu&ograve; anche non essere sufficiente, a chiunque voglia prestar fede a qualcosa, dopo aver bene considerato ed esaminato ogni lato della questione stessa: eppoi sappiamo che neppure il Signore fece testimonianza su s&egrave; stesso (<A HREF="#81"><SUP>81</SUP></A>). Ma supponiamo pure che essi, appunto per credere contrariamente ai dettami delle Scritture, non fondino affatto le loro credenze sulle Scritture stesse; ma ci dimostrino almeno come in seguito al fatto della riprensione rivolta da Paolo a Pietro, sia stata introdotta da Paolo un'altra forma di Vangelo, diversa da quella che Pietro e gli altri Discepoli avevano gi&agrave; insegnato. Ma ben diversamente and&ograve; la cosa: la verit&agrave; fu che Paolo, che da persecutore era divenuto sostenitore e diffusore della dottrina di Cristo, &egrave; presentato da fratelli ad altri fratelli: &egrave; considerato uno dei loro (<A HREF="#82"><SUP>82</SUP></A>); egli viene dunque accolto da quelli <A NAME="p52"><SPAN CLASS=pb>|52</SPAN></A> che avevano dagli Apostoli ricevuto il Verbo della fede, viene ammesso nella societ&agrave; loro, e in seguito Paolo, come egli stesso ci racconta (<A HREF="#83"><SUP>83</SUP></A>), per conoscere Pietro, sale a Gerusalemme: era un dovere e un diritto nel tempo medesimo, come quegli che partecipava della stessa fede e della stessa predicazione. E costoro non avrebbero certamente provato un senso di soddisfazione e non avrebbero avuto lieta meraviglia che Paolo, da persecutore, militasse ora nelle file dei predicatori (<A HREF="#84"><SUP>84</SUP></A>) e dei diffonditori della fede, se dalle sue labbra avessero sentito uscire qualcosa di contrario ai principi fondamentali della loro dottrina; e non avrebbero innalzato inni di lode e di gloria al Signore (<A HREF="#85"><SUP>85</SUP></A>), perch&egrave; Paolo, da nemico accanito, si era poi convertito alla giusta e retta credenza. Ma tutti invece dettero a lui la destra in segno di concordia e di unione, e fra loro (<A HREF="#86"><SUP>86</SUP></A>) regolarono la divisione degli uffici, ma non parlarono affatto di scissione di Vangelo. Non era il caso di pensare che uno dovesse andar predicando un Vangelo, mentre poi un altro dovesse essere il diffusore di una diversa dottrina. No; era la medesima dottrina che doveva andare divulgata fra gruppi <A NAME="p53"><SPAN CLASS=pb>|53</SPAN></A> di genti diverse; Pietro ai Giudei avrebbe dovuto predicare, Paolo ai gentili. Del resto, se pur fu biasimato Pietro (<A HREF="#87"><SUP>87</SUP></A>), perch&egrave; egli, pur avendo convissuto con i gentili, dopo si allontanava da loro e stabiliva cos&igrave; differenza di persone, si deve riconoscere che questo non fu difetto di sostanza di dottrina, ma di semplice esteriore convivenza. Ed infatti egli non annunciava davvero un Dio diverso dal Dio Creatore dei Cristiani, ne un altro Cristo, se non Quello che nacque da Maria; non fece brillare altra speranza alla mente dei fedeli, se non quella della Resurrezione.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C24"></A>XXIV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La perfetta armonia della dottrina di Paolo, che non &egrave;, se non la fede di Cristo</p> <p>&para; Io non ho affatto desiderio, anzi, dir&ograve; meglio, io non ho mai avuto un'idea cos&igrave; insana d&igrave; voler porre gli Apostoli fra loro in contrasto. Ma dal momento che questa gente degli eretici, nella sua perversit&agrave; grande, si serve di questa specie d&igrave; rimprovero mosso da Paolo a Pietro, quasi per provare e far <A NAME="p54"><SPAN CLASS=pb>|54</SPAN></A> riconoscere come sospetta la dottrina anteriormente predicata, io prender&ograve;, per cos&igrave; dire, le difese di Pietro e ricorder&ograve; che Paolo stesso ha affermato questo: che egli si era fatto tutto con tutti: giudeo con i Giudei, gentile con i gentili, per poterli tutti attrarre a s&egrave;. Cos&igrave;, per riguardo a questioni di tempo, di persone, di procedimenti, di modalit&agrave; diverse, trovavano da ridire e da criticare, mentre poi essi stessi agivano perfettamente nello stesso modo, riguardo ai punti di sopra ricordati. Sarebbe esattamente la medesima cosa come se anche Pietro avesse dovuto usare riprensione con Paolo perch&egrave;, pur proibendo la circoncisione, egli stesso poi aveva circonciso Timoteo. Per tal risposta se la vedano fra loro quelli che azzardano giudizi e critiche sugli Apostoli. Quel che poi &egrave; magnifico, &egrave; che Pietro e Paolo rifulgono ugualmente nella luce gloriosa del martirio.&nbsp;</p> <p>&para; E sebbene Paolo, rapito fino al Terzo Cielo e trasportato in Paradiso, abbia col&agrave; avuto straordinarie rivelazioni, pure queste non rivestirono carattere tale da suggerirgli l'idea di una dottrina diversa, perch&egrave; quelle conoscenze erano di natura siffatta, da non esser <A NAME="p55"><SPAN CLASS=pb>|55</SPAN></A> possibile che fossero comunicate e conosciute dagli uomini. Le quali arcane verit&agrave; o qualche cosa che a ci&ograve; s'avvicini, se fossero giunte alla conoscenza di taluno o ci fosse una dottrina eretica che sostenesse appunto di seguire essa questi tali misteriosi e arcani principi; ci&ograve; significherebbe che Paolo si rese colpevole di tradire il segreto o altri, rapito in Paradiso dopo di lui, ebbe facolt&agrave; di manifestare quegli arcani, che a Paolo non fu concesso neppure di accennare segretamente.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C25"></A>XXV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Gli Apostoli hanno tutto saputo e tutto insegnato quello che Ges&ugrave; volle che gli uomini imparassero</p> <p>&para; Ma, come abbiamo gi&agrave; detto, sarebbe una eguale stoltezza se costoro, dopo aver magari riconosciuto che agli Apostoli nulla &egrave; rimasto occulto e che niente di contrario fra d&igrave; loro hanno essi predicato, d'altra parte essi stessi sostenessero che gli Apostoli non hanno a tutti ugualmente detto tutto ci&ograve; che era a conoscenza loro: cos&igrave; che si verrebbe a riconoscere che alcune part&igrave; di dottrina essi l'avrebbero rivelate apertamente a tutti, altre, <A NAME="p56"><SPAN CLASS=pb>|56</SPAN></A> invece, sarebbero state insegnate a pochi e segretamente; e questa credenza potrebbe scaturire da quello che Paolo disse a Timoteo: ecco l'espressione che egli us&ograve;: &quot;O Timoteo, sappi custodire quello che ti &egrave; stato confidato (<A HREF="#88"><SUP>88</SUP></A>)" . E, similmente, in altro punto: &quot;Mantieni il prezioso deposito (<A HREF="#89"><SUP>89</SUP></A>)". E di che deposito mai si tratta? &egrave; forse qualcosa di cos&igrave; misterioso e peregrino da farci pensare agli arcani di pi&ugrave; profonda dottrina? Oppure non fa che parte di quella esortazione nella quale cos&igrave; si esprime: &quot;O Timoteo, figlio mio, io ti do questo mandato (<A HREF="#90"><SUP>90</SUP></A>) ,, ; e medesimamente si pu&ograve; pensare che non faccia che parte di quel precetto, dove egli dice: &quot;Dinanzi a Dio, che &egrave; spirito vitale di tutte le cose, e dinanzi a Ges&ugrave; Cristo, che sotto Ponzio Pilato sostenne ferma e nobilissima confessione (<A HREF="#91"><SUP>91</SUP></A>), io mi raccomando a te: sappi custodire quanto ti &egrave; stato dato come precetto" . Si parla di <i>precetto</i>: ma che precetto &egrave; mai questo? e quale il consiglio, l'esortazione che a lui rivolge? Da quanto egli dice prima e dalla intelligenza complessiva del testo risulta chiaro che con tali parole non s'intende minimamente di alludere a dottrine diverse ed <A NAME="p57"><SPAN CLASS=pb>|57</SPAN></A> oscure, ma piuttosto egli intendeva fermare questo principio, che non fosse da riconoscessi e da accettare altra dottrina se non quella che Timoteo avesse ascoltata dalla sua stessa bocca; ed ho ragione di credere, perch&egrave; [egli lo disse] in presenza di molti altri (<A HREF="#92"><SUP>92</SUP></A>). Molti testimoni, dunque. Ma se con questa espressione non vogliono che s'intenda la Chiesa, non m'importa affatto; ma non si potr&agrave; parlare in ogni modo che tale insegnamento fosse stato tenuto in segreto, quando risulta che molti furono realmente testimoni di questo. E perch&egrave; l'Apostolo volle che Timoteo tramandasse i principi di tale dottrina ad uomini fedeli e capaci poi d'insegnare ad altri, da questo fatto si pu&ograve; forse dedurre l'esistenza di una dottrina evangelica che non si sia sviluppata alla piena luce del sole? Quando egli disse: <i>queste cose, </i>intese evidentemente d'alludere a ci&ograve; che scriveva attualmente; qualora avesse voluto far intendere elementi di dottrina occulta e misteriosa, quasi ristretti alla conoscenza sua e diversi quindi e lontani dal corpo della comune dottrina, avrebbe detto &quot;<i>quelle cose</i>" non &quot;<i>queste cose</i>,, . <A NAME="p58"><SPAN CLASS=pb>|58</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C26"></A>XXVI.</SPAN>&nbsp;</p> <blockquote> <p align="center">Il Signore aveva voluto che la Sua dottrina fosse a tutti palese: niente di segreto vi era in essa; nella sua infinita bont&agrave; e nell'immenso amore, essa si rivolgeva a tutti gli uomini.</p> </blockquote> <p>&para; Era poi del resto anche logico che a colui al quale il Signore affidava la cura della predicazione evangelica, perch&egrave; fosse compiuta con costanza fermissima e con retto discernimento, aggiungesse in un secondo momento un'altra raccomandazione; e furono parole di Cristo queste, infatti: &quot;Non gettate perle ai porci, n&egrave; cose sante ai cani (<A HREF="#93"><SUP>93</SUP></A>)" . Il Signore poi aveva pubblicamente parlato e non aveva mai fatto allusione o cenno alcuno a una dottrina nascosta (<A HREF="#94"><SUP>94</SUP></A>). Egli stesso aveva ordinato agli Apostoli che, se anche qualche cosa avessero ascoltato ed appreso in oscurit&agrave; o in segreto, essi lo portassero alla piena luce del sole e nell'alto (<A HREF="#95"><SUP>95</SUP></A>). Fu Lui che insegn&ograve; loro, servendosi di una famosa parabola, di non lasciare nascosta una sola mina, cio&egrave; una sola parola Sua, senza che perci&ograve; questa potesse dare i suoi frutti (<A HREF="#96"><SUP>96</SUP></A>); come pure altro solenne insegnamento offriva, dicendo che la fiaccola non si accende per <A NAME="p59"><SPAN CLASS=pb>|59</SPAN></A> poi metterla sotto il moggio, ma per fissarla sul candelabro, perch&egrave; dall'alto possa spargere la sua luce su tutti quelli che si trovano nella casa (<A HREF="#97"><SUP>97</SUP></A>). E se gli Apostoli non avessero seguito tali insegnamenti, tenendo nascosto qualche scintilla di luce, cio&egrave; della parola di Dio e della dottrina di Cristo, ci&ograve; significava o che non li avrebbero tenuti nel conto che dovevano, oppure, che non li avevano affatto compresi.</p> <p>&para; Ma, per quanto io so, essi non avevano paura di alcuno, non temevano violenza o da parte di Giudei o di pagani; e quelli dunque che facevano sentire alta ed ardita la loro parola nelle pubbliche radunanze e nelle sinagoghe, dovevano pure, a maggior ragione, con pi&ugrave; ampia libert&agrave;, parlare nelle Chiese. Eppoi, essi non avrebbero potuto convertire n&egrave; Giudei n&egrave; pagani, se non avessero, con metodo e con ordine, esposto ci&ograve; che volevano che formasse l'oggetto delle loro credenze. Ed &egrave; anche pi&ugrave; chiaro come costoro non avrebbero mai potuto indursi a sottrarre una parte della dottrina da queir insegnamento che prodigavano alle compagnie dei fedeli nei templi, per farne oggetto di <A NAME="p60"><SPAN CLASS=pb>|60</SPAN></A> particolare ammaestramento, separatamente, a pochi. Ammettiamo pure, per cos&igrave; dire, che non mancassero delle conversazioni, che si sarebbero svolte fra pochi intimi; ma non per ci&ograve; si dovrebbe pensare che essi sostenessero in queste una regola di fede diversa e contrastante a quella che era oggetto del loro insegnamento pubblico, secondo quanto vuole il principio cattolico. Non si deve neppur credere che predicassero un Dio in Chiesa e un altro Dio nelle loro particolari radunanze, e che dinanzi alla massa assegnassero a Cristo una natura e che fra loro, poi, in segreto, la cosa fosse diversa e la natura di Cristo mutasse; e che alla folla facessero rifulgere una certa speranza di resurrezione, ma che fra pochi parlassero di ci&ograve; in altra maniera. Non erano forse loro, gli Apostoli, che nelle loro lettere rivolgevano vive, calde ed appassionate preghiere, perche i fedeli parlassero un linguaggio solo, uguale sempre e non tollerassero nel seno della Chiesa, divisioni, scismi e contrasti (<A HREF="#98"><SUP>98</SUP></A>)? E Paolo, o chiunque altro di loro, non affermavano concordemente la stessa cosa? e ricordavano le seguenti espressioni: Il nostro linguaggio sia questo: <i>si, si: no,</i> <A NAME="p61"><SPAN CLASS=pb>|61</SPAN></A> <i>no: </i>quello che eccede, da questa assoluta laconicit&agrave; d'espressione deriva dal demonio (<A HREF="#99"><SUP>99</SUP></A>); e tutto questo appunto, perch&egrave; nella trattazione del Vangelo, non esistessero differenze di sorta.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C27"></A>XXVII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Nonostante qualunque contrasto, la dottrina apostolica &egrave; integra, purissima</p> <p>&para; Che gli Apostoli dunque non abbiano conosciuto in tutta la sua completezza la dottrina del Cristo o che in ordine perfetto non ne abbiano tramandato a tutti la parola di quella fede che essa bandiva, non &egrave; cosa a cui possiamo minimamente pensare. Vediamo dunque se, mentre gli Apostoli nella sua maggiore integrit&agrave; e con parola semplice e piana bandivano agli uomini [la dottrina]; se, dico, sia stata la Chiesa, che, per proprio difetto, abbia ad essa attinto in modo un po' diverso da quanto gli Apostoli insegnavano. Tu potresti notare che questi del resto sono i punti che gli eretici portano, per tentar di muovere nel nostro spirito scrupoli ed incertezze. E stanno bene attaccati perci&ograve; alle parole di <A NAME="p62"><SPAN CLASS=pb>|62</SPAN></A> rimprovero, ad esempio, che Paolo usa nei riguardi di alcune Chiese: &quot;O Galati, egli dice, nella vostra stoltezza, chi &egrave; riuscito a trarvi fuori della retta v&igrave;a (<A HREF="#100"><SUP>100</SUP></A>)? chi vi ha fatto acciecare?" e &igrave;n altro punto: &quot;Voi cos&igrave; speditamente procedevate per la vostra strada, chi vi ha trattenuto? chi ha impedito il vostro cammino?" E se voi leggete il principio della lettera, egli cos&igrave; si esprime: &quot;Grande &egrave; il mio stupore come presto voi vi siate allontanati da colui che vi richiam&ograve; nella grazia del Signore, per rivolgervi ad altra dottrina (<A HREF="#101"><SUP>101</SUP></A>) ". Ed ai Corinzi(<A HREF="#102"><SUP>102</SUP></A>) Paolo si rivolge nello stesso tono e domanda loro perch&egrave; fossero ancora cos&igrave; soggetti alla carne, da sentire il bisogno di essere alimentati con latte, e non adatti quindi a ricevere altro cibo: e questi erano coloro che credevano di saper tutto e non s'accorgevano di non sapere ancora il modo in cui era pur necessario sapere. Ma dal momento che i sostenitori dell'eresia ci mettono dinanzi agli occhi il ricordo di queste Chiese alle quali sono stati rivolti rimproveri e biasimi, potrebbero poi anche pensare che posteriormente esse si siano emendate... ; ma, poi, potrebbero anche ricordare <A NAME="p63"><SPAN CLASS=pb>|63</SPAN></A> invece quelle Chiese di cui l'Apostolo esalta, rivolgendo per questo le pi&ugrave; vive grazie al Signore (<A HREF="#103"><SUP>103</SUP></A>), l'integrit&agrave; della fede, la saldezza della dottrina, la purezza della condotta. E si noti poi che le Chiese di oggi sono in perfetto accordo, per quel che riguarda il principio dell'unit&agrave; di dottrina, con quelle alle quali un giorno furono rivolti quei biasimi.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C28"></A>XXVIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Carattere precipuo della dottrina della Chiesa &egrave; l'unit&agrave;</p> <p>&para; Ma, si deve ammettere che l'errore sia stato in tutti? ebbene si: l'Apostolo, nel rendere testimonianza, or dunque ha errato; ammettiamo pure che lo Spirito Santo non abbia vegliato su alcuna delle Chiese per condurla alla luce della verit&agrave; (<A HREF="#104"><SUP>104</SUP></A>); nonostante che Egli sia stato inviato da Cristo e richiesto al Padre proprio a questo scopo, perch&egrave; appunto fosse assertore e maestro di verit&agrave;, abbia trascurato il dover suo il vicario di Cristo [il Romano Pontefice], permettendo che le Chiese intendessero diversamente e prestassero fede a credenze diverse da quelle che egli stesso predicava per la bocca degli Apostoli: <A NAME="p64"><SPAN CLASS=pb>|64</SPAN></A> ma si pu&ograve; pensare come cosa verosimile che tante Chiese e cos&igrave; importanti abbiano divagato per vie diverse per poi confluire in una credenza unica e in un' unica fede? Il resultato non poteva esser unico fra tante variet&agrave; d'indirizzi e sarebbe stato pur necessario che un errore di dottrina delle Chiese, avesse poi caratteri diversi. Del resto, ci&ograve; che si riscontra che presso molti riveste un carattere unico, inscindibile, immutabile, &egrave; chiaro che ha suo fondamento in una tradizione ben salda, e non pu&ograve; derivare da una tal qual dubbiosa incertezza e oscillazione di credenza.</p> <p>&para; Coraggio... allora e qualcuno provi a sostenere che coloro che crearono tale tradizione siano stati nell'errore.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C29"></A>XXIX.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La dottrina del Cristo &egrave; l'unica e la pi&ugrave; fulgente fonte di verit&agrave;</p> <p>&para; Ma in qualunque modo si voglia ammettere che l'errore si sia generato, questo dunque sarebbe regnato sovrano per tanto tempo, per quanto non si fecesse parola d'eresie. La verit&agrave;, per essere restituita nel suo fulgore, attendeva dunque proprio dei Marcioni e dei <A NAME="p65"><SPAN CLASS=pb>|65</SPAN></A> Valentini, e intanto si divulgava nella predicazione il Vangelo... ed era falso; si fissava una fede e non era rispondente a verit&agrave;; tante migliala di battesimi furono dunque falsi, tante opere di fede furono compiute invano; e che valevano dunque i miracoli innumeri? e le grazie operate, e l'esercito dei sacerdoti, e tante missioni? e a che dunque tanti Martiri, che pur ebbero la palma del loro dolore e delle loro torture? Eppure, se lutto questo aveva in se qualcosa di manchevole, e, d'altra parte, cadeva nel vuoto, quale spiegazione si pu&ograve; portare del fatto che le cose di Dio precorressero la notizia, a qual Dio esse appartenessero (<A HREF="#105"><SUP>105</SUP></A>)? Possiamo forse ammettere che i Cristiani esistessero prima del Cristo? che l'eresie siano esistite prima di quella che &egrave; la vera dottrina? Ma, in tutto, la verit&agrave; precede sempre l'apparenza: una certa verosimiglianza, vien dopo la verit&agrave;. E sarebbe certamente assai sciocco dare all'eresia una priorit&agrave; sulla dottrina vera ed infallibile... Ma se fu, poi, questa dottrina stessa che ci mise in guardia contro le eresie, perch&egrave; appunto noi sapessimo guardarcene! &Egrave; stato scritto alla Chiesa, che di questa dottrina &egrave; la custode fedele; o, <A NAME="p66"><SPAN CLASS=pb>|66</SPAN></A> per dire pi&ugrave; esattamente, questa nostra dottrina stessa cos&igrave; bandisce alla sua Chiesa: &quot;Anche se un angelo venisse dal Cielo a bandirvi un Vangelo diverso da quello che &egrave; nostro, ebbene, questo, sia per voi considerato <i>anat&egrave;ma</i> (<A HREF="#106"><SUP>106</SUP></A>),,.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C30"></A>XXX.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Ogni eresia &egrave; posteriore alla verit&agrave;</p> <p>&para; Dove era allora Marcione, nocchiero del Ponto e seguace cos&igrave; ardente della filosofia Stoica? dove era Valentino, difensore della dottrina Platonica? Poich&egrave; &egrave; noto che essi non risalgono molto addietro nel tempo : circa nell'et&agrave; di Antonino (138-161) essi vissero, e sappiamo che prima tributarono fede alla dottrina cattolica presso la Chiesa di Roma, sotto l'episcopato del Beato Eleuterio (<A HREF="#107"><SUP>107</SUP></A>), fino a che, per quel loro inquieto ardore di ricerca, col quale guastavano anche la purit&agrave; e l'integrit&agrave; della credenza dei fratelli loro, furono, prima una volta, ed ancora poi una seconda, cacciati, allontanati dal seno della Chiesa, e Marcione con quei ducente mila sesterzi che aveva portato alla Chiesa. <A NAME="p67"><SPAN CLASS=pb>|67</SPAN></A> Furono costoro infine relegati come in un perpetuo esiglio: la Chiesa li volle lontani da s&egrave;, ed essi, ecco che sparsero il veleno delle loro dottrine. Ma dopo, Marcione, avendo riconosciuto il proprio errore, accett&ograve; la condizione che gli veniva fatta di poter riacquistare la pace delio spirito rientrando nella Chiesa; e tale condizione consisteva nel riportare alla vera fede cattolica coloro che egli aveva allontanato colia falsit&agrave; delle sue dottrine; ma la morte lo colse prima che potesse far ci&ograve;. Le eresie erano pur necessarie (<A HREF="#108"><SUP>108</SUP></A>), ma se bisognava che esistessero, non si pu&ograve; da ci&ograve; trarre la conseguenza che esse siano un bene: anche il male &egrave; necessario che esista; bisognava anche che il Signore fosse tradito..., ma guai a chi lo tradiva (<A HREF="#109"><SUP>109</SUP></A>)! E questo sia detto, perch&egrave; non vi sia alcuno che, partendo da questo punto, non cominci a difendere e a sostenere dottrine ereticali.</p> <p>&para; Ma sar&agrave; pur opportuno ritornare un po' sull'origine della dottrina di Apelle. Egli non risale tanto nel tempo come Marcione, che si pu&ograve; dire fosse quegli che lo inform&ograve;, lo istru&igrave; nelle sue dottrine. Apelle ebbe dunque a perdersi a causa di una donna; abbandonando <A NAME="p68"><SPAN CLASS=pb>|68</SPAN></A> perci&ograve; quello spirit&ograve; di castit&agrave; e di continenza che Marcione gli aveva insegnato, egli si ritir&ograve; ad Alessandria, restando cos&igrave; lontano dagli occhi del maestro suo, integerrimo. Di l&agrave;, ritorn&ograve; dopo alcuni anni e non migliorato, se non in quanto non era pi&ugrave; seguace d&igrave; Marcione. Ebbene, costui s'imbatt&egrave; in un'altra donna, la vergine Filomene, famosa, che abbiamo ricordato anche di sopra, e che divenne dopo donna di pessimi costumi; e, tutto preso dall'azione, dall'influenza terribile di costei, scrisse le <i>Rivelazioni </i>e manifest&ograve; quanto da lei avesse imparato. Nel mondo es&igrave;stono ancora alcuni che li ricordano; scolari loro veri e propri, successori potremmo dire, onde non possono affermare d&igrave; non aver avuto una continuazione: sebbene, come afferma il Signore, saranno l'opere stesse loro che li condanneranno (<A HREF="#110"><SUP>110</SUP></A>). Se infatti Marcione ha separato dal Vecchio il Nuovo Testamento, egli appartiene naturalmente ad un'et&agrave; posteriore a ci&ograve; su cui esercit&ograve; il suo criterio di divisione, perche non poteva evidentemente compiere tale suo atto, se non su quello che prima era organico nella sua unit&agrave;; e quindi, se in quella materia, prima che si procedesse alla <A NAME="p69"><SPAN CLASS=pb>|69</SPAN></A><SPAN CLASS=pb> </SPAN>separazione, esisteva una organicit&agrave;, basta pensare che sia stata poi divisa, perch&egrave; dobbiamo considerare posteriore ad essa colui che a tale divisione oper&ograve;.</p> <p>&para; Ed &egrave; lo stesso certamente di Valentino, il quale, dando un'interpetrazione diversa delle Sacre Scritture e, procedendo colla massima franchezza, risolutamente, alle correzioni, ed emendando proprio con la scusa che quanto scritto prima era errato, viene implicitamente a dimostrare che le Sacre Scritture sono da far risalire ad altri. Noi ricordiamo Marcione e Valentino come fra i nomi pi&ugrave; famosi e pi&ugrave; comuni di coloro che hanno falsato la verit&agrave; (<A HREF="#111"><SUP>111</SUP></A>); ma io so che esiste anche un certo Nigidio ed un Ermogene e molti altri ancora che vanno alterando, corrompendola, la parola del Signore e deviando dalla via che il Signore stesso ha tracciato. Costoro dovrebbero avere il coraggio di dirmi da chi hanno attinto l'autorit&agrave; di potersi mettere in luce: predicano essi forse un Dio diverso dal nostro? Ebbene, in tal caso, com'&egrave; che costoro abusano degli attributi delle Scritture, dei nomi di quel Dio, contro il quale precisamente appuntano le loro armi? E se &egrave; il medesimo <A NAME="p70"><SPAN CLASS=pb>|70</SPAN></A>&nbsp; [Iddio] invece, come si spiega che essi possano predicare diversamente da noi? A loro non resterebbe dunque da dimostrare altro, se non che gli apostoli nuovi son essi; ma l'abbiano il coraggio d'affermare che Cristo &egrave; una seconda volta disceso sulla terra, che una seconda volta ha insegnato una dottrina, che &egrave; stato crocef&igrave;sso da capo e che &egrave; morto e resuscitato di nuovo. Ma cogli Apostoli [veri] il Signore opera cos&igrave;: concede cio&egrave; ad essi il potere di suscitare quegli atti straordinari e miracolosi che Lui compie (<A HREF="#112"><SUP>112</SUP></A>): io voglio allora che vengano alla luce queste facolt&agrave; [se le hanno gli apostoli nuovi]! Ma io, in costoro, sono pronto a riconoscere una sola facolt&agrave; notevolissima, ed &egrave; quella di sapere imitare gli Apostoli, avendo per&ograve; d&igrave; mira il male, non il bene degli uomini: questi sono capaci di restituire in vita chi &egrave; morto, mentre quelli stringono nei lacci della morte chi ancora potrebbe godere della vita (<A HREF="#113"><SUP>113</SUP></A>).</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C31"></A>XXXI.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La parabola evangelica della buona sementa</p> <p>&para; M'accorgo per&ograve; d'essere uscito dal mio <A NAME="p71"><SPAN CLASS=pb>|71</SPAN></A> assunto. Ritorniamo dunque a discutere sulla questione fondamentale, come la verit&agrave; sia quella che abbia diritto d'essere riconosciuta per prima e come a questa poi si sia mescolata la menzogna. Noi, per la nostra dimostrazione, possiamo servirci dell'aiuto di quella famosa parabola (<A HREF="#114"><SUP>114</SUP></A>) la quale narra che il Signore, in principio, sparse il buon seme di frumento, ma che il diavolo poi, nella sua mala potenza, ci mescol&ograve; la <i>zizzania, </i>erba sterile e dannosa. Propriamente questa narrazione sta a rappresentare la differenza delle dottrine, dal momento che anche in altri luoghi la sementa buona &egrave; l'immagine usata ad espr&igrave;mere e a significare la parola del Signore (<A HREF="#115"><SUP>115</SUP></A>). Cos&igrave; diviene ormai cosa chiara ed aperta che, riguardo all'ordine del tempo, ci&ograve; che ci &egrave; stato anteriormente tramandato, &egrave; derivato dal Signore, e contiene il principio della verit&agrave;; ma che invece riveste i caratteri della falsit&agrave; e dell'errore ci&ograve; che s'&egrave; mescolato e confuso dopo alla purit&agrave; della prima tradizione. Questo princ&igrave;pio rimarr&agrave; come fondamento dal quale noi potremo avanzare contro tutte le eresie posteriori anche, nelle quali non &egrave; possibile riscontrare alcun elemento di sicurezza e di <A NAME="p72"><SPAN CLASS=pb>|72</SPAN></A> fermezza, che dal loro seno si innalzi a difendere, per esse, un principio e una luce di verit&agrave;.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C32"></A>XXXII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le Chiese Apostoliche e il loro insegnamento</p> <p>&para; Ma poi, se vi siano eresie, le quali abbiano l'ardire di sostenere che esse sono strettamente congiunte alla purezza e all'integrit&agrave; dell'Epoca Apostolica, cos&igrave; da voler quasi dimostrare che derivano in certo modo dagli Apostoli direttamente, perch&egrave; all'et&agrave; loro fiorirono, noi possiamo risponder cos&igrave;: ci dimostrino chiaramente le origini, dunque, delle Chiese loro; ce lo dichiarino in quale ordine si siano susseguiti i vescovi loro, cominciando dall'inizio e venendo gi&ugrave; ordinatamente nel tempo, in modo che quel primo vescovo possa a sua volta riconoscere come predecessore e sostenitore qualcuno degli Apostoli o di quei primi uomini apostolici che cogli Apostoli ebbero assoluta comunione di vita e di fede.&nbsp;</p> <p>&para; &Egrave; proprio seguendo questo sistema che le Chiese Apostoliche spiegano e dichiarano la loro vita, la loro gloria. Ecco che la Chiesa <A NAME="p73"><SPAN CLASS=pb>|73</SPAN></A> di Smirne afferma che fu Giovanni a porre a suo capo Policarpo, e la Chiesa di Roma riconosce che Clemente fu ordinato da Pietro. E cos&igrave; continuando, tutte le altre Chiese fanno ricordo dei loro vescovi, che posti in tal grado direttamente dagli Apostoli, rappresentano la semente prima, apostolica, di quella che fu poi la fioritura. Anche gli eretici possono forse portare qualcosa che stia a confronto colle nostre affermazioni? Ci si provino! Che c'&egrave; di non lecito per loro, dal momento che han potuto e saputo pronunziare parole piene di menzona? Ma per quanto essi possano inventare, non riporteranno da ci&ograve; vantaggio alcuno: quando le dottrine loro verranno paragonate colf integrit&agrave; della dottrina apostolica, da quei loro caratteri di diversit&agrave; e di contrariet&agrave;, risulter&agrave; chiaro che esse non possono derivare n&egrave; direttamente dagli Apostoli n&egrave; da un uomo apostolico. Come gli Apostoli non &egrave; ammissibile affatto che abbiano insegnato cose che fra loro non avessero la pi&ugrave; assoluta armonia, cos&igrave; non &egrave; possibile che uomini apostolici abbiano divulgato dottrine contrarie a quelle degli Apostoli, almeno che non si siano allontanati da costoro. <A NAME="p74"><SPAN CLASS=pb>|74</SPAN></A>&nbsp;</p> <p>&para; &Egrave; proprio a un esame di questo genere che saranno chiamati anche da quelle Chiese le quali, pur non traendo il vanto della fondazione direttamente dagli Apostoli o da uomini apostolici, essendo esse di origine molto posteriore, si trovano d'accordo nella professione di una stessa fede; e cos&igrave; pure da quelle che ogni giorno stanno istituendosi, ma che per questa piena e completa unione di dottrina, sono ugualmente considerate apostoliche.&nbsp;</p> <p>&para; Cos&igrave; le eresie, chiamate in massa ad una prova dalle Chiese nostre, perch&egrave; esse rendano chiaro e evidente il loro carattere di autenticit&agrave;, adducano, su, via, le ragioni per le quali aspirano ad avere il nome di apostoliche! Ma se non lo sono! Come dunque, allora, potranno sostenere e provare d'essere quello che non sono? Ed &egrave; questa appunto la ragione per la quale le Chiese, che in qualche modo possono avere il nome di apostoliche, non vogliono accoglierle nel loro seno per alcuna relazione, o comunione con esse. E s'intende: appunto perch&egrave;, data la diversit&agrave; della dottrina da loro sostenuta, esse non possono pretendere d'aspirare al nome di apostoliche. <A NAME="p75"><SPAN CLASS=pb>|75</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C33"></A>XXXIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Diversita di dottrine: purit&agrave; della dottrina apostolica</p> <p>&para; Mi piace di aggiungere una specie di sguardo generale; di abbracciare cio&egrave; in complesso queste false dottrine, che fin dal tempo degli Apostoli esistettero, e che dagli Apostoli stessi furono considerate, esaminate, prese di mira e poi condannate. In tal modo la facilit&agrave; sar&agrave; maggiore, di batterle in breccia, quando si potr&agrave; dimostrare a loro riguardo che esistettero come tali fin da quei tempi o che hanno tratto i primi elementi di vita da altre dottrine eretiche, anche allora esistenti. Nella prima lettera, che indirizza ai Corinti (<A HREF="#116"><SUP>116</SUP></A>), Paolo ha parole d&igrave; biasimo per coloro che negavano, o almeno esprimevano dubbi sulla Resurrezione; ed era cos&igrave; proprio che la pensavano i Sadducei (<A HREF="#117"><SUP>117</SUP></A>): ebbene, Marcione, Apelle e Vaientino si riattaccano appunto a questa dottrina, ed anche gli altri, che combattono il principio della Resurrezione dei corpi.&nbsp;</p> <p>&para; Sentiamolo, quando si rivolge ai Galati (<A HREF="#118"><SUP>118</SUP></A>). Egli si scaglia contro coloro che affermavano e mettevano in pratica la circoncisione e la legge - tale era il principio eretico di Ebione -; <A NAME="p76"><SPAN CLASS=pb>|76</SPAN></A> e, rivolgendo consigli ed ammaestramenti a Timoteo (<A HREF="#119"><SUP>119</SUP></A>), &egrave; sempre Paolo che rimprovera chi non ammette il matrimonio - e in ci&ograve; dobbiamo pur riconoscere i principi di Marcione e di Apelle, che fu suo seguace -. E attacca pure, egualmente, coloro che sostenevano che la Resurrezione fosse gi&agrave; avvenuta (<A HREF="#120"><SUP>120</SUP></A>) - e si noti che affermano questo, per quanto li riguarda, anche i seguaci di Valentino -. E come non ricorrere sempre a Valentino, quando Paolo parla di genealogie infinitamente lunghe (<A HREF="#121"><SUP>121</SUP></A>)? &Egrave; proprio presso Valentino che si trova un <i>Eone - </i>io non saprei pi&ugrave; dir precisamente quale, eppoi non ha neppure una denominazione chiara -, che genera dalla sua Grazia il Senso e la Verit&agrave;, e questi a loro volta, ne generano altri due: il Verbo e la Vita, che dan luogo, dopo, ad altre due produzioni: l'uomo e la Chiesa; e da questo primo gruppo di otto <i>Eoni </i>ne scaturiscono fuori altri dieci, eppoi dodici, e tutti hanno stranissimi nomi, finch&egrave; si arriva alla meravigliosa storiella dei trenta <i>Eoni. </i>E Paolo stesso, quando ha parole di riprovazione per coloro che si dimostrano soggetti agli elementi (<A HREF="#122"><SUP>122</SUP></A>), intende chiaramente di riferirsi a quella <A NAME="p77"><SPAN CLASS=pb>|77</SPAN></A> credenza di Ermogene, che, concependo una massa di materia, che non ha avuto principio di creazione alcuna, paragona questa a Dio.&nbsp; Dio &egrave; increato, e, intendendo [Ermogene] questa materia come una dea madre degli elementi singoli, pu&ograve; naturalmente riconoscere ad essa anche un principio di soggezione, in quanto &egrave; da lui paragonata ed uguagliata a Dio.</p> <p>&para; E nell'Apocalisse (<A HREF="#123"><SUP>123</SUP></A>), Giovanni comanda che vengano gastigati coloro che si cibano di quelle carni che vengono consacrate agli idoli, e che commettono fornicazione: vi sono anche ora dei Nicolaiti (<A HREF="#124"><SUP>124</SUP></A>): vi &egrave; chi segue l'eresia Gaiana, dunque.&nbsp;</p> <p>&para; In una sua lettera, Paolo, chiama Anticristi (<A HREF="#125"><SUP>125</SUP></A>) coloro i quali non riconoscono che Ges&ugrave; abbia rivestito carne umana e che non credono che sia il Figliuolo di Dio. Marcione ha sostenuto proprio il primo punto di questa falsa dottrina, ed Ebione &egrave; stato il difensore del secondo. Era poi considerata sempre nel campo delle eresie la dottrina magica di Simone, la quale faceva gli angeli oggetto di culto, e nella persona dello stesso Simone, tale credenza ebbe condanna da Pietro (<A HREF="#126"><SUP>126</SUP></A>). <A NAME="p78"><SPAN CLASS=pb>|78</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C34"></A>XXXIV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Si discute sempre sulle false dottrine esistenti ai tempi apostolici</p> <p>&para; Ecco quelle che, come io credo, furono al tempo degli Apostoli le dottrine false e bugiarde; e sono essi stessi infatti che ci illuminano su questo punto. Ma pure, noi, non troviamo, in mezzo a tanta falsit&agrave; e perversit&agrave; di credenze, nessuna scuola che abbia sollevato discussione alcuna o mosso alcun dubbio sulla questione di Dio, Creatore dell' Universo. Non ci fu mai alcuno che pensasse d'immaginare un altro Dio: se qualche dubbio s' affacciava, era pi&ugrave; facile che involgesse la figura del Figlio, piuttosto che quella del Padre, finch&egrave; Marcione port&ograve; fuori un'altra divinit&agrave;, oltre Iddio Creatore, che possedeva solo l'attributo della bont&agrave;. Apelle, ai contrario, fece Creatore, e Dio della Legge e d'Israele, un angelo, io non saprei dir quale, rivestito della gloria di una superiore divinit&agrave;, e sostenne che costui avesse un'essenza ignea; e Valentino, poi, dissemin&ograve; i suoi <i>Eoni, </i>e il difetto d'un solo <i>Eone, </i>lo riconobbe come origine del Dio Creatore. <A NAME="p79"><SPAN CLASS=pb>|79</SPAN></A>&nbsp;</p> <p>&para; A costoro solamente adunque e per primi sarebbe stata chiara ed aperta la conoscenza intorno alla divinit&agrave;; ma evidentemente essi conseguirono un privilegio e una grazia pi&ugrave; piena e completa dal diavolo, il quale volle gareggiare con Dio, cos&igrave; da compiere ci&ograve; che questi aveva recisamente negato (<A HREF="#127"><SUP>127</SUP></A>) e, precisamente, colle dottrine sue false e velenose, rendere i discepoli al di sopra del maestro. Vadano dunque ricercando e si scelgano queste singole credenze eretiche il momento in cui possono essere apparse: non avr&agrave; per altro, tuttavia, alcuna importanza la determinazione di questo momento; non &egrave; infatti da parlare affatto d&igrave; elemento alcuno di verit&agrave; in rapporto a esse: e non sarebbe possibile come quelle che neppure esistevano al tempo degli Apostoli. Se fossero esistite avrebbero avuto ricordo anch'esse come quelle contro le quali si dovevano prender misure coercitive: quelle false dottrine, che pure al tempo degli Apostoli pullulavano, ebbero singolarmente la loro esplicita condanna. Dunque noi dobbiamo per forza ammettere: o queste eresie ora esistenti sono le medesime di quelle dottrine che, appunto in forma pi&ugrave; semplice e <A NAME="p80"><SPAN CLASS=pb>|80</SPAN></A> rudimentale esistevano gi&agrave; nei tempi degli Apostoli, mentre ora si sono, in certo modo, raffinate, e in tal caso hanno avuto fin d'allora in se stesse il principio della loro condanna; oppure dobbiamo riconoscere che queste d' ora siano diverse da quelle di una volta e nate quindi in un periodo posteriore: ma in quanto da quelle prime false dottrine abbiano tratto qualche elemento di lor credenza, dal momento che sono legate in certi loro principi, ne sorge come logica necessit&agrave; che debbano anche aver comune con quelle la riprovazione e la condanna di ci&ograve; che affermano.&nbsp;</p> <p>&para; Dal momento dunque che da quanto s'&egrave; detto appare chiaro che l'eresie abbiano un carattere di posteriorit&agrave;, posto anche che sfuggano cos&igrave;, in certo modo, alla condanna pronunziata contro quelle dottrine prima di esse esistite; per l'et&agrave; in cui si svilupparono &egrave; giustificato il principio di prescrizione in quanto maggiormente appaiono nella loro luce di falsit&agrave; e di perversit&agrave; come quelle che pi&ugrave; lontane dagli Apostoli, non sono poi da questi neppur ricordate.</p> <p>&para; Da tutto ci&ograve; risulta con maggior sicurezza che erano proprio queste eresie, quelle che <A NAME="p81"><SPAN CLASS=pb>|81</SPAN></A> veniva predetto che un giorno si sarebbero pur sviluppate (<A HREF="#128"><SUP>128</SUP></A>).</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C35"></A>XXXV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le eresie non possono contenere germe alcuno di verit&agrave;</p> <p>&para; Queste eresie tutte si trovano strette da noi e quasi chiamate apertamente in causa da queste nostre considerazioni e vengono confutate, siano esse posteriori all'et&agrave; degli Apostoli, sia invece che abbiano sortito origine nel tempo loro. Esse insomma sono diverse e si allontanano dalla loro dottrina: possano dagli Apostoli avere avuto parole d&igrave; biasimo e di condanna su certi punti particolari o possano essere state condannate in complesso, non importa: basta il fatto d'aver ricevuto gi&agrave; riprovazione e condanna. Provino dunque, su, via, a risponderei e a lanciare contro la dottrina da noi sostenuta delle prescrizioni di simil genere. Se diranno che la nostra dottrina non possiede in s&egrave; il principio della verit&agrave;, dovranno pur provare che essa &egrave; eresia e confutarla con un procedimento uguale a quello col quale noi operiamo contro le dottrine ereticali e, nello stesso tempo, dovranno <A NAME="p82"><SPAN CLASS=pb>|82</SPAN></A> mostrare chiaramente dove sia da cercarsi la verit&agrave;, dal momento che ormai resulta chiaro che essa, presso di loro, non esiste affatto.</p> <p>&para; La dottrina che noi seguiamo, non solo non pu&ograve; dire di avere un carattere di posteriorit&agrave;, ma anzi, su tutte quante, pu&ograve; vantare la priorit&agrave; assoluta. Questa &egrave; appunto la prova della verit&agrave; in essa contenuta: per la precedenza che essa possiede sulle altre discipline tutte. &Egrave; lei che non trova da parte degli Apostoli condanna alcuna, anzi la pi&ugrave; strenua e valida difesa, incontra: e non &egrave; forse questa la prova migliore che essi la considerano e la sentono come propria? Sono appunto gli Apostoli che condannano qualunque dottrina che capiscono lontana ed aliena da loro. Ebbene: essi, non avendo per la dottrina nostra parola alcuna di riprovazione, dimostrano che la riconoscono quasi propriet&agrave; loro, ed &egrave; perci&ograve; che la difendono.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C36"></A>XXXVI.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le Chiese Apostoliche: esse detengono il tesoro della verace dottrina</p> <p>&para; Ma insomma! vorrai tu con maggior frutto <A NAME="p83"><SPAN CLASS=pb>|83</SPAN></A><SPAN CLASS=pb> </SPAN>magari andar facendo ricerca ed esaminando, con l'occhio fisso sempre per&ograve; a quel che costituisca la tua salvezza? Allora, guarda un po' ... , passa in rivista, dico, le Chiese Apostoliche: &egrave; presso queste che ancora si possono vedere le cattedre, l&igrave;, al loro posto, dove gli Apostoli insegnarono; &egrave; l&agrave; che si vanno rileggendo le lettere autentiche degli Apostoli; &egrave; l&agrave; dove tu puoi ascoltare quasi la loro viva voce; &egrave; l&agrave; dove tu puoi quasi rivedere davanti a te l'aspetto di ciascuno di loro. Sei vicino all'Acaia: ecco che hai prossimo Corinto; se non ti troverai lontano dalla Macedonia, avrai Filippi; se puoi giungere fino in Asia, eccoti Efeso; se poi stai in Italia, hai Roma, donde anche a noi, che viviamo in Africa, giunge la parola della sua autorit&agrave;. O davvero privilegiata e felice questa Chiesa Romana, sulla quale gli Apostoli versarono, col loro sangue, il torrente della loro dottrina; dove Pietro soffre supplizi, che si potrebbero paragonare a quelli del Signore; dove Paolo, colla sua morte, uguale a quella di Giovanni Battista, acquista la palma del martirio; da dove Giovanni ebbe a sopportare la relegazione in un'isola, dopo che miracolosamente <A NAME="p84"><SPAN CLASS=pb>|84</SPAN></A> nulla ebbe a soffrire, sebbene fosse stato immerso in un bagno di olio bollente ! Osserviamo e consideriamo che cosa abbia prima imparato la Chiesa di Roma e quale dottrina poi abbia tramandato nel suo insegnamento: quale testimonianza essa arrechi, e con lei, le Chiese Africane.</p> <p>&para; Essa riconosce un Dio solo, che ha creato l'Universo; riconosce Ges&ugrave; Cristo, nato dalla Vergine Maria e Figlio di Dio Creatore; crede alla Resurrezione dei corpi; essa unisce la Legge e i Profeti coi Libri Evangelici ed Apostolici ed &egrave; di l&igrave; che attinge la forza e la fermezza della sua fede. Il primo segno di questa fede essa l'imprime colf acqua, lo ferma collo Spirito Santo; l'Eucarestia d&agrave; poi a questa fede nutrimento vitale. Essa [la Chiesa Romana] chiama, invita al martirio e si guarda bene dall'accogliere nel suo seno chi potesse esser contrario alla dottrina sua e ai principi da lei sostenuti.</p> <p>&para; Questa &egrave; proprio quella dottrina, non dico gi&agrave; che solo preannunziasse le eresie che sarebbero sorte dopo, ma quella dalla quale queste stesse trassero loro origine. Ma non si deve dire... via, che abbiano avuto origine le <A NAME="p85"><SPAN CLASS=pb>|85</SPAN></A> dottrine eretiche dal seno della Chiesa..., dal momento che esse sono divenute poi sue nemiche; e dal nocciolo dell'oliva, forse, che &egrave; frutto cos&igrave; dolce, cos&igrave; ricco e cos&igrave; necessario, non nasce anche il selvatico oleastro? e dai semi del fico, che &egrave; frutto cos&igrave; gradito e di tanta dolcezza, non nasce forse il caprifico, inutile e selvatico? E lo stesso procedimento si ha nelle dottrine eretiche: &egrave; vero proprio che dal tronco nostro esse escono, ma non appartengono poi alla famiglia nostra. Sta bene che esse siano pur sorte dal buon seme della verit&agrave;, ma poi sono tosto divenute rozze e selvatiche, perch&egrave; hanno seguito la falsit&agrave; e la menzogna.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C37"></A>XXXVII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le Scrittore Sacre non possono appartenere affatto agli eretici.</p> <p>&para; Le cose stanno dunque cos&igrave;: che noi possediamo la verit&agrave;; che essa deve a noi proprio venire aggiudicata; a noi, che avanziamo, ognuno, sicuri in questa nostra regola, che le Chiese riceverono dagli Apostoli, gli Apostoli a lor volta attinsero dalla voce di Cristo, Cristo, da Dio. &Egrave; chiaro ed evidente dunque <A NAME="p86"><SPAN CLASS=pb>|86</SPAN></A> che noi abbiamo pieno il diritto di non riconoscere agli eretici la facolt&agrave; di discussione e d'esame delle Scritture Sacre; sono proprio loro che noi possiamo benissimo convincere, senza appoggiarsi affatto all'aiuto dei Libri Sacri, che su di questi non possono vantare diritto alcuno. Non si possono dir Cristiani costoro, dal momento che, non traendo da Cristo la loro dottrina, ne seguono una a loro scelta, onde s'acquistano appunto il nome di eretici.<i> </i>Se dunque non sono Cristiani, &egrave; chiaro che sui Libri Sacri non possono vantare diritto alcuno, e noi potremmo rivolgerci a loro con queste parole e giustamente: Chi siete voi? quando e donde siete venuti? a che v'occupate e v'intromettete nelle cose nostre, voi, che non appartenete affatto a noi, che non siete dei nostri? Marcione, si pu&ograve; sapere di dove attingi la facolt&agrave; di tagliar legna dalla mia selva? chi ti ha dato il permesso, o Valentino, di deviare le acque dalle mie fonti? e in nome di qual diritto, tu, Apelle, sposti i confini delle mie terre? &Egrave; casa mia questa; questi sono possessi miei; come pu&ograve; avvenire che voi altri tutti, secondo il piacimento vostro, seminiate e raccogliate pascolo in <A NAME="p87"><SPAN CLASS=pb>|87</SPAN></A> queste mie terre? &Egrave; mia questa terra: ve l'assicuro; da tanto tempo &egrave; mia; ed &egrave; chiaro il diritto di priorit&agrave; che io ne ho su di voi, e delle prove non me ne mancano e son prove sicure, autentiche e le traggo proprio dai loro primi ed autentici padroni. Sono io l'erede degli Apostoli, e, precisamente, come essi hanno disposto per testamento, come confermarono e trasmisero per fedecommesso e come poi essi infine fissarono sotto la santit&agrave; del giuramento, io sento di possedere la loro dottrina. Per quello poi che riguarda voi eretici, gli Apostoli, senza dubbio, vi hanno sempre rinnegato, vi hanno considerati lontani da loro, come estranei, come nemici. Ma gli eretici, in seguito a che cosa possono apparire agli Apostoli come estranei, come nemici, se non per una intima e profonda diversit&agrave; di dottrina, la quale ciascuno di loro, secondo il proprio capriccio, o invent&ograve; o accolse, contrariamente a quanto era stato affermato dagli Apostoli? <A NAME="p88"><SPAN CLASS=pb>|88</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C38"></A>XXXVIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Le Sacre Scritture: loro integrit&agrave;; gii eretici le hanno male interpetrate o alterate</p> <p>&para; &Egrave; proprio l&agrave;, dunque, dove si riscontra diversit&agrave; di dottrine, che noi dobbiamo pensare che quivi appunto vi sia una falsificazione di Scritture ed errore d'interpetrazione. Coloro i quali si proposero di alterare la parte sostanziale dell'insegnamento, si trovarono, per forza, nella necessit&agrave; di disporre altrimenti i mezzi che dovevano servire per giungere a tale dottrina; perch&egrave; la sostanza dell'insegnamento loro non avrebbe potuto essere minimamente alterata, se non fossero state diverse le strade per le quali dovevano giungere ad impartire tale dottrina. Come agli eretici, dunque, sarebbe stato impossibile giungere alla falsificazione della dottrina stessa, senza mutare o alterare, in certo modo, gli elementi suoi, cos&igrave; anche a noi, nello stesso modo, non sarebbe stato possibile mantenere la integrit&agrave; della dottrina, se integri non fossero rimasti i principi e i mezzi, per i quali essa dottrina procedeva, e quegli elementi sui quali trovava sua base l'insegnamento di essa. <A NAME="p89"><SPAN CLASS=pb>|89</SPAN></A>&nbsp;</p> <p>&para; E nei nostri libri che cosa si potrebbe trovare che non sia perfettamente in accordo con quello che crediamo noi? ci abbiamo forse messo qualcosa di nostro? o che cosa si pu&ograve; trovare che noi cerchiamo in qualche modo di correggere o togliendo o aggiungendo o mutando? Quello che noi siamo, lo sono pure le Scritture Sacre fin dalla loro origine prima: &egrave; da esse che traiamo la sorgente nostra di vita, prima che subissero qualsiasi alterazione, prima che da voi fossero in qualche modo guastate. Dal momento che ogni inter-polazione &egrave; logico che si debba credere posteriore all'originale, poich&egrave; essa &egrave; necessariamente scaturita fuori da un certo spirito di rivalit&agrave; e di dissenso, che non pu&ograve;, naturalmente, vantare carattere di priorit&agrave; e neppure pu&ograve; essere che in certo modo si debba considerare della stessa famiglia di quel principio a cui cerca di contrastare; per questa ragione, &egrave; naturale che nessuna persona fornita di buon senso, possa credere minimamente che siamo stati noi a portare nelle Sacre Scritture una mano emendatrice e falsificatrice, noi che siamo stati i primi e abbiamo attinto da esse direttamente la dottrina nostra. Piuttosto &egrave; da <A NAME="p90"><SPAN CLASS=pb>|90</SPAN></A> pensare che tali emendamenti l'abbiano introdotti coloro che vennero dopo e che ci furono contrar&icirc; e nemici. Ecco qua uno, che falsifica il testo; eccone un altro, che, dando una interpetrazione diversa, viene ad alterare profondamente, intimamente il senso della Scrittura. E non si deve pensare che, se Valentino sembra pure servirsi delle Scritture, mantenendole nella loro integrit&agrave; organica, egli non sia di un'astuzia pi&ugrave; fina e pi&ugrave; sottile di Marcione, il quale colpisce in pieno, apertamente, colle sue armi, la verit&agrave;. Fu di una spada che Marcione si serv&igrave; per colpire in piena luce e decisamente le sacre pagine; non gli bast&ograve; la penna, e cos&igrave;, dopo averle straziate colle sue armi, le ridusse alle sue credenze. Valentino le risparmi&ograve; e non prese di mira le Scritture per armonizzarle al suo sistema, ma sforz&ograve; il suo sistema ad entrare, ad accomodarsi nell'ambito delle Scritture. Ma in quanto a tagliare, ad aggiungere.... anche pi&ugrave; degli altri, costui, perch&egrave; non ha risparmiato parola, alla quale non abbia sottratto il suo significato proprio e reale e sovrapposto certe combinazioni strane d'immagini pi&ugrave; o meno fantastiche, <A NAME="p91"><SPAN CLASS=pb>|91</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C39"></A>XXXIX.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Gli eretici tengono in loro uno spirito d&igrave; menzogna</p> <p>&para; Erano proprio questi esseri, queste intelligenze che venivano dagli spiriti del male e del falso (<A HREF="#129"><SUP>129</SUP></A>), e noi dobbiamo, o fratelli, combattere appunto contro questi, e bisogna guardarli bene in faccia, noi; come esseri, di cui la fede ha necessit&agrave; assoluta. E non &egrave; per loro forse che verranno alla luce gli eletti e si scopriranno pure, invece, i reprobi (<A HREF="#130"><SUP>130</SUP></A>)? Ed &egrave; appunto per questo che essi posseggono tale un'abilit&agrave; e tale una forza, da costruire, da intelaiare con tanta facilit&agrave; una rete di errori. Ma questa facilit&agrave; d'intesser e errori non ci deve far meraviglia alcuna: non &egrave; mica essa qualcosa di strano e di inesplicabile! Di questa abilit&agrave; abbiamo esempi anche a portata di mano nella letteratura non religiosa, ma profana. Ecco che ai giorni nostri si vede comparire una tragedia tratta da Virgilio, ma cambiata completamente poi nel suo complesso: la materia &egrave; adattata bene alla forma poetica, e la forma poetica armonizza quindi colla materia trattata. Eppoi Osidio (<A HREF="#131"><SUP>131</SUP></A>) Geta trasse completamente da Virgilio la sua tragedia <A NAME="p92"><SPAN CLASS=pb>|92</SPAN></A> intitolata <i>Medea, </i>e fu proprio uno che &egrave; a me legato da una certa parentela, che, con espressioni del poeta stesso su rammentato, riusc&igrave; a ricamare cos&igrave;, nelle ore di svago letterario e di divertimento, uno scritto che si disse la <i>Tavola </i>di Cebete (<A HREF="#132"><SUP>132</SUP></A>).</p> <p>&para; E sogliono ricevere il nome di centoni Omerici, o <i>Omero-centoni </i>pi&ugrave; propriamente, gli scritti di coloro che dai Poemi Omerici, con un lavoro loro personale, riuniscono, per formarne una specie di centone, in un sol corpo, quelle singole parti che essi credono potere armonizzare. La sacra letteratura per cos&igrave; dire, ha invero una ricchezza e una larghezza tali, quali sono sufficienti a qualunque esigenza, ed io non ho timore alcuno ad affermare che i Libri Sacri siano stati disposti e armonizzati per volont&agrave; di Dio, in tal modo, che essi potessero offrire materia agli eretici, per fissare le loro dottrine, dal momento che io leggo che &egrave; necessario che le eresie esistano (<A HREF="#133"><SUP>133</SUP></A>); le quali non potevano esistere senza le Sacre Scritture. <A NAME="p93"><SPAN CLASS=pb>|93</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C40"></A>XL.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Falsi e ingannevoli procedimenti degli eretici</p> <p>&para; Ma si domanda: da quale potenza pu&ograve; venire interpetrato il senso di quei luoghi, in modo che essi favoriscano poi lo svolgersi di una credenza eretica? &Egrave; manifesto che ci&ograve; non pu&ograve; avvenire se non da parte del diavolo; &egrave; proprio il suo mestiere, del resto, quello di sconvolgere e di turbare ogni principio di verit&agrave;. E lui pure imita nei misteri degli idoli, i riti delia divina fede; egli pure battezza chi professa fede in lui e si dice suo seguace; e promette pure lui che le loro colpe otterranno perdono da questo lavacro. Se ancor bene mi ricordo, anche Mitra (<A HREF="#134"><SUP>134</SUP></A>) segna i suoi seguaci, e imprime loro il suggello sulla fronte, d&igrave; quella che sia la sua religione; anche l'offerta del pane &egrave; fra le cerimonie che si ricollegano a lui; ecco che nei suoi riti appare anche un'immagine della resurrezione, e ai caduti di spada offre la corona. Eppoi, non ha fissato pur lui per il suo sommo sacerdote la facolt&agrave; di stringere una sola volta vincolo di nozze? Anche lui ha le sue vergini ed ha pure discepoli, che osservano i <A NAME="p94"><SPAN CLASS=pb>|94</SPAN></A> principi della continenza. Del resto se ci rifacciamo a considerare le credenze superstiziose di Numa Pompilio, se esaminiamo le funzioni dei sacerdoti gli onori di cui sono insigniti, i loro privilegi, le funzioni sacrificali a cui essi presiedono, gli strumenti e i vasi diversi che vengono usati nei molteplici riti, e le stranezze, le particolarit&agrave; curiose e minuziose dei voti e delle cerimonie espiatorie, non ci appare forse manifestamente che il demonio ha imitato la Legge Mosaica in tutta la sua minuziosa esattezza?&nbsp;</p> <p>&para; Egli dunque, che i medesimi procedimenti rituali con cui vengono trattati e celebrati i Sacramenti del Signore, si &egrave; studiato con tanta scrupolosit&agrave; di riprodurre nelle cerimonie idolatre; egli dico, tese con ogni desiderio a raggiungere questo scopo e pot&egrave; infatti applicare ad una credenza profana, in contrasto aperto colla vera, quei procedimenti propr&igrave; delle cose divine e dei Sacramenti Cristiani. I pensieri suoi si ritrovavano nei nostri, le sue parole erano quelle nostre, le sue parabole non erano che le parabole nostre. Ed &egrave; per questo, dunque, che non ci deve essere alcuno, il quale possa nutrire dubbi che quei principi di male <A NAME="p95"><SPAN CLASS=pb>|95</SPAN></A> e di menzogna, da cui traggono origine e alimento le eresie, derivino proprio dal diavolo e che le eresie non sono affatto molto lontane dalla idolatria, in quanto riconoscono come loro principio e usano come loro mezzi, quelli stessi che riconosce e di cui si serve l'idolatria. Infatti o immaginano un Dio diverso dal Dio, sommo Creatore, oppure, se riconoscono un Dio unico Creatore, seguono intorno a Lui una credenza che non &egrave; la vera. E dunque, qualunque parola di menzogna che si possa pronunziare contro Iddio, diviene, in certo modo, elemento d'idolatria.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C41"></A>XLI.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">La dottrina eretica ha sempre elementi di confusione e di oscurit&agrave;, che non si riscontrano nella vera dottrina, che &egrave; luce e fulgore.</p> <p>&para; Non sarebbe per&ograve; il caso di tralasciare la descrizione di tutto il procedimento seguito dagli eretici nelle loro relazioni? Voi, vedete quanto sia futile, quanto materiale, quanto profana, quanto la loro condotta sia senza seriet&agrave; alcuna, senza dignit&agrave;, senza spirito di disciplina, ma come tutto questo, in fondo, <A NAME="p96"><SPAN CLASS=pb>|96</SPAN></A> combini esattamente col carattere della loro credenza? Dir&ograve; per primo: fra loro chi &egrave; che conosca chi sia catecumeno e chi fedele? senza differenza alcuna essi presenziano alle cerimonie, ugualmente ascoltano, ugualmente pregano: potrebbero magari presentarsi a loro anche dei pagani: ebbene: eccoli l&igrave; pronti a gettare dinanzi ai cani le cose sacre, e le perle dinanzi ai porci; perle, dico; ma false s'intende (<A HREF="#135"><SUP>135</SUP></A>). Parlano di semplicit&agrave;; ma io direi che la loro semplicit&agrave; &egrave; lo sconvolgimento e il sovvertimento della dottrina tutta; chiamano, invece, l'attenzione, la diligenza nostra scrupolosa, nei riguardi delle sacre credenze, ricerca corruttrice. Essi concedono la pace a tutti, cos&igrave;, in massa, senza seguire discernimento alcuno; per loro poi, non es&igrave;ste, e non importa la diversit&agrave; dei mezzi e dei procedimenti, purch&egrave; tutti abbiano come scopo quello di combattere, di alterare, di guastare l'assoluto principio del vero. Orgoglio ne hanno tutti a dismisura, tutti promettono luce di sapienza. I catecumeni, prima di giungere al richiesto grado di dottrina e di conoscenza, sono iniziati ai loro misteri. E la sfacciataggine, l'impudenza a cui giungono le donne <A NAME="p97"><SPAN CLASS=pb>|97</SPAN></A> eretiche, &egrave; poi straordinaria: esse hanno bene l'ardire d'insegnare, di discutere, di compiere esorcismi, di promettere guarigioni, e ci manca poco che non giungano anche a battezzare I Le ordinazioni loro rivestono il carattere della pi&ugrave; assoluta leggerezza, senza un fondamento, senza seriet&agrave; alcuna e non possono, quindi, avere stabilit&agrave;; sono capaci d'innalzare, ora, dei giovanissimi senza esperienza e dottrina, ora, uomini che hanno troppo ben salde relazioni col mondo, talvolta anche degli apostati nostri, e tentano, dal momento che in nome della verit&agrave; non lo potrebbero fare, di tenerseli vincolati, favorendo in loro l'ambizione. In nessun campo si verificano progressi tali come si avvertono nel campo degli eretici; basta esser di loro e il continuo progredire viene da s&egrave;: oggi uno &egrave; vescovo, domani sar&agrave; vescovo un altro; oggi uno &egrave; diacono, domani eccotelo lettore; oggi sacerdote? domani costui lo troveremo laico; poich&egrave; anche i laici, presso di loro, adempiono a funzioni sacerdotali. <A NAME="p98"><SPAN CLASS=pb>|98</SPAN></A>&nbsp;</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C42"></A>XLII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Predicazione presso gli eretici.</p> <p>&para; E che cosa dovr&ograve; dire dell'ufficio che essi attribuiscono alla parola? Questa facolt&agrave; presso di loro non serve a fare opera di conversione sui pagani, ma per condurre i nostri fuori della via della verit&agrave;. Sapete quale sia il genere di gloria a cui essi aspirano maggiormente? se riescono di abbattere coloro che stanno in piedi, saldi, ben fermi; non quella che potrebbe loro derivare da sollevare i caduti! E si capisce: quello che essi fanno non deriva da qualche cosa di organico, di armonico che posseggono e che possono dire loro proprio; ma &egrave; qualche cosa di frammentario, di inorganico che'risulta appunto dallo sgretolare la verit&agrave;. Vogliono costruire la loro casa? ebbene: essi si servono dei materiali che sono riusciti ad abbattere dalla nostra. Togliete a costoro il principio della Legge Mosaica, i Profeti, Iddio Creatore: essi, ecco, che non sapranno formulare contro di noi, pi&ugrave; accusa alcuna. Ed accade cos&igrave;, che essi riescono a mandare in rovina pi&ugrave; facilmente gli edifici, che pur hanno solide basi, piuttosto che ne <A NAME="p99"><SPAN CLASS=pb>|99</SPAN></A> possano costruire uno nuovo coi materiali giacenti. E a questo lavoro essi attendono con umilt&agrave; ipocrita, con ogni maggiore mitezza e sottomissione. Del resto, poi, costoro non conoscono riguardo alcuno neppure per i loro capi; e questa &egrave; la ragione per la quale fra eretici non si sente parlare di scismi, perch&egrave;, anche quando vi siano, non vengono alla luce: sta proprio nello scisma la loro forza unitaria. Chiamatemi liberamente bugiardo, quando non sia vero che ognuno s'allontana, si stacca dalle proprie norme senza riguardo alcuno; e le regole ricevute le altera, le dispone, le modifica a suo modo, come del resto colui che tali norme anteriormente aveva tramandato, le aveva prima, a sua volta, mutate secondo l'arbitrio suo. Dunque l'eresia nel suo progredire, nel suo svolgersi, non fa che conservare la natura sua originaria e il carattere che essa ebbe fin da principio. Quello che Valentino crede lecito per s&egrave;, cio&egrave; portare innovazioni secondo il suo capriccio in materia d&igrave; fede, se lo credono lecito anche i suoi seguaci, i Valentiniani, e Io stesso accade per Marcione e i Marcioniti. Cos&igrave; infine, qualora noi volessimo esaminare proprio <A NAME="p100"><SPAN CLASS=pb>|100</SPAN></A> intimamente le credenze eretiche, noi troveremmo, senza dubbio, che tali dottrine si trovano certamente in contrasto in molti punti col fondatore della dottrina stessa. Un numero grande di loro non riconoscono chiese, e se ne vanno privi di quella che dovrebbe essere come la madre loro, senza alcuna sede stabile, privi di luce ed errabondi cosi, come divisi e banditi dalla societ&agrave;.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C43"></A>XLIII.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Stranezze degli eretici</p> <p>&para; Non sono sfuggite neppure le relazioni che gli eretici hanno con una gran quantit&agrave; di maghi, di ciarlatani, di astrologhi, di filosofi; con tutta quella gente, cio&egrave;, che non fa altro che spendere il suo tempo in ricerche vane ed inutili. Non fanno essi che ricordare il versetto &quot;cercate e troverete" (<A HREF="#136"><SUP>136</SUP></A>). Quale specie di fede essi abbiano, si pu&ograve; giudicare benissimo dalla condotta, dal tenore di vita che essi tengono, dalle compagnie che frequentano; &egrave; proprio tutto questo che pu&ograve; darci un indice della dottrina da essi seguita. Dicono costoro che non bisogna temere Iddio: <A NAME="p101"><SPAN CLASS=pb>|101</SPAN></A> &egrave; naturale quindi che in tutte le cose per essi ci debba essere la pi&ugrave; assoluta delle libert&agrave;; ma dove &egrave; che si pu&ograve; parlare di non temere Iddio, se non l&agrave; dove la divinit&agrave; non sia? e dove non &egrave; Iddio, ivi non sta neppure la verit&agrave; e dove non esiste verit&agrave;, ivi non si pu&ograve; non riscontrare, naturalmente, che un sistema di vita quale &egrave; quello che gli eretici seguono. Ma dove Dio esiste, ivi non si pu&ograve; non riscontrare il timore di Lui, nel quale appunto risiede il principio di ogni Sapienza (<A HREF="#137"><SUP>137</SUP></A>); l&agrave;, dove esiste il timor di Dio, es&igrave;stono pure una condotta seria e dignitosa, una cura scrupolosissima, una diligenza grande, un criterio di scelta assennato e giusto, la facolt&agrave; di giudicare e di esprimersi dopo aver ben riflettuto, il nostro miglioramento per le opere degnamente prestate, la sottomissione ai sacri principi religiosi, la piet&agrave; delle opere, la modestia di ogni nostra azione.: la Chiesa nella sua armonica unione &egrave; l&igrave;: tutte queste cose sono di Dio.</p> <p align="center"><SPAN class="chapterno"><A NAME="C44"></A>XLIV.</SPAN>&nbsp;</p> <p align="center">Gli eretici: il giudizio che il Signore dar&agrave; su loro</p> <p>&para; A maggior dimostrazione della verit&agrave;, <A NAME="p102"><SPAN CLASS=pb>|102</SPAN></A> s'aggiungono poi queste prove, che consistono appunto nella severit&agrave; massima della disciplina da noi sostenuta. Come &egrave; possibile che vi sia qualcuno il quale voglia allontanarsi da lei! non ne potr&agrave; ricevere vantaggio alcuno davvero: baster&agrave; che ognuno pensi al futuro giudizio finale, per il quale sar&agrave; pur necessario che noi tutti ci presentiamo al supremo tribunale di Ges&ugrave;, per render conto delle azioni nostre (<A HREF="#138"><SUP>138</SUP></A>) e sopratutto di come noi abbiamo saputo conservare il principio della fede pi&ugrave; pura. E che dovranno dire dunque coloro, che la Vergine consegnataci da Ges&ugrave; (<A HREF="#139"><SUP>139</SUP></A>) hanno vergognosamente macchiato colla adultera colpa dell'eresia? Oh, io penso che essi addurranno come scusa, come giustificazione del loro operato, il fatto che loro non fu detto nulla mai intorno a dottrine malvagie e perverse che avrebbero dovuto sorgere, ne da Cristo n&egrave; dagli Apostoli, e che quindi avrebbero dovuto guardarsene e coprirle del loro disprezzo (<A HREF="#140"><SUP>140</SUP></A>). E quindi saranno pronti a gettare la colpa, che &egrave; di loro, invece su chi non li ha prima messi sull'avviso, onde potessero difendersi.&nbsp;</p> <p>&para; Ma saranno poi anche pronti ad <A NAME="p103"><SPAN CLASS=pb>|103</SPAN></A> aggiungere molte osservazioni e prove sull'autorit&agrave; posseduta da ciascuno che sia stato fondatore e sostenitore di un'eresia e diranno che quelli hanno saputo confermare e dare prove convincenti e sicure della loro dottrina: hanno infatti resuscitato dei morti, hanno restituito la sanit&agrave; a dei malati, hanno predetto il futuro, cos&igrave; che, a buon dritto, essi potessero esser creduti apostoli (<A HREF="#141"><SUP>141</SUP></A>). Quasi che non fosse stato scritto pure che sarebbero venuti molti i quali avrebbero operato fra gli uomini delle cose straordinarie, miracolose addirittura, e tutto ci&ograve; l'avrebbero fatto per rafforzare, per consolidare la loro predicazione, che non era altro invece che menzogna ed inganno.</p> <p>&para; E sar&agrave; cos&igrave; forse che spereranno di ottenere perdono. E allora potrebbe anche verificarsi il caso che coloro, i quali avranno tenuto fede alle Sacre Scritture Apostol&igrave;che e alle regole in esse contenute e avranno conservato quindi la loro dottrina nella sua pi&ugrave; assoluta integrit&agrave; e purezza, forse potranno anche correre pericolo di condanna.</p> <p>&para; Il Signore potr&agrave; loro risponder cos&igrave;: avevo preannunziato che sarebbero certamente venuti alcuni che, in mio nome, in quello dei <A NAME="p104"><SPAN CLASS=pb>|104</SPAN></A> Profeti e degli Apostoli, sarebbero stati maestri di menzogna, ed io avevo dato incarico ai discepoli miei di avvertirvi di ci&ograve;. Avevo anche dato ai miei Apostoli un Vangelo e tutta una dottrina ispirata a quei principi di fede, ma non avendo voi dimostrato di credere facilmente, piacque a me poi di apportare qualche cambiamento. Anche la Resurrezione della carne avevo promesso, ma ci ho ripensato su e mi accorgo di non poter pi&ugrave; mantenere la promessa fatta. Mi ero manifestato come chi aveva avuto suo nascimento da una Vergine, ma poi questa cosa mi &egrave; sembrata coperta da un'ombra di vergogna. Colui che fa sorgere il sole e manda dal cielo le pioggie l'avevo chiamato Padre mio: un altro padre migliore del primo mi ha ora adottato. Vi avevo anche proibito di dare ascolto agli eretici, ma riconosco ora che ho sbagliato. Cose enormi queste! ma avvengono a coloro che escono dalla retta strada e non sanno evitare i pericoli, i quali minacciano ed insidiano la fede vera ed integra.&nbsp;</p> <p>&para; Ma mi par che basti ora: noi abbiamo portato la nostra parola contro tutte le eresie in generale e dobbiamo contro di esse usare <A NAME="p105"><SPAN CLASS=pb>|105</SPAN></A> prescrizioni ben fisse, ispirate alla massima giustizia e che rispondano a un criterio di assoluta necessit&agrave;; e abbiamo il dovere di tenerle ben lontane da ogni eventuale confronto colle Sacre Scritture. Ci accompagni la grazia del Signore e potremo anche su qualcuna portare la nostra risposta particolarmente. Per chi legge queste nostre pagine nella fede della verit&agrave;, noi formuliamo l'augurio di avere dal nostro Signore, pace e favore in eterno.</p> <hr> <p align="center"><i>NOTE</i></p> <hr> <p><A NAME="#1"></A>(1) Matt. VII. 15 &quot;Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste da pecore, ma di dentro son lupi rapaci". Matt. XXIV. 5. &quot;Molti infatti verranno nel nome mio, dicendo: Io sono il Cristo: e sedurranno molti" . Matt. XXIV. 24. &quot;Perch&egrave; sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da ingannare, se &egrave; possibile, gli stessi eletti".</p> <p><A NAME="#2"></A>(2) I. Ai Corinti. I. 19. &quot;Imperocch&egrave; sta scritto: Sperder&ograve; la saggezza dei savi e rigetter&ograve; la prudenza dei prudenti".</p> <p><A NAME="#3"></A>(3) II. A Timoteo. III. 8. &quot;Cos&igrave; anche costoro contrastano alla verit&agrave;: uomini corrotti della mente, reprobi riguardo alla fede".</p> <p><A NAME="#4"></A>(4) Atti. XIII. 22. &quot;Rimossolo, suscit&ograve; loro per re, David, cui, rendendo testimonianza, disse: Ho trovato David di lesse, uomo secondo il cuor mio, che far&agrave; tutti i miei voleri". <A NAME="p110"><SPAN CLASS=pb>|110</SPAN></A></p> <p><A NAME="#5"></A>(5) Salm. L.</p> <p><A NAME="#6"></A>(6) III. dei Re. IV. 29. &quot;E Iddio diede sapienza a Salomone e grandissimo senno e un animo capace di tante cose, quanta &egrave; la rena che &egrave; sul lido del mare ".</p> <p><A NAME="#7"></A>(7) Agli Ebrei. IV. 15. &quot;Imperocch&egrave; non abbiamo noi un pontefice il quale non possa aver compassione delle nostre infermit&agrave;: ma similmente tentato in tutto, tolto il peccato". I. Lettera di S. Pietro. II. 22. &quot;Il quale non f&egrave; peccato, n&egrave; frode trovossi nella sua bocca ".</p> <p><A NAME="#8"></A>(8) Matt. X. 22. &quot;E sarete odiati da tutti per causa del nome mio, ma chi avr&agrave; perseverato fino alla fine, si salver&agrave; ".</p> <p><A NAME="#9"></A>(9) Esdra. VIII. 20. &quot;Lo sguardo del Signore &egrave; profondo ".</p> <p><A NAME="#10"></A>(10) I. Dei Re. XVI. 7. &quot;Ma il Signore disse a Samuele: Non riguardare al suo aspetto, n&egrave; ali' altezza della sua statura, perch&egrave; io l'ho lasciato indietro? con ci&ograve; sia che il Signore non riguarda a ci&ograve; che Puomo riguarda, perch&egrave; Puomo riguarda a ci&ograve; che &egrave; davanti agli occhi, ma il Signore riguarda al cuore,,.</p> <p><A NAME="#11"></A>(11) II. A T&igrave;moteo II. 19. &quot;Ma saldo sta il fondamento di D&igrave;o, che ha questo segno: conosce il Signore quelli che sono Suoi, e si ritira dall'iniquit&agrave; chiunque invoca il nome del Signore".</p> <p><A NAME="#12"></A>(12) Matt. XV. 13. &quot;Qualunque pianta non piantata dal mio Padre celeste sar&agrave; sradicata ".</p> <p><A NAME="#13"></A>(13) Marc. X. 31. &quot;Molti d&igrave; primi saranno ultimi e d'ultimi primi ". <A NAME="p111"><SPAN CLASS=pb>|111</SPAN></A>&nbsp;</p> <p><A NAME="#14"></A>(14) Matt. III. 12. &quot;Egli ha il ventilabro in mano e purgher&agrave; bene la Sua aia e raccoglier&agrave; il Suo frumento nel granaio; ma brucier&agrave; la paglia con fuoco inestinguibile".</p> <p><A NAME="#15"></A>(15) Matt. XIII. 22. &quot;Quello poi che riceve la semenza in un buon terreno, &egrave; chi ascolta la parola, e ci pone mente; e porta frutto, e rende questo il cento e quello il sessanta, quell'altro il trenta". Giov. VI. 66. &quot;Per questo v'ho detto che nessuno pu&ograve; venire da me, se non gli sia concesso dai Padre mio".</p> <p><A NAME="#16"></A>(16) Giov. VI. 67-63. &quot;D'allora molti dei suoi discepoli si ritrassero indietro, e non andavano pie con lui: per ci&ograve; Ges&ugrave; disse ai dodici: vorreste andarvene anche voi? ".</p> <p><A NAME="#17"></A>(17) Ermogene: &egrave; interessante di lui il ritratto che ce ne ha lasciato lo stesso Tertulliano (Ad. Hermog. I.): dalia irrequietezza del suo carattere era naturalmente portato verso l'eresia: crede d'esser facondo, perch&egrave; parla molto e alla sfacciataggine suoi dare il nome di fermezza. Ufficio di coscienza virtuosa per lui &egrave; il dir male di tutti. Dipinge per giunta quel che non &egrave; lecito e passa continuamente da un matrimonio ad un altro: invoca da un lato la legge di Dio a sfogo della sua passione, e la disprezza dall'altro in vantaggio della sua arte: due volte falsario per il pennello e per lo stile, adultero fino alla radice dei capelli e nella dottrina e nella carne. In lui senti il fetido contagio di coloro che amano celebrar nuove nozze... L'eresia di Ermogene era fondata sui diss&igrave;dio <A NAME="p112"><SPAN CLASS=pb>|112</SPAN></A> fra Dio e materia, ed egli, subendo in gran parte l'influenza della dottrina stoica, credeva nell'esistenza di una materia prima dalla quale Dio avrebbe prodotto il mondo e da questa materia sarebbe derivato non solo il corpo ma l'anima dell'uomo: l'eretico poi ammetteva l'identificazione del Padre e del Figlio.&nbsp;</p> <p><A NAME="#18"></A>(18) II. A Timoteo. I. 15. &quot;Tu sai come si sono da me alienati tutti quelli che sono nell'Asia, tra i quali &egrave; Figello ed Ermogene". I. A Timoteo. I. 20. &quot;Del numero dei quali &egrave; Hymeneo e Alessandro t i quali io ho consegnati a Satana, perch&egrave; imparino a non bestemmiare".</p> <p><A NAME="#19"></A>(19) I. Lettera di S. Pietro. IV. 13. &quot;Ma godetevi di partecipare ai patimenti di Cristo, affinch&egrave; ancor vi rallegriate ed esultiate, quando si manifester&agrave; la gloria di lui".</p> <p><A NAME="#20"></A>(20) Matt. VII. 15. &quot;Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste da pecore, ma di dentro son lupi rapaci".</p> <p><A NAME="#21"></A>(21) I. Lettera di S. Giovanni. IV. I. &quot;Carissimi, non vogliate credere ad ogni spirito, ma provate gli spiriti se sono da Dio, perch&egrave; molti falsi profeti sono usciti per il mondo".</p> <p><A NAME="#22"></A>(22) II. Ai Corinti XI. 13. &quot;Imperocch&egrave; questi tali falsi apostoli sono operai finti, che si trasfigurano in apostoli di Cristo".</p> <p><A NAME="#23"></A>(23) I. Lettera d&igrave; S. Giovanni. II. 18. &quot;Figliuolini, ell'&egrave; l'ultim'ora: e siccome udiste che l'Anticristo viene, anche adesso molti son diventati anticristi, donde intendiamo che &egrave; <A NAME="p113"><SPAN CLASS=pb>|113</SPAN></A> l'ultim'ora". I. Lettera di S. Giovanni. II. 19. &quot;Sono &laquo;sciti di tra noi, ma non erano dei nostri, perch&egrave; se fossero stati dei nostri sarebbero certamente rimasti con noi; ma si deve far manifesto che non tutti sono dei nostri".</p> <p><A NAME="#24"></A>(24) Marc. XIII. 7. &quot;Quando poi sentirete rumori di guerre, non temete: &egrave; necessario che ci&ograve; accada, ma non &egrave; ancora la fine... ".</p> <p><A NAME="#25"></A>(25) I. Ai Tessaionicesi. V. 21. &quot;Disanimate tutto: Attenetevi ai buono". I. Ai Corinti. XI. 19. &quot;Imperocch&egrave; sta scritto i sperder&ograve; la saggezza dei savi e rigetter&ograve; la prudenza dei prudenti".</p> <p><A NAME="#26"></A>(26) I. Ai Corinti. I. 10. '&quot;Or vi scongiuro, o fratelli, per il Nome del Signor Nostro Ges&ugrave; Cristo, che diciate tutti il medesimo; e non siano scismi tra voi, ma siate perfetti nello stesso sp&igrave;rito e nello stesso sentimento".</p> <p><A NAME="#27"></A>(27) Ai Galati. V. 19-20. &quot;Or manifeste sono le opere della carne, le quali sono l'adulterio, la fornicazione, l' impurit&agrave;, la lussuria, l'idolatria, i venefici, le nimicizie, le contese, le emulazioni, le ire, le risse, le discordie, le sette".</p> <p><A NAME="#28"></A>(28) A Tito. III. 10-11. &quot;L'uomo eretico, dopo la prima e la seconda correzione, sfuggilo, sapendo che questo tale &egrave; pervertito e pecca, come quegli che per suo proprio giudizio &egrave; condannato".</p> <p><A NAME="#29"></A>(29) Eresia, dal verbo greco <font face="SPIonic">ai9re/w</font>: <font face="SPIonic">ai3resij</font> : significa propriamente scelta, in quanto uno, allontanandosi dalla vera credenza, segue a suo piacimento un'altra dottrina.</p> <p><A NAME="#30"></A>(30) Ai Galati. I. 11-12. &quot;Or vi fo sapere, o fratelli, come il Vangelo, che &egrave; stato <A NAME="p114"><SPAN CLASS=pb>|114</SPAN></A> evangelizzato da me, non &egrave; cosa, umana, perch&egrave; non lo ho ricevuto n&egrave; l'ho imparato da un uomo, ma per rivelazione di Ges&ugrave; Cristo".&nbsp;</p> <p><A NAME="#31"></A>(31) Ai Galati. I. 8. &quot;Ma quand'anche noi o un Angelo del Cielo evangelizzi a voi oltre quello che abbiamo a voi evangelizzato, sia anath&egrave;ma".</p> <p><A NAME="#32"></A>(32) Filumenei sembra che costei fosse una donna di Alessandria, la quale, invasata da spirito diabolico, andasse profetando. Apelle sembra che abbia avuto relazioni con costei e ne divenisse seguace e scrivesse le Profezie e le Rivelazioni di Filumene.</p> <p><A NAME="#33"></A>(33) II. A. Timoteo. IV. 3. &quot;Imperocch&egrave; verr&agrave; tempo che non potran patire la sana dottrina, ma, secondo le proprie passioni, per prurito di udire, moltiplicheranno a s&egrave; stessi i maestri".</p> <p><A NAME="#34"></A>(34) I. Ai Corinti. I. 27. &quot;Ma le cose stolte del mondo elesse Dio per confondere i sapienti, e le cose deboli del mondo elesse Dio per confondere le forti". I. Ai Corinti. III. 18. &quot;Niuno inganni s&egrave; stesso: s&egrave; qualcuno tra di voi si tiene per sapiente secondo questo secolo, diventi stolto, affin d'esser sapiente".</p> <p><A NAME="#35"></A>(35) <i>Eoni</i>: fu di Valentino questa teoria. Egli nacque in Egitto, e segu&igrave; l'eresia gnostica; fu autore del sistema eclettico pi&ograve; ampio, in cui si uniscono elementi var&icirc;, tratti dalla teosofia orientale, dalla dottrina dei Pitagorici, degli stoici e dei sacerdoti egizi; insegn&ograve; a Roma verso l'anno 140; ebbe molti discepoli fra i quali, i principali, Eracleone, Tolomeo, Marcos, Bardesane. <i>Eoni</i> (<font face="SPIonic">ai0w~nej</font>): le eternit&agrave;. Gli gnostici <A NAME="p115"><SPAN CLASS=pb>|115</SPAN></A> chiamavano cosi, a causa della loro eternit&agrave;, le emanazioni o proiezioni che, secondo la loro dottrina, colmavano l'intervallo fra la materia e lo spirito, mettendo in contatto questi due principi da essi concepiti come opposti e irriducibili. Gli <i>Eoni </i>si cambiavano in <i>Sigizie </i>o coniugazioni a coppie e in <i>pleromi. </i>Pleroma (cf. <font face="SPIonic">plhro&amp;w, plh&amp;rwma</font>) era detta dagli gnostici la pienezza dell'essere, il complesso degli <i>Eoni </i>in numero di trenta. L'eresia di Valentino si diffuse fra l'epoca di Adriano e di Antonino Pio: senza credere che la ragione del suo distacco dalla Chiesa fosse la sua mancata elezione, alla carica episcopale, pure, secondo quanto afferma Tertulliano stesso (Adversus Valent. 4), ne pu&ograve; essere stata la ragione occasionale: &quot;Speraverat episcopatum Valentinus, quia et ingenio poterat et eloquio. Sed alium ex martyrii praerogativa loci potitum indignatus, de Ecclesia authenticae regulae abrupit. Ut solent animi pro prioratu exciti praesumptione ultionis accendi, ad expugnandam conversus veritatem et cuiusdam veteris opinionis semitam nactus, aestu colubroso viam deliniavit". La sua dottrina eonologica si dice che l'avesse ricevuta da un certo Theodas, compagno dell'Apostolo Paolo.&nbsp; Al sommo delle cose eterne, incomprensibili, si trova l'abisso ( <font face="SPIonic">bu~qoj</font>), cio&egrave; il Padre non generato, e la sua compagna Seg&egrave; ( <font face="SPIonic">sigh&amp;</font>): il Silenzio. Da questi primi due <i>Eoni </i>balza fuori, come estrinsecazione dell'assoluto, un seme dal quale, a sua volta, nascono altri due <i>Eoni: </i><A NAME="p116"><SPAN CLASS=pb>|116</SPAN></A> l'Intelletto e la Verit&agrave;, da cui, con successivo processo, il Verbo ( <font face="SPIonic">lo&amp;goj</font>) e la Vita (<font face="SPIonic"> aiuh&amp;</font>), l'Uomo ideale (a1nqrwpoj) e la comunit&agrave; di vita ( e0kklhsi0a); dalla prima delle quali coppie scaturiscono altri dieci <i>Eoni, </i>dalla seconda altri dodici, formando cos&igrave; un numero complessivo di trenta, quindici di natura maschile e altrettanti femminile; divisi in un aggruppamento di otto <i>(Ogdoade), </i>di dieci (<i>Decade), </i>di dodici (<i>Dodecade): </i>tutti uniti formano il <i>Pleroma</i>. &quot;Societ&agrave; perfetta degli esseri ineffabili". Desiderio degli <i>Eoni</i> &egrave; di conoscere il primo principio che &egrave; l'abisso, ma ci&ograve; non pu&ograve; essere ottenuto che dal primo figlio, l'Intelletto, e fra gli <i>Eoni </i>ve n'&egrave; uno che aspira pi&ugrave; di ciascun altro al principio originario ed &egrave; l'ultimo di essi: la Sapienza (<font face="SPIonic">sofi/a</font>)<i> </i>la quale, in questa tendenza alle regioni superne della luce, corre rischio di dissolversi se il termine d'ogni realt&agrave; non intervenisse: esso &egrave; detto Horos (<font face="SPIonic">o3roj</font>). Intanto dalla coppia di <i>Eoni, </i>Intelletto e Verit&agrave;, emanano, come sedicesima coppia, il Cristo e lo Spirito Santo e da essi gli altri <i>Eoni </i>comprendono come debba regolarsi la relazione col principio primo, che non &egrave; concesso comprendere, e allora, in uno slancio di gratitudine verso il Padre, dal seno degli <i>Eoni, </i>tutti uniti in questa adorazione al principio, emana Ges&ugrave; Salvatore, che sarebbe cos&igrave; il trentatreesimo <i>Eone. </i>Ma la Saggezza, nello sforzo da lei compiuto per il raggiungimento del Principio Primo, ha generato imperfettamente una creatura dal nome Achamoth <A NAME="p117"><SPAN CLASS=pb>|117</SPAN></A> (<font face="SPIonic">'Akamw_q</font>), figlio dunque del travaglio solitario di conoscere l'Essere Supremo. Achamoth sprofonda nel Caos dal quale Cristo e Ges&ugrave; Salvatore lo sollevano, dando a lui la facolt&agrave; d&igrave; conoscere e di liberarsi dalle passioni: allora si viene alla formazione della materia inanimata (<font face="SPIonic">u9likh&amp;</font>) in quanto Achamoth mantiene la sua impurit&agrave; originaria; la materia animata (<font face="SPIonic">yuxikh&amp;</font>) e spirituale (<font face="SPIonic">pgeumatikh&amp;</font>) per un processo di sempre maggior purit&agrave; ed elevazione. Da Achamoth ha origine il Demiurgo che crea ormai non pi&ugrave; le tre sostanze, <i>materiale, psichica</i>, e<i> pneumatica </i>come Achamoth, ma il mondo e l'Uomo che pu&ograve; essere di sostanza materiale carnale (<font face="SPIonic">yuxh&amp; u9likh&amp;</font>) di natura animale (<font face="SPIonic">yuxh_ qei/a</font>) di natura spirituale (<font face="SPIonic">spe/rma pneumatiko&amp;n</font>). In Ges&ugrave; di Nazareth appare il Redentore che consta di quattro elementi, uno apparentemente corporeo, lo psichico, il pneumatico, il divino proprio del Pleroma, e su lui discende in forma di Colomba l'<i>Eone </i>Ges&ugrave; Salvatore, che risale alla perfezione del Pleroma quando il Redentore muore, portando seco l' elemento pneumatico o spirituale del Redentore, lasciando ai tormenti gli altri elementi di cui Egli risulta.</p> <p><A NAME="#36"></A>(36) Marcione, seguace di Cerdone, gnostico, della Siria: nel 144 venne a rottura colla Chiesa: fond&ograve; una dottrina basata sul dualismo, che si concreta appunto in un dualismo fra due principi eterni e increati di un Dio buono e di uno giusto, ma anche cattivo, il quale ultimo &egrave; il creatore del mondo. <A NAME="p118"><SPAN CLASS=pb>|118</SPAN></A> La dottrina stoica fu fondata da lenone, d&igrave; Cizico in Cipro s gli Stoici credevano che il principio attivo o dinamico sia una forza sempre in azione, informatrice della materia e la muove e la organizza: l'esistenza stessa del corpo non &egrave; possibile che cos&igrave;: occorre alla materia un principio di unit&agrave; che ne mantenga le parti, che le tenga insieme, come occorre alla forza un sustrato in cui essa risieda e nel quale agisca: l'uno non pu&ograve; stare senza dell'altro: gli Stoici chiamano questa forza <font face="SPIonic">lo&amp;doj</font>, ragione, o anche Dio, forza divina.</p> <p><A NAME="#37"></A>(37) La scuola Epicurea fu fondata da Epicuro in Atene (341-270) nel 3&deg; Sec. A. C. e dur&ograve; fino al 4&deg; Sec. D. C.: furono seguaci di questa dottrina Metrodoro, Ermarco, Polistrato, Apollodoro, Diogene di Tarso, Fedro; in Roma Amafinio, Pomponio Attico, T. Lucrezio Caro, che l'espose nel suo poema <i>&quot;</i>De rerum natura". Questo sistema esclude ogni intervento divino e ogni finalit&agrave; nella natura, nella quale non scorgeva che cause meccaniche; pone il criterio del vero nella certezza data dalla sensazione e il fine supremo della condotta fa consistere non gi&agrave; nel piacere grossolano e immediato dei sensi, ma nella felicit&agrave; che &egrave; data, per quel che riguarda il corpo, dall' assenza del dolore (<font face="SPIonic">a0poni/a</font>) e, per ci&ograve; che concerne l'animo, dalla tranquillit&agrave; (<font face="SPIonic">a0taraci/a</font>). L'anima &egrave; mortale: la materialit&agrave; dell'anima e la sua mortalit&agrave; sono i due dogmi fondamentali della psicologia epicurea.</p> <p><A NAME="#38"></A>(38) Eraclito (540-480) poneva il fuoco come <A NAME="p119"><SPAN CLASS=pb>|119</SPAN></A> principio, come fondamento e simbolo della sostanza del mondo. Zenone sostiene un panteismo materiale, confondendo la natura con Dio: Dio, o la ragione cosmica, &egrave; dappertutto; &egrave; il mondo stesso nel suo carattere razionale e nella sua perfezione, &egrave; un Dio immanente che s'identifica col mondo e il mondo tutto &egrave; come un immenso vivente immortale, di cui tutte le parti cospirano insieme e si corrispondono. Di qui quella parentela di tutte le cose che fanno un tutto unico simpatizzante con s&egrave; stesso: quella <i>consentiens, conspirans, continuata cognatio rerum </i>di cui parla Cicerone e che non sarebbe possibile, se tutte le cose non fossero contenute da un solo divino e continuato spirito (Melli).</p> <p><A NAME="#39"></A>(39) <i>Entimesi: </i>animazione della Sapienza Superiore come <i>Eone </i>a s&egrave; separato dal Pleroma o mondo ideale superiore: <i>Ectroma: </i>significherebbe: l'ultimo degli <i>Eoni: </i>Cristo.</p> <p><A NAME="#40"></A>(40) I. A Timoteo. I. 4. <i>&quot;</i>N&egrave; andasser dietro alle parole e alle genealogie che non hanno fine, le quali partoriscon piuttosto delle dispute, che quell'edificazione di Dio che si ha per la fede". II. A Timoteo. II. 17<i>"</i>. E il loro discorso va serpendo come cancrena: tra i quali &egrave; Imeneo e Fileto". A Tito. III. 9. &quot;Ma le pazze questioni e le genealogie e le dispute e le battaglie legali sfuggile, perch&egrave; sono inutili e vane".</p> <p><A NAME="#41"></A>(41) Ai Colossesi. II. 8. &quot;Badate che alcuno non vi seduca per mezzo di filosofia inutile e <A NAME="p120"><SPAN CLASS=pb>|120</SPAN></A> ingannatrice. secondo la tradizione degli uomini, secondo i princip&icirc; del mondo e non secondo Cristo ...</p> <p><A NAME="#42"></A>(42) Atti. XVII. 15. &quot;Quelli poi che accompagnavano Paolo, lo condussero fino ad Atene, e, ricevuta commissione da lui per Sila e Timoteo di raggiungerlo il pi&ugrave; presto, partirono...</p> <p><A NAME="#43"></A>(43) Platone insegn&ograve; negli orti di Academo, i quali rimasero poi la sede della sua scuola detta perci&ograve; Accademia: essa dur&ograve; fino al VI sec. D. C. e si divide in tre periodi: la vecchia Accademia ingolfatasi con Spensippo, Xenocrate e Crantore nella metafisica pitagoreggiante, e in astruso dommatismo; la media, caduta nello scetticismo con Cameade e Arcesilao; la nuova, tornata al primitivo dommatismo con Filone di Larissa e Antioco di Ascalona.</p> <p><A NAME="#44"></A>(44) Atti. V. 12. &quot;E si facevano per le mani degli Apostoli molti segni e prodigi nel popolo. E tutti, di comune accordo, se ne stavano nel portico di Salomone".</p> <p><A NAME="#45"></A>(45) Matt. XVI. 13-16. &quot;Chi dice la gente che sia il Figlio dell'Uomo? Ed essi risposero: Altri dicono che &egrave; Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. E Ges&ugrave; disse loro: Or voi chi dite che io mi sia? In risposta, Simon Pietro, disse: Tu sei il Cristo, il Figliolo del Dio vivente".</p> <p><A NAME="#46"></A>(46) Matt. XI. I. E, quando ebbe finito di dare questi insegnamenti ai suoi Dodici Apostoli, Ges&ugrave; part&igrave; di l&agrave; per insegnare e predicare nelle loro citt&agrave;". <A NAME="p121"><SPAN CLASS=pb>|121</SPAN></A>&nbsp;</p> <p><A NAME="#47"></A>(47) Luc. XVI. 29. &quot;E Abramo gli rispose: Hanno Mos&egrave; e i profeti; ascoltino quelli".</p> <p><A NAME="#48"></A>(48) Giov. V. 39. &quot;Voi investigate le Scritture, perch&egrave; credete d'avere in esse vita eterna: ora queste son quelle che fanno testimonianza di me".</p> <p><A NAME="#49"></A>(49) Isaia. X. 4-i 5. Ecco che le Nazioni sono come una goccia della secchia e son valutate come uno scrupolo che da il tratto alla bilancia: ecco che le isole sono come un granellino di polvere".</p> <p><A NAME="#50"></A>(50) Matt. XV. 24. &quot;Ed egli in risposta, disse: Non sono stato mandato che alle pecore perdute della Casa di Israele".&nbsp;</p> <p><A NAME="#51"></A>(51) Matt. XV. 26. &quot;Ed egli le rispose: Non &egrave; ben fatto prendere il pane dei figlioli e gettarlo ai cani".</p> <p><A NAME="#52"></A>(52) Matt. X. 5. &quot;Questi dodici invi&ograve; Ges&ugrave;, ordinando loro cos&igrave;: Non andate tra i gentili, e non entrate nelle citt&agrave; dei Samaritani". Matt. XXVIII. 19-20. &quot;Andate dunque ad istruire tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservar tutto quanto v'ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Giov. XVI. 13. &quot;Quando per&ograve; verr&agrave; lo spirito di Verit&agrave;, vi giudicher&agrave; per ogni vero: che non vi parler&agrave; da s&egrave;, ma dir&agrave; tutto quello che udr&agrave; e v'annunzier&agrave; l'avvenire".</p> <p><A NAME="#53"></A>(53) Matt. VII. 7-8. &quot;Chiedete e vi sar&agrave; dato: cercate e troverete, picchiate e vi sar&agrave; aperto: che <A NAME="p122"><SPAN CLASS=pb>|122</SPAN></A> chiunque chiede, riceve, chi cerca trova, e a chi picchia, sar&agrave; aperto".</p> <p><A NAME="#54"></A>(54) Ebioniti: cristiani giudaissanti: dicevano che la nascita di Cristo era avvenuta non diversamente da quella degli altri esseri umani. Simone: altro eretico.</p> <p><A NAME="#55"></A>(55) Luc. XV. 8-9. &quot;O qual donna, avendo dieci dramme, perdutane una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finch&egrave; non la trovi? E, trovatala, chiama d'intorno le amiche e le vicine dicendo: Rallegratevi insieme con me, che ho ritrovata la dramma smarrita". Luc. XVIII. 3. &quot;E ci era in quella citt&agrave; una vedova la quale andava da lui a dirgli: Rendimi giustisia del mio avversario. E per molto tempo colui non volle, ma poi disse fra s&egrave;: Bench&egrave; io non tema Iddio, n&egrave; abbia riguardo agli uomini, pure, per la noia che mi da questa vedova, le far&ograve; giustisia, ch&egrave; alla fine non venga pi&ugrave; a darmi molestia".</p> <p><A NAME="#56"></A>(56) Luc. XI. 5-9. &quot;Se uno di voi avr&agrave; un amico e andr&agrave; da lui a messa notte dicendogli: Amico, prestami tre pani, perch&egrave; un amico mio &egrave; arrivato di viaggio in casa mia e non ho niente da apparecchiargli; e quello, rispondendo di dentro, dica: Non mi dar noia; l'uscio &egrave; gi&agrave; chiuso, ed i miei figli sono coricati con me, non posso levarmi a darti niente. Se l'altro continuer&agrave; a picchiare, vi dico, quando anche colui non si levasse a darglieli, perch&egrave; &egrave; suo amico, tuttavia si lever&agrave; a dargliene, per l'insistenza, quanti gliene bisognano. E io vi dico: Chiedete e vi <A NAME="p123"><SPAN CLASS=pb>|123</SPAN></A> sar&agrave; dato, cercate e troverete, picchiate e vi sar&agrave; aperto".</p> <p><A NAME="#57"></A>(57) Luc. XVIII. 2-3. &quot;C'et&agrave;, in una citt&agrave; un giudice che non temeva Iddio, n&egrave; aveva rispetto alcuno. E c'era in quella citt&agrave; una vedova la quale andava da lui a dirgli: Rendimi giustizia del mio avversario".</p> <p><A NAME="#58"></A>(58) Luc. XVIII. 42. &quot;E Ges&ugrave; gli replic&ograve;: Vedici; la tua fede ti ha salvato".</p> <p><A NAME="#59"></A>(59) I. A Timoteo VI. 4-5. &quot;Egli &egrave; un superbo, che non sa nulla, ma si ammala per dispute e questioni di parole, dalle quali nascono invidie, contese, maldicenze, cattivi sospetti, conflitti di uomini corrotti nell'animo, i quali sono stati privati della verit&agrave;, e pensano che la piet&agrave; sia un'arte per guadagnare.</p> <p><A NAME="#60"></A>(60) Matt. XV. 14. &quot;Non badate loro: ciechi son guide di ciechi; e se un cieco guida un cieco, cadono entrambi nella fossa".</p> <p><A NAME="#61"></A>(61) I. A Timoteo VI. 4. &quot;Egli &egrave; un superbo che non sa nulla, ma si ammala per dispute e questioni di parole; dalle quali nascono invidie, contese, maldicenze, cattivi sospetti . . . ".</p> <p><A NAME="#62"></A>(62) A Tito III. 10. &quot;L'uomo eretico, dopo la prima e la seconda correzione, sfuggilo".</p> <p><A NAME="#63"></A>(63) Matt. XVIII. 15-16. &quot;Se poi tuo fratello abbia peccato contro di te, vai e correggilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato tuo fratello; se non ti ascolta, prendi con te una o due persone, affinch&egrave; per bocca di due o tre testimoni si stabilisca ogni cosa,"</p> <p><A NAME="#64"></A>(64) Matt. XXVIII. 19-20. &quot;Andate dunque ad <A NAME="p124"><SPAN CLASS=pb>|124</SPAN></A> istruire tutte le genti, battezzandole nel Nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato",</p> <p><A NAME="#65"></A>(65) Atti. I. 26, &quot;E li tirarono a sorte, e la sorte cadde su Mattia, ed egli fu aggregato agli Undici Apostoli".</p> <p><A NAME="#66"></A>(66) Psal. CIX. 8. &quot;Sieno i suoi giorni pochi, un altro prenda il suo ufficio".</p> <p><A NAME="#67"></A>(67) Atti. I. 8. &quot;Ma riceverete forza di Spirito Santo, quando verr&agrave; su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria, insino agli estremi del mondo".</p> <p><A NAME="#68"></A>(68) Atti. II. 4, &quot;E furono tutti ripieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare var&icirc; linguaggi, secondo che lo Spirito Santo concedeva ad essi di esprimersi". Matt, X. 27. &quot;Dite nella luce quel che vi dico allo scuro, e predicate sui tetti, quello che vi &egrave; stato detto all'orecchio". Matt, XXVIII, 19-20. &quot;Andate dunque ad istruire tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo".</p> <p><A NAME="#69"></A>(69) Matt, XI, 27, &quot;Tutto &egrave; stato dato a me dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio fuori del Padre, e nessuno conosce il Padre fuori del Figlio e fuori di colui, cui il Figlio Io avr&agrave; voluto rivelare".</p> <p><A NAME="#70"></A>(70) Luc. VIII. 10. &quot;A voi &egrave; concesso di intendere il mistero del Regno di Dio; ma a tutti <A NAME="p125"><SPAN CLASS=pb>|125</SPAN></A> gli altri per via d&igrave; parabole, affinch&egrave; guardando non vedano, e ascoltando non intendano".</p> <p><A NAME="#71"></A>(71) Matt. XVI. 18-19. &quot;E io dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificher&ograve; la mia Chiesa, n&egrave; preveranno contro di lei le porte dell'inferno. E dar&ograve; a te le Chiavi del Regno dei Geli, e qualunque cosa avrai legato sulla terra sar&agrave; legata, anche nei Cieli, e qualunque cosa avrai sciolto sulla terra, sar&agrave; sciolta anche nei Cieli".</p> <p><A NAME="#72"></A>(72) Giov. XVI. 23.</p> <p><A NAME="#73"></A>(73) Giov. XIX. 26-27. &quot;Ges&ugrave; allora vedendo la madre, e l&igrave; presente il discepolo amato da lui, dice a sua madre: O donna, ecco il tuo figlio; poi dice al discepolo: Ecco la madre tua".</p> <p><A NAME="#74"></A>(74) Marc. IX. 3-6. &quot;E apparvero loro Elia con Mos&egrave;, i quali stavano a discorrete con Ges&ugrave;. E Pietro prese a dire: Maestro, &egrave; bene per noi lo star qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mos&egrave; e una per Elia. Non sapeva infatti quel che si dicesse, perch&egrave; erano pieni di sgomento. E si lev&ograve; una nuvola ad involgerli, e dalla nuvola usc&igrave; una voce che disse: Questo &egrave; il figlio mio diletto, ascoltatelo".</p> <p><A NAME="#75"></A>(75) Matt. XVIII. 16. &quot;Se non ti ascolta, prendi con te una o due persone, affinch&egrave;, per bocca di due o tre testimoni, si stabilisca ogni cosa". II. Ai Corinti. XIII. I. &quot;Ecco che vengo a voi questa terza volta; sui detto di due o tre testimoni sar&agrave; decisa ogni questione".</p> <p><A NAME="#76"></A>(76) Luc. XXIV. 13-15. &quot;Ed ecco due di loro andavano quello stesso giorno ad un castello <A NAME="p126"><SPAN CLASS=pb>|126</SPAN></A> chiamato Emmaus, distante sessanta stadi da Gerusalemme. E ragionavano insieme di quanto era accaduto. Or, mentre ragionavano e discutevano fra loro, Ges&ugrave; stesso, appressatesi, camminava con essi".</p> <p><A NAME="#77"></A>(77) Giov. XVI. 12. &quot;Molte cose ho ancora da dirvi, ma non le potete comprendere adesso".</p> <p><A NAME="#78"></A>(78) Atti. II. 1-4. <i>&quot;</i>Giunto il giorno della Pentecoste, stavano tutti insieme nel medesimo luogo; e, all'improvviso, venne dal Cielo un suono come se si fosse levato un vento gagliardo, e riemp&igrave; tutta la casa dove abitavano. E apparvero ad essi delle lingue distinte, come di fuoco, che si posarono sopra a ciascuno di loro, e furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare vari linguaggi, secondo che lo Spirito Santo concedeva ad essi di esprimersi".</p> <p><A NAME="#79"></A>(79) Ai Galati. II. 11. &quot;Essendo poi venuto Pietro ad Antiochia, gli resistei in faccia, perch&egrave; meritava riprensione".</p> <p><A NAME="#80"></A>(80) Ai Galati. I. 23. &quot;E solamente avevano sentito dire: colui che una volta ci perseguitava, evangelizza ora la fede, cui gi&agrave; devastava". I. A Timoteo. I. 13. &quot;Me, che prima fui bestemmiatore e persecutore e oppressore, ma conseguii misericordia da Dio, perch&egrave; per ignoranza Io feci, essendo incredulo".</p> <p><A NAME="#81"></A>(81) Giov. V. 31. &quot;Se io rendo testimonianza a me stesso, la testimonianza mia non &egrave; verace".</p> <p><A NAME="#82"></A>(82) Atti IX. 27. &quot;Ma Barnaba, presolo con s&egrave;, lo men&ograve; dagli Apostoli, ed espose loro come <A NAME="p127"><SPAN CLASS=pb>|127</SPAN></A> egli avesse veduto per istrada il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco avesse predicato francamente nel Nome di Ges&ugrave;".</p> <p><A NAME="#83"></A>(83) Ai Galati. I. 18. &quot;Indi, tre anni dopo, andai a Gerusalemme per visitare Pietro; e stetti presso di lui quindici giorni".</p> <p><A NAME="#84"></A>(84) Ai Galati. I. 23. &quot;E solamente avevan sentito dire: colui che una volta ci perseguitava, evangelizza ora la fede, cui gi&agrave; devastava". Atti. IX. 21. E tutti quei che l'udivano, restavano stupefatti e dicevano: non &egrave; costui quello che in Gerusalemme disperdeva quanti invocavano codesto Nome, ed &egrave; qua venuto a questo fine di condurli legati ai gran sacerdoti?"</p> <p><A NAME="#85"></A>(85) Ai Galati. I. 24. &quot;E per causa mia glorificavano il Signore".</p> <p><A NAME="#86"></A>(86) Ai Galati. II. 9. &quot;E, avendo riconosciuto la grazia conceduta a me, Giacomo e Cefa e Giovanni, che erano reputati le colonne, porsero le destre di confederazione a me e a Barnaba".</p> <p><A NAME="#87"></A>(87) Ai Galati. III. 10. &quot;Imperocch&egrave; tutti quelli che sono per le opere della legge, sono sotto la maledizione, imperocch&egrave; sta scritto: maledetto chiunque non si terr&agrave; fermo a tutte quelle cose che sono scr&igrave;tte nel libro della legge per adempierle".</p> <p><A NAME="#88"></A>(88) I. A Timoteo. VI. 20. &quot;O Timoteo, guarda il deposito, schivando le profane vanit&agrave; di parole e le contradiz&igrave;oni della falsamente nominata scienza".</p> <p><A NAME="#89"></A>(89) II. A Timoteo. I. 14. <i>&quot;</i>Guarda il buono deposito, per lo Spirito Santo che abita in noi". <A NAME="p128"><SPAN CLASS=pb>|128</SPAN></A>&nbsp;</p> <p><A NAME="#90"></A>(90) I. A Timoteo. I. 18. &quot;Io ti raccomando questo comandamento, o figliuolo Timoteo; che secondo le profezie, che innanzi sono state di te, tu guerreggi in virt&ugrave; di esse la buona guerra".</p> <p><A NAME="#91"></A>(91) I. A Timoteo. VI. 13. &quot;Ti ordino dinanzi a Dio, che d&agrave; vita a tutte le cose e a Ges&ugrave; Cristo, il quale sotto Ponzio Pilato rendette testimonianza alla buona professione".</p> <p><A NAME="#92"></A>(92) II. A Timoteo. II. 2. &quot;E le cose che hai udite da me con molti testimoni confidale ad uomini fedeli, i quali saranno idonei ad insegnarle anche ad altri".</p> <p><A NAME="#93"></A>(93) Matt. VII. 6. &quot;Non date ai cani ci&ograve; che &egrave; santo, e non buttate le vostre perle davanti ai porci, che non le pestino coi loro piedi e si rivoltino contro voi a sbranarvi".</p> <p><A NAME="#94"></A>(94) Giov. XVIII. 20. &quot;Io ho parlato apertamente al mondo; io sempre ho insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove s'adunano tutti i Giudei, e niente ho detto in segreto".</p> <p><A NAME="#95"></A>(95) Matt. X. 27. &quot;Dite nella luce quel che vi ho detto all'oscuro, e predicate sui tetti quel che v'&egrave; stato detto all'orecchio".</p> <p><A NAME="#96"></A>(96) Luc. XIX. 20. &quot;E venne un altro a dirgli: Signore, eccoti la tua mina, che l'ho tenuta rivolta in una pezzuola".</p> <p><A NAME="#97"></A>(97) Matt. V. 14-15. &quot;Voi siete la luce del mondo. Non pu&ograve; rimanere nascosta una citt&agrave; situata su di un monte, n&egrave; accendono la lucerna e la mettono sotto il moggio, ma sul candeliere: cos&igrave; fa lume a tutti di casa".</p> <p><A NAME="#98"></A>(98) Matt. V. 37. &quot;Ma sia il vostro parlare: si, <A NAME="p129"><SPAN CLASS=pb>|129</SPAN></A> si; no, no; che il di pi&ograve; di questo viene dal maligno".&nbsp;</p> <p><A NAME="#99"></A>(99) Ai Galati. III. 1. &quot;O Galati, insensati; chi vi ha ammaliati per non ubbidire alla verit&agrave;?".&nbsp;</p> <p><A NAME="#100"></A>(100) Ai Galati. V. 7. &quot;Voi correvate bene; chi vi ha dato disturbo per non prestar fede alla verit&agrave;?"&nbsp;</p> <p><A NAME="#101"></A>(101) Ai Galati. I. 6. &quot;Io mi meraviglio che si tosto da Cristo, che vi ha chiamati in grazia, voi siate trasportati ad un altro evangelo".&nbsp;</p> <p><A NAME="#102"></A>(102) I. Ai Corinti. III. 1-2.</p> <p><A NAME="#103"></A>(103) Ai Colossessi. I. 3. &quot;Noi rendiamo grazie a Dio e Padre del Signore Nostro Ges&ugrave; Cristo, facendo del continuo orazione per voi". I. Ai Tessalonicesi. I. 2. &quot;Noi rendiamo del continuo grazie a Dio per tutti voi, facendo di voi menzione nelle nostre orazioni". II. Ai Tessalonicesi. I. 3. &quot;Noi siamo obbligati di render grazie di Voi a Dio, fratelli, come egli &egrave; ben convenevole, perciocch&egrave; la vostra fede cresce sommamente e la carit&agrave; di ciascuno di tutti voi abbonda fra voi scambievolmente".</p> <p><A NAME="#104"></A>(104) Giov. XIV. 26. &quot;Poi il consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre mander&agrave; nel nome mio, egli v'insegner&agrave; ogni cosa e vi commenter&agrave; tutto quanto gi&agrave; vi dissi". XV. 26. &quot;Ma quando sar&agrave; venuto il consolatore, che io vi mander&ograve; dal Padre, lo Spirit&ograve; di verit&agrave;, che procede dal Padre, egli attester&agrave; per me".</p> <p><A NAME="#105"></A>(105) II. Ai Tessalonicesi I. 7. &quot;E a voi, che siete afflitti, requie con noi, quando il Signore Ces&ugrave; <A NAME="p130"><SPAN CLASS=pb>|130</SPAN></A> Cristo apparir&agrave; dal Cielo con gli Angeli della sua potenza".</p> <p><A NAME="#106"></A>(106) Ai Galati. I. 8. &quot;Ma avvegna che noi, o un Angelo del Cielo, vi evangelizzassimo oltre a ci&ograve; che vi abbiamo evangelizzato, sia <i>anath&egrave;ma"</i>.</p> <p><A NAME="#107"></A>(107) Eleuterio: fu papa dal 174-189.</p> <p><A NAME="#108"></A>(108) II. Ai Corinti. XI. 19. &quot;Con ci&ograve; sia che voi, essendo savi; volentieri comportiate i pazzi".</p> <p><A NAME="#109"></A>(109) Marc. XIV. 20-21. &quot;Uno dei Dodici, quello che intinse con me la mano nel piatto. Il Figliuolo dell' Uomo se ne va, come &egrave; scritto di Lui, ma guai a quell'uomo, per cui il Figliuolo dell'Uomo &egrave; tradito. Era meglio per un tal uomo non esser mai nato".</p> <p><A NAME="#110"></A>(110) Matt. VII. 16-17. &quot;Li conoscerete dai loro frutti. Si coglie forse uva dalle spine e fichi dai triboli? Cos&igrave; ogni buon albero porta buoni frutti; e ogni albero bacato porta frutti cattivi".</p> <p><A NAME="#111"></A>(111) II. Lettera di S. Pietro. I. 1. &quot;Or vi furono ancora dei falsi profeti fra il popolo come altres&igrave; vi saranno fra voi dei falsi dottori i quali introdurranno eresie di perdizione e rinnegheranno il Signore che li ha comperati, traendosi addosso subita perdizione". II. I. 15. &quot;I quali, lasciata la diritta strada si sono sviati seguitando la via di Balaam figliolo di Bosor, il quale am&ograve; il salario d' iniquit&agrave;".</p> <p><A NAME="#112"></A>(112) Marc. XVI. 17-18. &quot;Or questi segni accompagneranno coloro che avranno creduto. Nel nome mio scacceranno i demoni, parleranno <A NAME="p131"><SPAN CLASS=pb>|131</SPAN></A> lingue nuove, maneggeranno serpenti e se avranno bevuto qualche veleno non far&agrave; loro male; imporranno le mali agli infermi e li guariranno".</p> <p><A NAME="#113"></A>(113) Atti III. 1 e segg. &quot;Pietro e Giovanni salivano al tempio all'ora della preghiera, a nona. E veniva portato un certo uomo storpio dalla nascita, che posavano ogni giorno alla porta del tempio detta <i>la Bella</i>, per chiedere limosina a quelli che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrar nel tempio, si raccomandava per aver limosina. E Pietro con Giovanni, fissandolo, dissero: Guardaci. E quello li guardava attentamente, sperando di ricevere da essi qualche cosa. Ma Pietro disse: Non ho n&egrave; argento n&egrave; oro, ma quel che ho, te lo do: in Nome di Ges&ugrave; Cristo il Nazareno, alzati e cammina. E, presolo per la man dritta, lo alz&ograve;, e in un attimo gli si consolidarono le piante e gli stinchi. E d'un salto si lev&ograve; su, e camminava; ed entr&ograve; con essi nel tempio, camminando, saltando e lodando Dio. E tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio".</p> <p><A NAME="#114"></A>(114) Matt. XIII. 24-30. &quot;Propose loro un'altra parabola, dicendo: il Regno dei Cieli &egrave; simile ad un uomo il quale semin&ograve; buon seme nel suo campo; ma nel tempo che gli uomini dormivano il nemico suo and&ograve;, semin&ograve; <i>loglio </i>in mezzo al grano, e se ne part&igrave;. Come poi il seminato germogli&ograve; e gran&igrave;, allora apparve anche il <i>loglio</i>. I servi del padrone di casa <A NAME="p132"><SPAN CLASS=pb>|132</SPAN></A> andarono a dirgli: Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Come mai c'&egrave; il <i>loglio</i>?<i> </i>Ed egli rispose loro: Qualche nemico ha fatto tal cosa. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a coglierlo? E egli rispose: No: che, cogliendo il <i>loglio, </i>non strappiate con esso anche il grano. Lasciate che l'uno e l'altro crescano fino alla mietitura e al tempo della raccolta dir&ograve; ai miei mietitori: sterpate prima il <i>loglio </i>e legatelo in fasci per bruciarlo; il grano poi riponetelo nel mio granaio".</p> <p><A NAME="#115"></A>(115) Marc. IV. 3-4. &quot;Udite: ecco, il seminatore and&ograve; a seminare. E, mentre gettava il seme, parte cadde lungo la strada, e venneso gli uccelli dell'aria e lo mangiarono". Luc. VI. 1.<i> </i>&quot;Or avvenne nel sabato secondo primo, mentre egli passava pei seminati, che i suoi Discepoli coglievano delle spighe e, sgranandole con le mani, mangiavano".</p> <p><A NAME="#116"></A>(116) Ai Corinti. XV. 12.</p> <p><A NAME="#117"></A>(117) Matt. XXII. 23. &quot;In quel giorno andarono a lui i Sadducei, i quali negano la Resurrezione, e lo interrogarono cos&igrave;...". Atti XXIII. 8. &quot;I Sadducei infatti negano esserci Resurrezione e l'esistenza degli Angeli e degli Spiriti: i Farisei invece sostengono le due cose".</p> <p><A NAME="#118"></A>(118) Ai Galati. III. 10-11. &quot;Con ci&ograve; sia che tutti coloro che sono delle opere della legge sieno sotto maledizione... ora, che per la legge niuno sia giustificato presso Dio &egrave; manifesto, per ci&ograve; che il giusto viver&agrave; di fede". V. 2. Ecco: io, <A NAME="p133"><SPAN CLASS=pb>|133</SPAN></A> Paolo, non dico che, se siete circoncisi, Cristo non vi giover&agrave; nulla".</p> <p><A NAME="#119"></A>(119) I. A Timoteo IV. 3. &quot;Di uomini che vieteranno il maritarsi e comanderanno d'astenersi dai cibi che Iddio ha creati".</p> <p><A NAME="#120"></A>(120) II. A Timoteo. II. 18. &quot;I quali si sono sviati dalla verit&agrave; dicendo che la Resurrezione &egrave; gi&agrave; avvenuta e sovvertono la fede di alcuni".</p> <p><A NAME="#121"></A>(121) I. A Timoteo. I. 4. &quot;E che non attendano a favole, a genealogie senza fine, le quali producono piuttosto questioni che edificazione".</p> <p><A NAME="#122"></A>(122) Ai Galati. IV. 3. &quot;Cos&igrave; ancora noi, mentre eravamo fanciulli, eravamo tenuti in servite sotto gli elementi del mondo".</p> <p><A NAME="#123"></A>(123) Apocalisse. II. 20. &quot;Ma ho contro a te alcune poche cose, che tu lasci che la donna Iezabele, la quale si dice esser profetessa, insegni e seduca i miei servitori, per fornicare e mangiare i sacrifiz&icirc; degli idoli".</p> <p><A NAME="#124"></A>(124) Nicolaiti: setta gnostica fondata da Nicolao. Circa l'altra eresia Gaiana, sappiamo da S. Girolamo, op. 43. &quot;Et consurgit mihi gaiana haeresis atque olim mortua vipera caput levat". Probabilmente questa eresia, che era venuta perdendo credito, ai tempi di S. Girolamo riprese alquanta vita.</p> <p><A NAME="#125"></A>(125) I. Lettera di S. Giov. IV. 2-3. &quot;E ogni spirito che non confessa che Ges&ugrave; Cristo, venuto in carne, non &egrave; da Dio, quello &egrave; lo spirito d'anticristo, il quale voi avete udito venire ed ora egli &egrave; gi&agrave; nel mondo". II. 22. &quot;Chi &egrave; il mendace se non colui che nega che Ges&ugrave; &egrave; il <A NAME="p134"><SPAN CLASS=pb>|134</SPAN></A> Cristo? Esso &egrave; l'anticristo, il quale nega il Padre e il Figliolo".</p> <p><A NAME="#126"></A>(126) Atti. XIII. 20. &quot;Ma Pietro gli disse: Alla malora tu e il tuo denaro, che hai creduto di comprare col danaro il dono di Dio".</p> <p><A NAME="#127"></A>(127) Matt. X. 24-25. &quot;Il discepolo non &egrave; da pi&ugrave; del maestro, n&egrave; il servo da pi&ugrave; del suo padrone: basti al discepolo d' essere come il maestro e al servo d'essere come il padrone".</p> <p><A NAME="#128"></A>(128) I. A Timoteo. IV. I. &quot;Or lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni a-postateranno dalla fede, attendendo a spiriti seduttori e a dottrine diaboliche".</p> <p><A NAME="#129"></A>(129) Agli Efesini. VI. 12. &quot;Con ci&ograve; sia che noi non abbiamo il combattimento contro a sangue e carne, ma contro ai principati, alle potest&agrave;; contro ai rettori del mondo e alle tenebre di questo secolo; contro agli spiriti maligni dell' aria".</p> <p><A NAME="#130"></A>(130) Ai Corinti. I. 11-19.</p> <p><A NAME="#131"></A>(131) Osidio Geta: ricordiamo di lui una <i>Medea</i> in 461 versi.</p> <p><A NAME="#132"></A>(132) Cebete di Cinico, vissuto ai tempi di Marco Aurelio [161-180], compose la <i>Tavola</i> o Quadro della vita umana.</p> <p><A NAME="#133"></A>(133) Ai Corinti. I. 11-19.</p> <p><A NAME="#134"></A>(134) <i>Mithra</i>: era naturale che l'agape mitriaca, a base di pane e di vino, apparisse ai Cristiani come una contraffazione diabolica del Sacramento Eucaristico; si aggiunga il segno impresso sulla fronte corrispondente al crisma cristiano. Probabilmente la prima ondata <A NAME="p135"><SPAN CLASS=pb>|135</SPAN></A> dell'espansione occidentale del Mitraismo &egrave; rappresentata dalle incursioni mediterranee di quei pirati di Cilicia, che, dopo aver saccheggiato parecchie citt&agrave; greche, furono domati da Pompeo [a. 67 a. C.]. Essi, insieme con altri culti barbarici, praticavano anche quello di Mitra, ma, a parte questo preludio sporadico, la vera grande espansione occidentale del Mitraismo si ebbe nel I. Sec. D. C. Prima dell'anno 100 si avverte gi&agrave; la presenza del culto di Mitra a Roma. [Pettazzoni].</p> <p><A NAME="#135"></A>(135) Matt. VII. 6. &quot;Non date ai cani ci&ograve; che &egrave; santo e non buttate le vostre perle davanti ai porci che non le pestino coi loro piedi e si rivoltino a sbranarvi".</p> <p><A NAME="#136"></A>(136) Matt. VII. 7. &quot;Chiedete e vi sar&agrave; dato: cercate e troverete: picchiate e vi sar&agrave; aperto".</p> <p><A NAME="#137"></A>(137) Prov. I. 7. &quot;Il timor del Signore &egrave; il capo della scienza, ma gli stolti sprezzano la sapienza e l'ammaestramento". IX. 10. &quot;Il principio della sapienza &egrave; il timor del Signore, e la scienza dei Santi &egrave; la prudenza".</p> <p><A NAME="#138"></A>(138) I. Lettera di S. Pietro. IV. 5. &quot;I quali renderanno ragione a colui che &egrave; presto a giudicare i vivi ed i morti".</p> <p><A NAME="#139"></A>(139) Ai Corinti. II. 11-13.</p> <p><A NAME="#140"></A>(140) II. A. Timoteo. III. 1. &quot;Or sappi questo: che negli ultimi giorni sopraggiungeranno tempi difficili".</p> <p><A NAME="#141"></A>(141) Matt. VII. 15-16. &quot;Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma di dentro son lupi rapaci: li conoscerete dai <A NAME="p136"><SPAN CLASS=pb>|136</SPAN></A> loro frutti". XXIV. 4-5. &quot;Badate che nessuno vi seduca: molti infatti verranno nel nome mio, dicendo: Io sono il Cristo, e sedurranno molti". 24. &quot;Perch&egrave; sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e prodigi da ingannare, se &egrave; possibile, gli stessi eletti". II. Ai Corinti, XI. 13. &quot;Per ci&ograve; che tali falsi apostoli sono operai frodolenti, trasformandosi in apostoli di Cristo". I. A Timoteo IV. 1. &quot;Or lo spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede, attendendo a spiriti seduttori e a dottrine diaboliche". II. IV. 3-4. &quot;Per ci&ograve; che verr&agrave; il tempo che non comporteranno la sana dottrina... e rivolteranno le orecchie dalla verit&agrave;, e si volgeranno alle favole". II. Lettera di S. Pietro. III. 3. &quot;Sapendo questo, ricordati che negli ultimi giorni verranno degli schernitori, che cammineranno secondo le lor proprie concupiscenze".</p> <hr> <h3 align="center">INDICE</h3> <p>DEDICA . . . .&nbsp;&nbsp; IX</p> <p>PREFAZIONE . .&nbsp; XIII</p> <p>INTRODUZIONE .....&nbsp; XV</p> <p>CAPITOLO I. ..... 1</p> <blockquote> <p>Non si pu&ograve; negare che le eresie esistano e che abbiano una forza</p> </blockquote> <p>CAPITOLO II. . 2</p> <blockquote> <p>In che cosa possa consistere la forza delle eresie, e su chi esse possano eventualmente avere la loro influenza</p> </blockquote> <p>CAPITOLO III. ..... 5</p> <blockquote> <p>Le eresie non fanno che provare costanza e saldezza di fede, la quale non pu&ograve;, n&egrave; deve essere abbandonata per alcuni che si allontanano dalla credenza vera cristiana</p> </blockquote> <p>CAPITOLO IV. ...... 9</p> <blockquote> <p>Le eresie sono state preannunziate e siamo stati esortati a sapercene guardare</p> </blockquote> <p>CAPITOLO V. ..... 11</p> <blockquote> <p>Le eresie vengono a minare la compattezza e l'unit&agrave; della Chiesa</p> </blockquote> <p>CAPITOLO VI. .....12</p> <blockquote> <p>Le eresie sono da fuggire in ogni modo</p> </blockquote> <p>CAPITOLO VII. .....14</p> <blockquote> <p>&Egrave; la filosofia che favorisce le credenze eretiche</p> </blockquote> <p>CAPITOLO VIII. ....18</p> <blockquote> <p>Cercate e troverete, &egrave; stato detto, ma &egrave; pur necessario intendere il valore dell'espressione</p> </blockquote> <p>CAPITOLO IX. . . . . . 21</p> <blockquote> <p>Nulla &egrave; da ricercare, dopo che siamo giunti all'intelligenza della dottrina di Cristo</p> </blockquote> <p>CAPITOLO X. . . . . . 24</p> <blockquote> <p>La ricerca continua &egrave; la prova di non aver mai trovato quello che pu&ograve; soddisfare l'animo nostro</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XI. . . . . . 26</p> <blockquote> <p>Si discute sempre sul principio &quot;cercate e troverete"</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XII. ...... 28</p> <blockquote> <p>Non cerchiamo mai oltre quello che pu&ograve; dare la vera luce della Fede</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XIII. .... &laquo; 30</p> <blockquote> <p>La Regola di fede</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XIV. . . . . &laquo; 31</p> <blockquote> <p>La regola di fede &egrave; ci&ograve; che pienamente soddisfa l'anima nostra, senza, andar pi&ugrave; oltre cercando</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XV. .... &laquo; 35</p> <blockquote> <p>Bisogna energicamente difendersi contro gli eretici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XVI. .... &laquo; 36</p> <blockquote> <p>Le Sacre Scritture hanno avuto dagli eretici falsa interpretazione</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XVII. .... &laquo; 38</p> <blockquote> <p>Ancora sulla falsa interpretazione che gli eretici fanno dei Libri Sacri</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XVIII. . . . . &laquo; 39</p> <blockquote> <p>A nulla gioverebbero le discussioni con gli eretici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XIX. . 41</p> <blockquote> <p>Senza scendere a discussioni cogli eretici, i Libri Sacri non sono possesso assoluto di noi Cristiani?</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XX. . . 42</p> <blockquote> <p>Cristo e gli Apostoli: loro missione</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXI. .... 44</p> <blockquote> <p>Fondamento della PRESCRIZIONE contro gli eretici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXII. .... 46</p> <blockquote> <p>La dottrina degli Apostoli in tutta la sua importanza</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXIII. . . 50</p> <blockquote> <p>Accuse degli eretici contro la pretesa ignoranza degli Apostoli</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXIV. .... 53</p> <blockquote> <p>La perfetta armonia della dottrina di Paolo, che non &egrave;, se non la fede di Cristo</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXV. .... 55</p> <blockquote> <p>Gli Apostoli hanno tutto saputo e tutto insegnato quello che Ges&ugrave; volle che gli uomini imparassero</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXVI. .... 58</p> <blockquote> <p>Il Signore aveva voluto che la sua dottrina fosse a tutti palese: niente di segreto vi era in essa; nella sua infinita bont&agrave; e nell'immenso amore, essa si rivolgeva a tutti gli uomini</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXVII. .... 61</p> <blockquote> <p>Nonostante qualunque contrasto, la dottrina apostolica &egrave; integra, purissima</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXVIII. .... 63</p> <blockquote> <p>Carattere precipuo della dottrina della Chiesa &egrave; l'unit&agrave;</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXIX. .... 64</p> <blockquote> <p>La dottrina del Cristo &egrave; l'unica e la pi&ugrave; fulgente fonte di verit&agrave;</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXX. .... 66</p> <blockquote> <p>Ogni eresia &egrave; posteriore alla verit&agrave;</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXI. ....&nbsp; 70</p> <blockquote> <p>La parabola evangelica della buona sementa</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXII. .... &laquo; 72</p> <blockquote> <p>Le Chiese Apostoliche e il loro insegnamento</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXIII. .... &laquo; 75</p> <blockquote> <p>Diversit&agrave; di dottrine: purit&agrave; della dottrina apostolica</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXIV. .... &laquo; 78</p> <blockquote> <p>Si discute sempre sulle false dottrine esistenti ai tempi apostolici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXV. . . . . &laquo; 81</p> <blockquote> <p>Le eresie non possono contenere germe alcuno di verit&agrave;</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXVI. . . . . &laquo; 82</p> <blockquote> <p>Le Chiese Apostoliche: esse detengono il tesoro della verace dottrina</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXVII. . . . . &laquo; 85</p> <blockquote> <p>Le Scritture Sacre non possono appartenere affatto agli eretici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXVIII- . - . &laquo; 88</p> <blockquote> <p>Le Sacre Scritture: loro integrit&agrave;; gli eretici le hanno male interpetrate o alterate</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XXXIX. . . . . &laquo; 91</p> <blockquote> <p>Gli eretici tengono in loro uno spirito di menzogna</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XL. .... &laquo; 93</p> <blockquote> <p>Falsi e ingannevoli procedimenti degli eretici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XLI. .... &laquo; 95</p> <blockquote> <p>La dottrina eretica ha sempre elementi di confusione e di oscurit&agrave;, che non si riscontrano nella vera dottrina, che &egrave; luce e fulgore.</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XLII. ....</p> <blockquote> <p>Predicazione presso gli eretici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XLIII. ....</p> <blockquote> <p>Stranezze degli eretici</p> </blockquote> <p>CAPITOLO XLIV. ....</p> <blockquote> <p>Gli eretici i il giudizio che il Signore dar&agrave; su loro</p> </blockquote> <p>NOTE ........ 109</p> <p class="editorial">[Note to the online edition: the text of <a href="ad_martyras.htm">Ad Martyras (Ai Martiri)</a> follows with a new page numbering.&nbsp; I have placed this in a separate file.]</p> <p class="editorial">Greek text is rendered using the Scholars Press SPIonic font, free from <a href="http://www.tertullian.org/support">here</a>.</p> <HR> <CENTER>This page has been online since 30th November 2002. <HR> <TABLE BORDER=0 CELLSPACING=0 CELLPADDING=0 WIDTH="100%"> <TR> <TD WIDTH="33%"> <P><A HREF="http://www.tertullian.org/index.htm">Return to the Tertullian Project</A></P> </TD> <TD ALIGN=center WIDTH="33%"> <a href="italian.htm">Altre traduzioni italiane di Tertulliano</a> </TD> <TD ALIGN=right WIDTH="34%"> <P><A HREF="http://www.tertullian.org/about.htm">About these pages</A></P> </TD> </TR> </TABLE> </CENTER> </body> </html>

Pages: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10